MERCATI FINANZIARI E ECONOMIA REALE

“Investire nel mercato azionario significa puntare sulla crescita delle grandi aziende e dell’economia globale”

Questa è probabilmente la ragione fondamentale per cui ogni investitore lungimirante decide di investire nei mercati azionari.
Per quanto corretta possa essere questa affermazione diventa sempre più importante per gli investitori comprendere la differenza tra economia e mercati finanziari.
In un contesto non certo semplice, alle porte di una sempre più probabile recessione, cercheremo di capire:

  • perché economia e mercati sono due entità diverse;
  • in che modo economia e mercati interagiscono tra loro;
  • come questa interazione possa aiutarci nelle scelte di investimento.

Perché mercato ed economia sono diversi

I parametri su cui si misura l’economia è la crescita (o la decrescita) del PIL, mentre i mercati si misurano sulla base del rialzo (o del ribasso) degli indici azionari.

Sono molte le motivazioni per cui è bene non confondere mercato ed economia e, quindi, PIL e indici azionari:

  • Mercato ed economia raggruppano aziende diverse.
    Le aziende che contribuiscono alla crescita del PIL non necessariamente sono quelle rappresentate dai mercati azionari.
    Prendiamo a esempio l’indice più importante al mondo: Le società che contribuiscono alla crescita dell’S&P500 sono 500. Le aziende complessivamente quotate nelle borse statunitensi sono, invece, circa 4.000.
    Il numero totale di imprese americane che contribuiscono alla crescita del PIL sono, invece, circa 30 milioni. Questo significa che le società e i settori che compongono il mercato azionario non sono rappresentative della realtà produttiva;
  • L’azione delle banche centrali e quella dei governi.
    Banche centrali e governi sono i due importanti protagonisti che hanno il ruolo di regolare la crescita economica.
    Le decisioni di questi due attori hanno r un impatto più o meno diretto sull’andamento dei mercati e su quello dell’economia.
    Le decisioni delle banche centrali (politiche monetarie) possono essere prese in modo tempestivo perché non necessitano di nessuna autorizzazione a livello politico. Le banche centrali sono, quindi, in grado di prendere iniziative per stabilizzare velocemente i mercati finanziari.
    Al contrario le iniziative dei governi per sostenere la crescita economica necessitano dell’approvazione del parlamento che richiede tempi lunghi e complessi accordi politici.
    Questo significa che l’azione dei governi è molto più lenta nel supportare l’economia di quanto non lo sia quella delle banche centrali nel supportare i mercati.
    Questo aspetto si riflette anche sulla dimensioni delle due variabili: il mercato americano vale circa 32 trilioni di dollari (S&P500), l’economia statunitense vale circa 25 trilioni (un trilione = mille miliardi). Numeri che fanno sicuramente impressione e che sono difficili da mettere in relazione.
  • Metodo di misurazione
    Le variazioni verso l’alto o verso il basso dell’economia (PIL) e dei mercati (indici azionari) vengono effettuate in momenti decisamente diversi.
    Il mercato azionario è misurato in tempo reale e in uno specifico momento temporale: il giorno 17/06/2022 alle ore 17:30. L’economia, viceversa, viene misurata in un intervallo di tempo che si riferisce al passato. Questo ci porta direttamente al punto successivo;
  • I mercati guardano al futuro, l’economia al passato
    Il prezzo di ogni singola azione è determinato da ciò che gli investitori pensano sul futuro della società e dei suoi profitti: se gli investitori hanno fiducia nelle probabilità di ripresa economica e sulla crescita degli utili, i prezzi delle azioni, probabilmente tenderanno a salire. Potremo dire che i mercati azionari si riferiscono a ciò che sarà.
    All’opposto la crescita del PIL viene misurata ex-post e si riferisce al passato. Ci dice, dunque, ciò che è stato.

Crescita economica e rendimenti azionari

Proviamo adesso a stabilire una relazione tra andamento della crescita economica e quello delle performance del mercato azionario confrontando i rendimenti degli ultimi 40 anni
Questa tabella mette in relazione la crescita del PIL degli Stati Uniti con quella dell’S&P500.
Entrambi i dati sono al netto dell’inflazione:

Nei sei anni con PIL negativo, soltanto nel 2008  anche il mercato azionario ha riportato rendimenti negativi.
Nella maggior parte degli anni crescita economica (PIL) e mercati azionari (S&P500) sono stati?? positivi. Tuttavia la negatività dell’uno, molto spesso, non condiziona l’altro.

L’aspetto forse più curioso è che PIL e S&P500 si sono mossi nella stessa direzione lo stesso numero di volte in cui si sono mossi in direzione opposta:

Economia e PIL sono cresciuti simultaneamente in 22 degli anni presi in considerazione (riga 1);
In 13 casi il mercato azionario ha chiuso l’anno in ribasso mentre il PIL è cresciuto (riga 2);
In 5 casi nonostante il PIL sia arretrato, le azioni hanno chiuso l’anno in positivo (riga 3);
In 1 caso sia il PIL che le azioni hanno concluso l’anno in territorio negativo (riga 4).

Il legame tra economia e mercati

Dunque, il mondo della speculazione finanziaria è davvero così disconnesso da quello dell’economia reale che, in qualche modo, dovrebbe rappresentare (con le dovute differenze)? 

Non proprio!

Andando ad analizzare più in dettaglio scopriamo che dal 1980, i periodi di rendimenti divergenti non sono mai durati più di tre anni consecutivi
L’economista Roger Farmer ha individuato una metafora estremamente chiara per definire il legame tra economia e mercato azionario:
“Azioni ed economia sono come due persone che camminano legate da una corda. Possono allontanarsi ma mai più di tanto e, nel tempo, tendono sempre a riavvicinarsi“.
Quindi, nel lungo periodo i mercati tendono a convergere verso una sorta di crescita lineare.

Visto che il lungo periodo altro non è che la somma di tanti brevi periodi, è di fondamentale importanza riuscire a comprendere come e perché queste due grandezze si condizionano reciprocamente nel breve e nel medio termine.

E’ noto che lo stato di salute dell’economia (i cosiddetti fondamentali economici) alla lunga ha un effetto sul vigore dei mercati azionari:  gli utili aziendali e la crescita dei profitti sono il principale motore di performance delle azioni nel medio periodo (come ci spiega  la formula di John Bogle).

Il dato forse   meno noto è che anche i mercati azionari condizionano la crescita economica.

Semplificando un po’ le cose potremmo dire che l’economia è sostenuta da:

  • profitto aziendale: le aziende produttrici di beni e servizi generano profitti che remunerano l’imprenditore e alimentano gli investimenti creando occupazione;
  • consumi: i consumatori, per soddisfare i propri bisogni e raggiungere le proprie ambizioni, acquistano beni e servizi contribuendo, così, alla crescita dei profitti.

Una crisi di mercato può minare sia l’azione dei consumatori che quella delle imprese.
Quando le famiglie vedono scendere il valore dei propri investimenti percepiscono di essere meno ricche. Questo le induce a risparmiare di più e a spendere di meno: meno consumi e meno profitti per le aziende.

Al tempo stesso il ribasso dei mercati azionari può complicare l’attività di finanziamento delle aziende.
Ad esempio quando i mercati sono in forte calo, i risparmiatori temono il default delle imprese e saranno meno propensi a investire in obbligazioni societarie (visto che gli emittenti potrebbero fallire).
Per le imprese diventa quindi difficile reperire fondi per la propria attività. Di conseguenza ridurranno i propri investimenti e, di conseguenza, i profitti.

I mercati finanziari sono quindi il mezzo che regola la fiducia dei consumatori e che veicola finanziamenti alle imprese: disfunzioni sui mercati possono avere gravi ripercussioni sull’economia reale.

L’attendibilità predittiva dei mercati azionari

Abbiamo detto che la visione prospettica del mercato azionario lo rende un  meccanismo predittivo per la crescita economica degli utili . Viceversa il PIL si riferisce agli ultimi 12 mesi o all’ultimo trimestre di produzione economica: ci racconta cosa è successo e non cosa accadrà.

Con la prospettiva di una recessione è molto importante avere ben chiaro questo concetto.
E’ altamente probabile che il momento migliore per ridurre l’esposizione azionaria sia passato già da un pezzo.
Visto che le misurazioni economiche si riferiscono al passato, la certezza matematica della recessione sarà nota soltanto dopo che l’economia sarà effettivamente entrata in fase recessiva.
Allo stesso tempo il mercato azionario potrebbe già aver incorporato buona parte delle conseguenze economiche di una potenziale recessione.

Dal 1957 fino ad oggi i minimi del mercato azionario sono stati raggiunti prima dell’arrivo della recessione o durante la recessione stessa.
Queste immagini mettono in relazione l’andamento dell’S&P500 (linea blu tratteggiata) e della crescita del PIL (GDP, linea gialla) durante le maggiori recessioni dal 1957 ad oggi:

S&P500 VS. RECESSIONE
Fonte: JP Morgan

Ricordiamo sempre che investiamo in azioni e non in PIL.

contatta David Volpe

Conclusioni

Prevedere il futuro di qualsiasi variabile è difficile.
Prevedere l’interazione di molte variabili in evoluzione è ancora più difficile.
Stimare come altri investitori esperti interpreteranno cambiamenti così complessi è straordinariamente difficile.

Charles D. Ellies

Quando si mettono in relazione azioni ed economia è bene avere chiari questi punti: 

  • Economia e mercati finanziari sono entità profondamente diverse ma, comunque, legate tra loro.
  • Le variabili che, nel breve termine, hanno un peso rilevante per la crescita economica, sono diverse da quelle che hanno rilevanza per i mercati finanziari.
  • Economia e mercati si condizionano in modo reciproco e sono dipendenti l’uno dall’altra.

La tentazione di pensare di riuscire a comprendere le dinamiche dei mercati, quando tutto sembra convergere in una direzione, è forte.
In momenti come questo è importante mantenere la lucidità per capire  che le variabili che muovono l’economia ed i mercati finanziari sono molteplici. Come sono molteplici le reazioni che queste variabili genereranno negli investitori, spingendoli a comprare e vendere.
Pensare di riuscire a decifrare la reazione dei mercati dai dati macroeconomici è pura follia.

Non sappiamo cosa accadrà agli indici da qui alla fine dell’anno, ma una cosa è certa: prima o poi troveranno un punto di minimo e da lì ripartiranno.
Chi non avrà resistito subendo la frustrazione della discesa, difficilmente parteciperà al rialzo.

Ricevi tutti i nuovi articoli via mail, insieme ad aggiornamenti esclusivi! 

Iscriviti

* indicates required
Potrebbero interessarti anche

1 Comment

  1. L’economia é politica alias teoria, la finanza è scienza alias pratica. Parere personale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *