Si è appena concluso il primo trimestre dell’anno che ha riservato non poche sorprese in termini di performance azionarie.
Come spesso accade, le aspettative degli investitori si trovano a fare i conti con una realtà diversa da quella che si era disegnata.
Stupisce, guarda caso, che il miglior settore sia quello che ha più sofferto il peso dell’inflazione e del rialzo dei tassi: la tecnologia chiude i primi tre mesi con guadagni a doppia cifra.
E dire che proprio le azioni tecnologiche erano quelle su cui gran parte degli investitori, dopo un anno decisamente pesante, nutrivano i maggiori dubbi.
Si tratta di un semplice colpo di coda di un trend ormai tramontato oppure si sta aprendo un periodo di nuovo splendore per il tech?
Con quali occhi guardare oggi al settore tecnologico?
Questo articolo propone un’analisi da un punto di vista un po’ diverso dal solito.
Indice
2022: l’anno nero del tech. Perché?
Il 2022 ha segnato una brusca battuta d’arresto per la tecnologia, che è stato uno dei settori con le performance peggiori dell’anno.
Già abbiamo esaminato in un precedente articolo le cause di questa disfatta.
Le società tecnologiche sono quelli più vulnerabili all’aumento dei tassi.
Il motivo risiede nel fatto che si tratta di aziende ad alta crescita che sono valutate in base alla loro forte potenzialità di sviluppo e in base ai profitti che produrranno negli anni a venire.
Stiamo quindi parlando di società che oggi hanno una redditività contenuta che, tuttavia, è destinata a crescere significativamente in futuro.
L’aumento dei tassi genera una riduzione del valore delle azioni tecnologiche che è pari alla somma degli utili attualizzati in base ai tassi di interesse. Cosa significa in termini pratici?
Il prezzo di un’azione può essere valutato come espressione dei suoi dividendi futuri.
Un’azione che paga dividendi più elevati avrà, a parità di altre condizioni, un prezzo più alto di un’azione che paga dividendi più bassi.
Il rendimento offerto dal dividendo dovrà poi essere confrontato con il rendimento offerto da alternative meno rischiose come i titoli di stato.
Se il rendimento del titolo di stato è molto basso, aumenta la convenienza relativa ad investire nelle più rischiose azioni. Questa maggior convenienza si traduce in prezzi più alti delle azioni.
Se il rendimento dei titoli di stato sale per effetto di un rialzo dei tassi, diminuisce la convenienza relativa dei dividendi azionari e quindi scende il prezzo.
Visto che le società tecnologiche offrono dividendi modesti o addirittura nulli (a fronte della prospettiva di crescita futura degli utili) il rialzo dei tassi penalizza maggiormente proprio le azioni di questo settore.
Viceversa le azioni che corrispondono dividendi più elevati reagiscono meglio al rialzo dei tassi perché riescono a mantenere comunque una certa convenienza rispetto ai bond.
2023: cambia la prospettiva sui tassi
Questo primo trimestre del 2023 ci ha fornito un esempio pratico del principio di regressione verso la media: i prezzi delle varie asset class salgono e scendono più o meno repentinamente nel breve termine. Tuttavia nel lungo termine tornano sempre in prossimità della crescita media di lungo periodo.
Quindi dopo anni di rendimenti eccezionalmente buoni, seguono anni di rendimenti modesti.
Questo vale anche per singoli settori azionari o aree geografiche.
Questa immagine mostra le performance riportate dai vari settori azionari nel 2022 e nel 2023 (“YTD” Year to date – dati al 24/03/2023):


I motivi che hanno visto un ribaltamento di vincitori e vinti sono molteplici ed è sempre relativamente semplice commentare i movimenti di mercato a posteriori.
Tra i fattori che hanno determinato una sovraperformance della tecnologia c’è senza dubbio un eccesso di pessimismo alimentato sull’aspettativa di ulteriori rialzi dei tassi.
Il distacco della tecnologia rispetto ai settori “concorrenti” è avvenuto proprio quando le recenti vicende bancarie hanno ridimensionato le prospettive di ulteriori rialzi dei tassi da parte della FED e aumentato le probabilità di recessione:


Il grafico confronta le performance del primo trimestre di vincitori e vinti del 2022.
In rosso il mercato azionario (S&P500), in blu la tecnologia, in verde l’energia e in rosa il settore sanitario. La linea gialla verticale indica la data di inizio delle difficoltà del settore bancario.
A questo punto è probabile che il ciclo di rialzi dei tassi sia finito o, comunque, sia prossimo alla fine.
Questa è, almeno teoricamente, una buona notizia per la tecnologia.
In realtà c’è anche un altro motivo per continuare a guardare con interesse a questo settore soprattutto in questa fase di mercato.
La tecnologia come settore difensivo
Ogni ciclo economico è composto di più fasi: la ripresa, l’espansione, il rallentamento e la recessione.
I vari settori del mercato azionario reagiscono in modo diverso alle diverse fasi del ciclo.
Ad esempio, quando l’economia è nella fase di massima espansione aumenta il fabbisogno di energia e di materie prime per la produzione industriale. Questo favorisce le società estrattive e energetiche.
Questa grafica già proposta in un precedente articolo mette a confronto l’andamento del ciclo del mercato azionario (in arancione) che anticipa il ciclo economico (in blu):


Quando l’economia rallenta, i redditi diminuiscono e la disoccupazione aumenta.
Vengono tagliati i consumi dei beni non essenziali (cosiddetti discrezionali) ma i consumi di base incomprimibili (cd. staples) rimangono relativamente stabili.
Ecco perché le società che producono e vendono beni alimentari, farmaci, beni per igiene personale riescono a mantenere un flusso di vendite e utili relativamente stabili.
La categoria dei consumi di base oltre a comprendere le esigenze più varie (prova a chiedere a un fumatore di rinunciare a comprare le sigarette in tempi di contrazione dei redditi) è anche soggetta ai cambiamenti dettati dall’evoluzione sociale degli individui.
Lo sviluppo della tecnologia e il suo ingresso nelle nostre abitudini più comuni ha elevato le società tecnologiche a uno status sociale che ormai le inquadra nel settore dei consumi di base.
Quanti di noi, in tempi di ristrettezze economiche, sarebbero in grado di rinunciare al proprio smartphone? E che dire dell’abbonamento Netflix?
Piuttosto che sacrificare la nostra serie TV preferita cerchiamo di risparmiare qualcosa in più sulla spesa domestica.
Ormai non siamo disposti a tagliare beni e servizi tecnologici indipendentemente dalla nostra situazione finanziaria.
Tecnologia: il ruolo in portafoglio oggi
Riuscire a interpretare le fasi del ciclo economico è sempre molto semplice ex post ma tremendamente complesso ex ante.
Questo è il motivo per cui dovremmo imparare ad approcciare i mercati finanziari riconoscendo la nostra incapacità di leggere correttamente il futuro.
Partendo da questo presupposto, una delle domande che dovremmo porci è “cosa accadrebbe se…”.
Le probabilità di un rallentamento dell’economia (e forse, chissà, di recessione) sono sicuramente aumentate. Si tratta di scenari decisamente non favorevoli ai portafogli di investimento (ad eccezione di quelli dei guri che giocano in un altro campionato).
In questo contesto detenere in portafoglio un settore che subisce meno il rallentamento e la contrazione dei consumi può contribuire a migliorare le performance.
Questo ovviamente non significa che in caso di recessione (più o meno grave) la tecnologia non debba soffrire. Potrebbe comunque riuscire a far meglio di settori più ciclici.
Inoltre c’è anche da considerare quale sarà il ritmo della crescita economica per gli anni a venire.
Fino a poco più di un anno fa si parlava di un ritorno dei ruggenti anni ‘20: lo stimolo coordinato di banche centrali e governi avrebbe dato il via a un nuovo superciclo di espansione economica.
E invece oggi eccoci qua a fare i conti con una crisi bancaria e prospettive economiche tutt’altro che rosee.
Se il prossimo ciclo economico dovesse rivelarsi “poco generoso”, i capitali andranno a cercare rendimento nei settori a più elevato potenziale di crescita.
Per intendersi quelli che hanno più sofferto il rialzo dei tassi, come appunto la tecnologia.
Quelle appena elencate sono tutte ragioni per guardare con interesse al settore tecnologico o, quantomeno, a non abbandonarlo dopo praticamente un anno di continua “narrazione” in favore del suo antagonista per eccellenza: lo stile value
In un contesto di rallentamento dell’economia (e forse, chissà, di recessione) questo tema dovrebbe indurre a riflettere:
la tecnologia che tanto ha già sofferto potrebbe davvero proseguire la sua sovraperformance rispetto ad altri settori.
Conclusioni
Le tre migliori capacità di investimento sono la pazienza, il temperamento e il fatto che la tua carriera coincida con un calo ininterrotto di 30 anni dei tassi di interesse
M. Housel
La nostra vita da investitori sarebbe decisamente più semplice se conoscessimo le relazioni tra le varie asset class, tassi di interesse e cicli economici.
Se queste relazioni fossero costanti saremmo in grado di creare portafogli davvero ottimali.
Purtroppo (o per fortuna) le cose non sono così semplici: l’interazione tra le varie asset class può variare nel tempo anche in modo significativo, quindi è sempre molto difficile ipotizzare scenari a breve termine sulla base dei dati in nostro possesso.
Uno dei cicli di rialzi più rapidi e violenti della storia finanziaria moderna ha ridimensionato gli eccessi del passato massacrando i settori su cui si erano create aspettative irrealistiche.
La tecnologia è uno di questi.
La prospettiva della fine della restrizione delle banche centrali e il ruolo “sociale” di alcuni beni e servizi tech rendono la tecnologia un settore a cui guardare con interesse.
Una sempre più probabile recessione non risparmierà certo dai ribassi la tecnologia che potrebbe comunque rispondere meglio del mercato azionario nel suo complesso.
Negli ultimi anni abbiamo ripetutamente sentito parlare di “cambi di paradigma”.
Prima la pandemia avrebbe dovuto modificare i nostri comportamenti sociali e le nostre abitudini di consumo (mai più viaggi, mai più senza mascherina).
Poi è arrivata l’inflazione e la reazione delle banche centrali che avrebbero garantito tassi elevati a lungo.
Si è poi aggiunto il dramma del conflitto ucraino insieme ai diversi fronti di tensione geopolitica.
Ognuno di questi temi ha alimentato diverse narrazioni finanziarie che evidenziano i vantaggi di un settore o un’area geografica rispetto a un’altra.
Soltanto fino a qualche settimana fa la narrazione prevalente vedeva un nuovo lungo ciclo di predominio del value e delle materie prime rispetto al growth e alla tecnologia.
E’ bastato un evento imprevisto per ribaltare lo scenario e gli equilibri.
Presto partiranno altre narrazioni più o meno convincenti.
Piuttosto che seguire i nuovi paradigmi meglio mantenere una corretta diversificazione che, ovviamente, comprenda anche growth, tecnologia e value seguendo i diversi cicli del mercato con una corretta attività di ribilanciamento.
“…l’interazione tra le varie asset class può variare nel tempo anche in modo significativo”, ma non solo per le mosse delle banche centrali, soprattutto perché cambia la società e nessuno può conoscere quella di domani, visto che oggi non capiamo e conosciamo tre società diverse contemporanee: figli, genitori e nonni. Queste tre generazioni, pur vivendo assieme, non si conoscono e comprendono, figuriamoci pensare di prevedere gli usi e costumi di domani. Un ultima osservazione che mi permetto è sul ribilanciamento per un retail: occhio 👁️ al tempismo ed ai costi!!! Buona domenica David e grazie 🙏🏻