GESTIONE DEL RISCHIO

E’ meglio essere ottimisti o pessimisti per ottenere buoni risultati negli investimenti?

Come abbiamo visto in altri articoli “L’investitore è colui che spera in un domani migliore” (Benjamin Graham).
Dunque l’ottimismo è, senza ombra di dubbio, l’atteggiamento migliore, perché il mondo e l’economia tendono a crescere e a migliorare per la maggior parte del tempo.

Tuttavia, nessun portafoglio e nessuna competenza possono essere messi a frutto se non riusciamo a comprendere la forza di diffusione e il potere che, anche inconsciamente, hanno su di noi queste due forze contrapposte.

In questo articolo cercheremo di capire come ottimismo e pessimismo possono impattare sui tuoi risultati.
Non preoccuparti: non si tratta di un post motivazionale. Questo articolo è, piuttosto, una guida pratica che potrà esserti di aiuto quando i venti favorevoli dei mercati cambieranno direzione (e prima o poi ti assicuro che accadrà. E non sono un pessimista! 😉).

L’ottimismo

Esistono varie definizioni di ottimismo. Tra le tante che ho trovato la più calzante è quella che descrive l’ottimismo come “la convinzione che le probabilità di ottenere un buon risultato siano sempre a nostro favore nel corso del tempo“.
Questa convinzione resterà vera e salda anche quando incontreremo ostacoli lungo il nostro cammino.

Il principio su cui nasce questa certezza risiede nel fatto che la maggior parte di noi la mattina si sveglia con l’intenzione di rendere la propria vita un po’ migliore piuttosto che cercare di crearsi e causare problemi.

Dal punto di vista prettamente finanziario, l’ottimismo è l’atteggiamento vincente per il semplice fatto che investendo si cavalca la crescita economica mondiale:
oggi siamo circa 8 miliardi di persone, nel 2100 saranno oltre 11 miliardi.
Una popolazione che cresce dovrà soddisfare necessità crescenti e sempre bisogni più diversi. Chi soddisferà queste necessità? Il mondo produttivo e le aziende che ne beneficieranno in termini di fatturato e di utili.

Ora vediamo invece quanto possa essere convincente  l’estremo opposto: il pessimismo

Il pessimismo

La particolarità più interessante del pessimismo sta nel fatto che è un atteggiamento accattivante e, incredibilmente, riesce a catalizzare molta più attenzione rispetto all’ottimismo.
L’accusa che si muove all’ottimismo è, infatti, quella di non dare il giusto peso al rischio (torneremo su questo punto più avanti).

L’aspetto più pericoloso del pessimismo è che tende ad essere maledettamente contagioso soprattutto nei momenti più sbagliati.

Uno degli errori più comuni che commettono gli investitori è proprio quello di sottovalutare la contagiosità del pessimismo.

Proviamo a vedere quanto possa essere devastante il suo impatto.

Nel dicembre del 2008 si avviava alla conclusione l’anno peggiore per l’economia dell’era moderna.
I mercati azionari erano sprofondati di oltre il 50%, il sistema finanziario globale stava implodendo su se stesso dopo il default della terza banca americana in ordine di importanza (non una banca locale Italiana!).
I tassi di disoccupazione e i fallimenti si impennarono. Le cose non potevano andare peggio di così.
In quel periodo la prima pagina del Wall Street Journal pubblicò un articolo secondo cui il peggio doveva ancora venire.
Ecco qualche estratto che descriveva minuziosamente la fine della prima economia mondiale:

“…Nella seconda metà del 2010 gli Stati Uniti si spaccheranno in sei parti e l’Alaska tornerà sotto il controllo della Russia… ..La California sarà annessa alla Cina mentre il Texas finirà sotto il controllo del Messico. Washington e New York entreranno a far parte dell’unione europea e il resto degli Stati Uniti andrà a formare la repubblica Nordamericana sotto il controllo del Canada.”

Non stiamo parlando di un articolo di un blogger toscano ma della prima pagina del quotidiano finanziario più importante del mondo.
Potrai immaginare la mole di tormentate riflessioni e scelte dolorose che gravitarono intorno a questo articolo. Soprattutto quelle di privati cittadini, certamente non quelle delle grandi case di investimento, che già a suo tempo erano anestetizzate nei confronti di quel tipo di dichiarazioni apocalittiche.

Proviamo a fare un esercizio. Tornando con l’immaginazione al 2008, avresti ritenuto più credibile una dichiarazione in cui si rassicurava tutti che presto le cose si sarebbero aggiustate, oppure ti saresti tormentato pensando e ripensando al destino dei tuoi investimenti e alla lettura dell’articolo del Wall Wtreet Journal?

Da lì a 3 mesi partì uno dei bull market più solidi e lunghi della storia. La borsa dell’economia americana, che avrebbe dovuto frantumarsi ed essere spartita tra Europa, Cina e Canada, quintuplicò il suo valore.

Partiamo dal presupposto che la crisi del 2008 (come il Covid e tutte le crisi) è stata improvvisa e inaspettata.
Quando le catastrofi arrivano in maniera inaspettata ci colgono totalmente alla sprovvista. Così ci affanniamo alla ricerca di notizie, di motivazioni e spiegazioni su ciò che sta accadendo. E più la crisi si fa acuta, più indaghiamo freneticamente in cerca di aggiornamenti.

In questo contesto il pessimismo suona molto più plausibile e intelligente dell’ottimismo.
Immagina come avresti reagito leggendo l’articolo del Wall Street Journal. Anche il più ottimista degli investitori avrebbe finito per porsi qualche domanda sulle sue convinzioni.
Forse, dopo le osservazioni del WSJ, sarebbe stato indotto a vendere per ricomprare a prezzi più convenienti.
Avrebbe avuto la freddezza di ribilanciare  e incrementare l’esposizione azionaria, oppure avrebbe preferito sovrappesare gli asset protettivi?

E che dire del Covid? Il rimbalzo dei mercati si è materializzato nello scetticismo collettivo e nella convinzione che una seconda, una terza ondata avrebbero fatto ripiombare economia e azioni ben al di sotto dei punti di minimo già testati.

Nessuno è immune al contagio del pessimismo. Il motivo è semplice.

Le catastrofi accadono all’improvviso e catalizzano immediatamente l’attenzione.
I miracoli, invece, raramente si verificano all’improvviso.
La crescita dell’economia e dei mercati richiede tempo. La capitalizzazione composta richiede tempo.
Il tracollo distruttivo dei mercati, invece, può verificarsi in pochissimo tempo e la perdita di fiducia diventa immediata.
Diventa molto più semplice costruire scenari negativi intorno al pessimismo perché la cronaca recente è fresca e viva. Le aspettative ottimistiche richiedono invece lunghi periodi di osservazione che tendono ad essere dimenticati facilmente. L’ottimismo cresciuto in anni di profitti viene spazzato via dalla catastrofe improvvisa e immediata.

Ottimismo: vale il prezzo da pagare per mantenerlo?

Molto spesso ci sentiamo dire che la risorsa più importante per investire è il tempo.
Per cogliere i frutti dell’interesse composto dobbiamo accettare di conservare le azioni nel lungo periodo.

Hai 𝘂𝗻’𝗶𝗱𝗲𝗮 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗼 𝘀𝗶𝗮 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗶𝗰𝗶𝗹𝗲 𝗺𝗮𝗻𝘁𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗲𝗴𝗶𝗮 𝗱𝗶 𝗹𝘂𝗻𝗴𝗼 𝗽𝗲𝗿𝗶𝗼𝗱𝗼 𝗾𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗹𝗲 𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗰𝗿𝗼𝗹𝗹𝗮𝗻𝗼??? Hai idea di quanto sia difficile non cedere alla ragionevolezza del pessimismo quando arriva la catastrofe?
Nessun simulatore di calcolo può trasmettere l’angoscia che si prova vedendo sgretolare il valore dei propri risparmi durante un crollo di borsa.
L’angoscia, la paura e il rimpianto rappresentano il prezzo da pagare per avere successo negli investimenti. Il prezzo che consente di realizzare gli elevati guadagni di lungo termine. 

Per avere successo negli investimenti c’è, dunque, un prezzo da pagare.
E non sto parlando di un costo quantificabile in percentuale o in euro.
E’ il prezzo della volatilità, dell’incertezza e del rimpianto. Si tratta di tutte cose facili da evitare finché non siamo costretti ad affrontarle nel bel mezzo di un crollo di borsa.
Uno dei segreti del successo è convincersi, prima di iniziare ad investire, che valga la pena pagare questa commissione richiesta dal mercato. Dunque non solo accettarla ma anche capire che valga la pena pagarla.
Solo così potrai resistere alla ragionevolezza del pessimismo.

Se non ci rendiamo conto che l’investimento ha un prezzo, saremo forse indotti a tentare di ottenerlo gratis. Un’ impresa che, come il furto nei negozi, raramente va a finire bene.

Morgan Housel

Regole per rimanere immuni al pessimismo

Questo paragrafo contiene poche semplici regole pratiche che potranno aiutarti a mantenere i nervi saldi e rimanere fedele alle tue convinzioni quando le cose volgeranno al peggio:

Sii umile quando le cose vanno bene e indulgente quando vanno male

Quando il mercato sale praticamente da solo (come da oltre un anno a questa parte!!! 🤓), molti si convincono di essere diventati bravi investitori, ubriacati dai segni verdi nei rendiconti. 

Tanto per dare l’idea, negli ultimi mesi circa il 95% dei titoli americani quotati è salito raggiungendo nuovi massimi. Praticamente anche una scimmia sarebbe riuscita a guadagnare.
I fenomeni che spopolano su molti social, puntualmente saranno duramente puniti dai mercati che non sopportano per molto tempo chi è presuntuoso.

Al contrario quando le cose vanno male non colpevolizzarti e non cercare di rimediare agli errori: molto probabilmente è già troppo tardi e finiresti per peggiorare  la situazione.

Impara ad apprezzare l’importanza del “margine di errore”

Qualsiasi piano di investimento, anche il migliore, è inevitabilmente soggetto alla possibilità di errore.
Il margine di errore è quella parte della nostra strategia di investimento che ci consente di sfruttare a nostro favore i possibili risultati negativi nei nostri investimenti.

Possiamo indentificare il margine di errore con gli asset difensivi del portafoglio. 
Questo è comunque riduttivo: dobbiamo considerare l’eventualità (altamente probabile) che nel breve termine le protezioni possano non funzionare.
Mantenere una parte del proprio capitale in forma liquida equivale a alzare il nostro margine di errore.

L’investitore che lascia un adeguato margine di errore nella sua strategia di investimento saprà tollerare meglio le perdite temporanee del patrimonio investito e avrà un vantaggio rispetto alla persona poco umile che avrà peccato di presunzione.

Ricorda: l’ottimismo lascia spazio al pessimismo proprio quando le opportunità sui mercati sono migliori!

Accettare l’idea che le cose non andranno come vorresti

Qualsiasi cosa tu decida di fare con in tuoi investimenti, dovrai accettare che alcune delle tue scelte non funzioneranno.
Questo significa che dovrai sempre valutare i tuoi risultati osservando il portafoglio complessivo e non i singoli tasselli che lo compongono.

Si possono avere un sacco di investimenti che non vanno bene in un dato momento ed altri che riportano, invece, risultati straordinari. Questo è lo scenario migliore frutto di una corretta diversificazione.
Focalizzarsi su singole posizioni ti farà apparire i “vincitori” del tuo portafoglio più brillanti di quanto non siano e i perdenti più superflui.
Il pessimismo ti porterà a compromettere l’equilibrio del portafoglio sbilanciandoti sui vincenti.

Sottoscrivi un contratto con te stesso

Graham suggeriva di sottoscrivere un vero e proprio impegno di investimento alla presenza di un testimone (… magari un consulente finanziario???😏).

Sebbene possa sembrare una trovata motivazionale, in realtà non è un accorgimento così banale.

Questi sono i passi salienti proposti da Graham:

“Io sottoscritto mi prefiggo di accumulare ricchezza negli anni a venire.
So che in molte occasioni sarò tentato di investire in azioni o obbligazioni perché sono salite o stanno salendo e altre volte sarò tentato di vendere perché stanno scendendo. Dichiaro di rifiutarmi di permettere che un branco di sconosciuti possa prendere decisioni al mio posto: giuro solennemente che non investirò soltanto perché il mercato è salito e non venderò mai soltanto perché il mercato è sceso….…
Inoltre investirò altro denaro quando potrò permettermelo e quando potrò permettermi di “perderlo” nel breve periodo.
Dichiaro di conservare ciascuno dei miei investimenti in maniera continuativa fino alla seguente data…” (che, secondo Graham, si intendeva essere di un minimo di dieci anni!!!)

Conclusioni



Si può amare il rischio ma essere totalmente avversi alla rovina

Nassim Taleb

Il vero ottimismo non è essere convinti che andrà tutto bene. Questa è presunzione che porta a farsi carico di rischi che non si è in grado di tollerare.

Il vero ottimismo è la ragionevole convinzione che le opportunità siano in nostro favore. Con il tempo le cose si sistemeranno anche se accadranno eventi terribili, catastrofi finanziarie totalmente impreviste. E l’ottimista è perfettamente consapevole che prima o poi le cose orribili accadranno.

L’ottimista non cerca di evitare le catastrofi perché sa che rappresentano il giusto prezzo da pagare per ottenere il rendimento.

Dobbiamo quindi adottare una mentalità “barbell” cioè a bilanciere: ottimista sul futuro ma quasi paranoica sul presente, ed impostare le nostre scelte di investimento di conseguenza.
Questo consentirà di rimanere investiti abbastanza a lungo per potersi godere i frutti dell’ottimismo a lungo termine.

Chi non assume questo atteggiamento finirà per passare dall’ottimismo al pessimismo e si condannerà a seguire il pensiero convenzionale del presente che, il più delle volte, si rivela sbagliato.

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1 Comment

  1. Questo dimostra che per investire serve un metodo che nel tempo possa produrre valore, se osservi solo i prezzi sarei sempre travolto dal rumore e non riuscirai a distinguere il segnale che ti porta a concretizzare i tuoi obiettivi per cui investi.

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