I mercati finanziari vengono definiti e raccontati utilizzando attributi spesso in piena contraddizione.
Molte volte sentiamo parlare del mercato come entità disconnessa dalla realtà e dall’economia che sale sospinta da un euforia irrazionale e scende abbattuta da un pessimismo irreversibile.
Altre volte, invece, si dice che il mercato anticipi gli eventi attribuendogli, addirittura, una sorta di saggezza preventiva.
A quale di queste tesi credere?
Il momento più difficile per decidere a quale delle due voci dare credito risulta essere proprio durante la fase di passaggio da uno stato di ingiustificato ottimismo a quello, opposto, di eccessivo pessimismo.
In altre parole quando i mercati finanziari passano da un trend ribassista a uno rialzista e viceversa..
Meglio la teoria del mercato lungimirante o quella del gregge che si dirige verso il precipizio?
In questo articolo proveremo a individuare un metodo per interpretare le tendenze del mercato e capire se la sua prospettiva sia saggia o, invece, folle.
Indice
Euforia irrazionale e pessimismo irreversibile
I mercati finanziari sono il luogo ideale dove le persone si incontrano per comprare asset finanziari.
La funzione dei mercati è quella di associare le richieste di vendita di un investitore con quella di acquisto di un altro. Quando le due esigenze si incontrano, lo scambio avviene fissando un “giusto prezzo”.
Il fatto è che questo giusto prezzo, a differenza di quello che molti pensano, non esprime la valutazione di esperti di finanza che hanno studiato i bilanci aziendali e i cicli economici.
Le persone che comprano e vendono asset finanziari (determinando, appunto, la formazione dei prezzi) non sentono il bisogno di fare indagini sull’effettivo valore di azioni e obbligazioni.
Sono piuttosto motivate dalle proprie emozioni, da un’attenzione casuale agli eventi e, soprattutto, dal presunto (e, sottolineo, presunto) comune buonsenso.
Questo umanissimo comportamento è pesantemente influenzato dalle notizie divulgate dai media che hanno l’unica finalità di attirare l’attenzione di lettori e telespettatori (per aumentare gli introiti pubblicitari).
Noi umani, inoltre, siamo esseri estremamente sociali: amiamo incontrarci con altre persone e condividere i nostri interessi. Questa è un’ottima dote sotto molti punti di vista ma nel settore finanziario può diventare decisamente pericolosa perché finiamo per essere condizionati da quello che fanno gli altri.
Le nostre esperienze ci hanno insegnato che quando un’ampia maggioranza di persone è unanime nella valutazione di un qualsiasi evento, molto spesso l’opinione di questa maggioranza è corretta.
Molti di noi hanno imparato che la probabilità di commettere errori è molto alta quando si contraddicono i giudizi di un gruppo più ampio di persone o di un’autorità (come esperti e notiziari finanziari).
Questo fa sì che veniamo contagiati dall’euforia quando tutti comprano e i prezzi salgono e afflitti dal pessimismo quando tutti vendono e i prezzi scendono.
Ecco perché i grandi investitori (quelli che non si fanno condizionare dall’opinione della maggioranza) consigliano di essere paurosi quando tutti gli altri sono avidi e avidi quando tutti gli altri sono paurosi (cit.).
La saggezza della folla
Tuttavia c’è anche un’altra teoria, molto meno accreditata, secondo la quale il mercato sarebbe un’entità affidabile da tenere in seria considerazione.
La teoria della saggezza delle folla (che, nel nostro caso, è rappresentata dal mercato) sostiene che l’opinione media di un vasto numero di persone esprime una conoscenza superiore rispetto a quella degli esperti.
Si tratta di una tesi che ogni buon investitore dovrebbe conoscere.
Viene teorizzata dall’antropologo Francis Galton che durante una fiera di bestiame chiese agli esperti e alle persone comuni di provare a stimare il peso di un bue esposto nel luogo.
La media ottenuta dalle risposte della folla si avvicinava molto di più all’effettivo peso del bue che non le risposte date dai singoli esperti.
Galton ha dimostrato che quando c’è un numero sufficiente di opinioni espresso da persone che abbiano anche solo una vaga competenza sull’argomento, l’opinione “media” è più corretta di quella del massimo esperto.
I risultati dell’analisi di Galton sono stati pubblicati sulla rivista Nature ai primi del 1900.
Questa teoria risulta applicabile anche ai mercati finanziari caratterizzati da un ampio numero di partecipanti la cui opinione finirebbe per risultare più precisa di quella di un esperto analista finanziario.
In modo molto saggio è stato detto che il nostro primo dovere è non seguire il gregge di coloro che ci procedono. In finanza è altrettanto insensato ignorare i segnali che arrivano dal mercato considerandolo un pazzo bipolare.
Benjamin Graham, fondatore e massima autorità del del value investing, nel suo celebre “L’investitore intelligente” (un must have per ogni investitore consapevole) raccomanda di investire in azioni sottovalutate (cioè con un prezzo non superiore a una volta e mezzo il loro valore contabile) e ignorare i titoli “alla moda” sopravvalutati dalla follia del mercato.
Chi avesse seguito questa regola negli ultimi 10 anni avrebbe investito in azioni di assicurazioni, banche e poco altro perdendo larga parte delle performance create dal (folle) mercato.
Meglio dunque dare ragione ai mercati o piuttosto evitare condizionamenti dettati dal comportamento collettivo?
Quindi i mercati sono folli o saggi?
Ovviamente non esiste una risposta giusta in senso assoluto.
E’ importante riuscire a comprendere che i mercati sono caratterizzati da entrambe le componenti.
Una, di natura emotiva, che tende ad esasperare rialzi e ribassi sulla base dell’avidità e della paura che muovono le decisioni degli investitori.
L’altra, di natura predittiva, grazie alla quale la folla, nel suo complesso, riesce a percepire quello che il singolo non è in grado di vedere.
Vediamo i casi tipici in cui si manifestano i due aspetti del mercato.
Natura emotiva
Le bolle speculative sono l’esempio classico del condizionamento che distorce le valutazioni. Le bolle nascono quando gli investitori smettono di riflettere in modo (relativamente) indipendente, abbagliati dalla prospettiva di rendimento e dalla teoria di una nuova era .
Il mercato devia inconsapevolmente da valori oggettivi, stordito da un esuberanza che si autoalimenta.
Questo condizionamento vale, ovviamente, anche per la direzione opposta: quando i mercati si avvitano verso il basso e tutti vendono, si perde, ancora una volta, il senso dell’effettivo valore dei propri investimenti, svendendoli per salvarsi da ulteriori ribassi. Del resto, se tutti vendono, ci sarà sicuramente un buon motivo per farlo.
Natura predittiva
La lungimiranza del mercato emerge, invece, nelle fasi di transizione da una tendenza al ribasso verso una al rialzo (e viceversa).
Dopo un lungo bear market i nervi di tutti gli investitori sono ormai logorati. Molti di loro, estenuati dai continui cali e sconfortati dalle incessanti avversità, hanno venduto la maggior parte dei propri asset.
Si arriva così al punto in cui tutto il pessimismo è stato scontato: tutte le disgrazie sono ormai già note, molti hanno già venduto e gli investitori “superstiti” smettono di sorprendersi alle cattive notizie.
E’ a questo punto che il mercato (e quindi il potere predittivo delle folle) inizia a percepire l’opportunità data dalle valutazioni attraenti.
Si torna lentamente a comprare, le quotazioni si muovono verso l’alto anche quando continuano a piovere notizie negative.
Gli esperti, intanto, continuano a dispensare analisi ragionevoli e convincenti, assicurando che il peggio deve ancora venire.
Anche se, dopo un lungo periodo di estenuanti ribassi, il pessimismo sembra decisamente più ragionevole dell’ottimismo, è qui che emerge la saggezza della folla.
La lungimiranza del mercato riesce a vedere la prospettiva positiva che va oltre le analisi dell’esperto.
Conclusioni
Non sei mai tu contro il mercato, ma sei tu contro te stesso.
D. Muthukrishnan
La neuroscienza è riuscita a dimostrare che il nostro cervello è programmato per vedere tendenze anche dove non ce ne sono, in relazione alle nostre esperienze passate. Dopo che un evento si è verificato un paio di volte, la nostra mente ci dice che si verificherà ancora. Quando il mercato azionario sale prevediamo, sbagliando, che continui a salire.
Attenzione: vale esattamente lo stesso quando il mercato scende. E’ soltanto meno frequente perché, statisticamente, i mercati crescono per la maggior parte del tempo.
Così durante i mercati ribassisti, il buon senso ci dà la certezza che le quotazioni continuino a scendere.
Nel bene ma, soprattutto, nel male è molto difficile ascoltare i segnali del mercato che, magari, sta anticipando l’inizio di un nuovo trend rialzista.
E’ molto più semplice seguire il ragionevole e avveduto pensiero pessimista.
Non ho idea di cosa farà il mercato nei prossimi mesi, ma è sicuro che, prima o poi, troverà i suoi minimi (se già non lo ha fatto) e da lì inizierà a costruire il prossimo trend rialzista.
Sono certo che il prossimo bull market nascerà nello scetticismo totale contestato da analisti che, in modo più che ragionevole, addurranno tesi in favore di nuovi ribassi.
Sarà allora che la saggezza della folla sarà superiore a quella del più avveduto degli analisti finanziari.
Il consiglio è quello di non farsi trovare impreparati: investire è un gioco dove vince il più disciplinato non il più intelligente. (cit)
…il mercato ha solo un termine che lo definisce: NECESSARIO. Il metodo semplice della diversificazione e dell’asset allocation soggettiva per obiettivi ti permette di ignorare il rumore e seguire il segnale! Buona domenica David