Stili Growth e Value

Le notizie sui giornali sono eccitanti: in questi mesi le straordinarie performance dei mercati azionari aumentano l’euforia degli investitori che si sentono pronti ad entrare nella corsa al rialzo.

Si, ma in che modo investire? Quali sono quei settori che faranno da padroni e quali invece quelli che, dopo un brillante inizio, torneranno nell’ombra?

Questo è il momento giusto per comprendere i motivi dell’incredibile divario che si è creato tra le performance dei due principali stili di investimento azionario: Value e Growth.

Analisi di mercato – Novembre 2019.

Prima di tutto possiamo notare come, da inizio anno, alcuni settori abbiano fatto molto meglio rispetto ad altri:

SETTORE PERFORMANCE DA INIZIO ANNO
 Information Technology Sector 40,70%
Industrials Sector 27,74%
Communication Services Sector 24,95%
Consumer Discretionary Sector 22,82%
Financials Sector 22,11%
Real Estate Sector 21,63%
Health Care Sector 17,25 %
Utilities Sector 17,09 %
Energy Sector 9,53%

Fonte: MSCI INDEX

Le azioni che esprimono le performance maggiori sono sicuramente quelle del comparto tecnologico. Il rialzo delle quotazioni è stato alimentato dall’aspettativa di crescita degli utili aziendali (dividendi) che rappresentano, appunto, il principale motore di rendimento del mercato azionario.

Mentre tra i settori più penalizzati troviamo alcuni rami industriali (ad esempio quello automobilistico) le utility (società operanti nell’erogazione di servizi quali acqua, energia elettrica e gas) e quello energetico. In questo caso i titoli sono stati penalizzati da prospettive di sviluppo meno rosee e, dunque, da utili (e dividendi) stabili.

Value e Growth

Non tutti sanno che esiste una modalità di selezione dei titoli azionari che si basa proprio sulle aspettative di crescita  degli utili aziendali, che porta alla scelta tra strategie value o growth. 

Lo stile “Value” si basa sulla selezione di aziende leader nel rispettivo settore di appartenenza con basso indebitamento e caratterizzate da crescita degli utili costante nel tempo da cui derivano dividendi sostenibili.

Lo stile “Growth” al contrario, va ad individuare le aziende con forte potenziale di crescita a prescindere dal livello dell’indebitamento di quest’ultime.
L’esuberanza che si è creata sui mercati ha privilegiato le azioni growth partendo proprio dai tecnologici. Si tratta di titoli che, a questo punto, hanno valutazioni molto più care e che continuano a cavalcare prospettive di ulteriore crescita dei profitti.

All’opposto nel corso degli ultimi anni le azioni orientate al valore (appunto “Value”) hanno riportato performance azionarie nettamente inferiori rispetto a quelle vocate alla crescita (“growth”): in sostanza i titoli Value sono diventati ancora più convenienti (in termini di rapporto price/earning di cui parleremo tra poco) mentre quelli Growth sono diventati ancora più costosi.

Andamento stili azionari Growth e Value periodo 2017-2019

È utile ricordare a questo punto che i mercati azionari  possono prendere strade che divergono dall’effettiva realtà economica anche per periodi prolungati, ma poi, di quando in quando, si riallineano ai fondamentali.

Mercati azionari: euforia eccessiva?

Purtroppo non esistono strumenti o formule precise idonei a spiegare quanto il prezzo di un’azione rispecchi davvero il valore reale dell’azienda e quanto, viceversa, sia frutto dell’euforia (o del pessimismo).

Tuttavia esiste un indicatore che fornisce un importante aiuto nella valutazione di un titolo azionario: il Price/earning (p/e) che esprime il rapporto tra prezzo di un’azione ed il suo utile.
Tanto più questo rapporto è alto tanto più l’azione rischia di essere sopravvalutata. Ovviamente vale anche il ragionamento opposto!

Al Price/earning ho dedicato un post, che ti invito a leggere: si tratta di uno strumento in grado di fornire indicazioni estremamente utili per l’analisi dell’effettivo valore di un’azione rispetto al suo prezzo.

Confrontando il price/earning di azioni “growth” (come ad esempio quelle del settore tecnologico) con azioni “value” (ad esempio alcune aziende automobilistiche) è chiaro come alcuni titoli presentino valutazioni eccessive rispetto ad altri:

AZIONE SETTORE P/E
MICROSOFT Tecnologico 31
APPLE Tecnologico 23
E.ON Utility 13
DAILMER Automobilistico 7,47
RENAULT Automobilistico 3,15

Un confronto grafico dei 5 titoli rende visivamente percepibili le considerazioni appena riportate:

Quello che hanno fatto gli investitori nel corso degli ultimi anni è stato, dunque, privilegiare quelle società che  se da un lato mostrano ampie prospettive di crescita dei margini di profitto, dall’altro possono presentare “fondamentali” di bilancio non così solidi (elevato indebitamento e scarsa patrimonializzazione).

Mentre sono state penalizzate quelle aziende che pur garantendo solidità patrimoniale, presentano marginalità stabile.

Si è così determinata una forte sottovalutazione delle società value rispetto alle società growth.

Growth e Value. Possibili scenari futuri.

Vale la pena evidenziare che quando una società produce utili senza che questi si riflettano sulla quotazione (come accade, appunto, per le azioni value), si accumula un valore che fa aumentare il potenziale di rivalutazione dell’azione ogni giorno.
Nel momento in cui le quotazioni saliranno tenderanno a farlo più rapidamente proprio per riconoscere il valore accumulatosi nel tempo.

Sebbene sia impossibile definire quando possa realizzarsi una vera e propria inversione di tendenza, ci dovrà comunque essere un riequilibrio in favore dei titoli value oggi eccessivamente penalizzati.

Per certi aspetti la situazione attuale ricorda quanto accaduto a cavallo degli anni 2000  quando si produsse un ampio divario tra alcuni titoli certamente sopravvalutati (appartenenti ai settori delle telecomunicazioni, e della tecnologia) ed il resto del mercato, in particolare i titoli a vocazione value.

Recupero stile Value vs. Growth anni 2000

Consigli pratici

E’ difficile dire quando si rifletterà sulla quotazione il valore delle società  attualmente penalizzate: il mercato può rimanere irrazionale a lungo, tuttavia, nel tempo, gli eccessi tendono a riallinearsi ai valori reali. Ecco perché i titoli value rappresentano in questo momento una componente del portafoglio dalla potenzialità di rendimento irrinunciabile.

Avvertenze

In generale il processo d’investimento richiede pazienza e costanza. Questo vale, a maggior ragione, per i mercati azionari per i quali è indispensabile un orizzonte di lungo termine. Ecco perché bisogna investire in azioni soltanto quella parte del patrimonio di cui si è ragionevolmente certi di non aver bisogno per un lungo periodo.

La diversificazione resta, comunque, la chiave del successo: è altamente sconsigliabile perseguire scelte “integraliste” che privilegino singoli settori, stili o classi d’investimento.

Quanta parte del proprio portafoglio dedicare a stili d’investimento value? La risposta va valutata caso per caso. In termini ideali, viste le valutazioni del momento, sarebbe saggio dedicare a stili value una parte tra il 25% ed il 50% dell’esposizione azionaria complessiva (leggi le sacre regole d’ingresso nel mercato).

Come perseguire uno stile d’investimento “value”? A questo link trovi una selezione di fondi azionari che adottano una strategia d’investimento value.

Conclusioni

  • La corsa prolungata dei mercati azionari ha prodotto valutazioni che per alcuni settori appaiono eccessive (growth).
    Si tratta di una tendenza relativamente comune sui mercati: eccessi di euforia o pessimismo spingono le quotazioni oltre limiti ben distanti dai valori effettivi delle società;
  • Nell’euforia generalizzata alcune società dai solidi fondamentali e con business affermati sono, invece, state penalizzate dalla mancanza d’interesse generale (value);
  • E’ difficile dire quando si rifletterà sulla quotazione il valore delle società  attualmente penalizzate;
  • La diversificazione resta la chiave del successo ed è consigliabile dedicare a stili value dal 25% al 50% dell’esposizione azionaria complessiva;
  • In periodi di scarsa crescita economica diventa importante individuare le società ben capitalizzate, con un business consolidato, identificabili tramite uno stile di selezione value in quanto saranno in grado di generare profitti sostenibili nel tempo.

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Vaccino & mercato azionario: meglio growth o value?

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