


Qualche giorno fa questa simpatica immagine ha attratto la mia attenzione: l’implacabile signora con la falce giustizia, una dopo l’altra, le grandi big del mercato azionario (nota: square è una società tecnologica leader nel settore dei pagamenti digitali che, in meno di un anno, ha perso oltre il 50% del proprio valore).
Come, probabilmente, sta accadendo anche a te, mi ha colpito la triste sorte assegnata a Facebook: possibile che il capostipite dei social network sia davvero condannato a un simile destino?
Il fatto è che, a detta di molti, la società di Zuckerberg non sia l’unica a rischio collasso: l’intero settore tecnologico é in una grande bolla prossima a scoppiare.
Molti analisti e illustri gestori finanziari non hanno dubbi: quella che stiamo vivendo è una bolla speculativa ben più grande di quella delle dot.com.
Nell’articolo di oggi parleremo, quindi, del settore tecnologico:
- Perché la tecnologia ha sofferto più di altri settori?
- Perché si parla del tech come di un settore growth?
- Quali sono le prospettive per la tecnologia?
Proviamo a cercare le risposte a questi interrogativi.
Indice
Tecnologia: cronaca di una morte annunciata
Jeremy Grantham è un celebre investitore inglese famoso per aver pronosticato lo scoppio di diverse bolle tra cui la crisi del mercato giapponese degli anni 80, la bolla tecnologica del 2000 e la crisi finanziaria del 2008.
Senza mezzi termini Grantham definisce il mercato azionario e la tecnologia come una bolla tanto pericolosa da definirsi addirittura “epica” .
Certi presagi diventano particolarmente fastidiosi quando l’andamento degli indici sembra avallarli: dal picco raggiunto alla fine del 2021, l’indice tecnologico Nasdaq è arretrato del 12%:



Una correzione del 12% è, tuttavia, ben poca cosa rispetto a quanto accaduto ad aree della tecnologia ben più specifiche.
L’esempio più eloquente è quello dell’etf tecnologico ARK Innovation di Cathie Wood sprofondato di oltre il 50%:



Perché la tecnologia sta soffrendo così tanto?
Oggi come non mai si sente parlare di rotazione da growth a value: cosa significa classificare la tecnologia come un settore growth? E, soprattutto, perché il tech sta soffrendo più di altri settori?
Le aziende growth sono quelle caratterizzate da una significativa crescita degli utili futuri.
Sostanzialmente si tratta di società che non producono grandi guadagni nel presente immediato ma, operando in settori ad alta crescita, presentano potenzialità di sviluppo smisurate.
Quindi utili e dividendi scarsi oggi ma con ottime prospettive di crescita domani.
La tecnologia ne è l’esempio più tipico.
La tecnologia e le aziende growth sono quelle che soffrono di più il rialzo dei tassi: perché?
Perché con i rialzi gli utili futuri vengono scontati a tassi più elevati producendo prezzi molto più bassi.
Vediamo di rendere comprensibile questa definizione incomprensibile.
Poniamo che tu oggi debba investire i tuoi soldi in un contesto di tassi a zero o poco più dove non riesci a trovare soluzione con rendimento positivo.
Io sono disposto a venderti la mia obbligazione a 10 anni che offre un tasso dell’1% a un prezzo ipotetico di € 100 e tu sarai ben lieto di comprarla perché devi trovare un’alternativa remunerativa per i tuoi soldi.
Domani i tassi salgono (per pura ipotesi) dallo 0 al 3%.
Io voglio venderti un’altra delle mie obbligazioni a 10 anni al tasso dell’1%.
In questo caso tu sarai disposto a offrirmi un prezzo ben più basso dei 100 € di ieri perché sul mercato troverai offerte ben più allettanti prima di essere costretto a considerare la mia. Quindi dovrò abbassare il prezzo.
La stessa ipotesi può esser spostata su un titolo tecnologico che oggi offre dividendi bassi o addirittura assenti: se i tassi di interesse sono prossimi allo zero, questo titolo troverà compratori disposti ad investirci in forza della crescita futura.
Ma se i tassi, ahimè, salgono, il prezzo che questi compratori saranno disposti a offrire sarà molto più basso.
Tassi in rialzo penalizzano la tecnologia perché le alternative di investimento possibili diventano più attraenti.
Questo è il motivo per cui alcuni settori tipicamente value (bassa crescita futura ma elevati dividendi oggi) hanno realizzato rendimenti positivi in questo complesso inizio del 2022.
Quindi per comprendere (o quantomeno provarci) le sorti della tecnologia c’è da domandarsi a che livello potranno mai arrivare i tassi di interesse.
Tassi in rialzo ma quanto?
Il consenso comune è concentrato sul fatto che i tassi delle banche centrali debbano salire e che il mercato azionario debba scendere.
Tassi più alti danneggiano il tech e, più in generale, le azioni: i rendimenti obbligazionari sono espressione dei tassi delle banche centrali. Salgono i tassi, salgono i rendimenti obbligazionari tanto da rendere i bond attraenti rispetto alle più rischiose azioni.
Fare previsioni sui tassi è tanto difficile quanto farle per i prezzi delle azioni.
Tuttavia possiamo fare qualche considerazione di buon senso.
La popolazione mondiale si è avviata, da decenni, verso un lento declino demografico: minori nascite e maggior aspettativa di vita stanno innalzando progressivamente l’età media.
Una popolazione più anziana significa meno forza lavoro e meno propensione al consumo.
In altre parole minor crescita e minor ricchezza prodotta.
Per sostenere la crescita il sistema finanziario ha fatto un ampio ricorso all’indebitamento:
grazie ai finanziamenti si aumenta la capacità di spesa dei consumatori.
Inoltre tramite il ricorso al debito pubblico gli stati possono finanziare piani infrastrutturali (ad es.: costruzione di strade, scuole, ospedali ecc.) creando occupazione che genera reddito da destinare a consumi.
L’utilizzo del debito per finanziare la crescita è aumentato nel corso degli anni per raggiungere il picco durante il covid.
Questo grafico mostra l’andamento del debito pubblico e privato negli anni rispetto alla ricchezza prodotta (PIL globale – in inglese GDP😎 -):



Un rialzo dei tassi implica necessariamente un costo maggiore per i finanziamenti. Alzando i tassi aumentano gli interessi per il pagamento del debito pubblico e privato.
In altre parole se i tassi salgono oltre un certo livello diventa arduo per privati cittadini e per i governi pagare gli interessi sui finanziamenti contratti.
Questo è il motivo per cui la crescita del debito ha progressivamente abbassato il cosiddetto tasso di equilibrio che è quel tasso fissato dalle banche centrali che consente all’economia di crescere senza creare inflazione.
Infatti, nel tempo, i cicli di rialzo dei tassi della FED hanno raggiunto, progressivamente, livelli sempre più bassi:



A questa considerazione va aggiunta quella che l’invecchiamento demografico genera una progressiva riduzione della propensione al consumo e, di conseguenza, una minor pressione su prezzi e inflazione. Dunque proprio l’inflazione che tanto temiamo, potrebbe essere un problema di proporzioni minori rispetto a quelle stimate dagli operatori.
Prospettive per la tecnologia e per il growth
Fino a ora abbiamo parlato di tassi di interesse.
Per avere un quadro un po’ più chiaro resta ora da capire quanto contino, in questo contesto, le dinamiche sugli utili del settore tecnologico.
Ci possiamo rifare alla formula realizzata da Boogle.
Secondo il fondatore di Vanguard, il rendimento futuro di un’azione è dato dai dividendi + la crescita degli utili + la variazione del price earning (cioè il rapporto tra prezzo dell’azione e il suo utile):
RENDIMENTO AZIONARIO = DIVIDENDI + CRESCITA DEGLI UTILI + VARIAZIONE DEL PRICE EARNING.
L’attuale prospettiva del rialzo dei tassi sta incidendo sull’ultima parte dell’equazione:
tassi più alti determinano, come abbiamo visto, valutazioni più basse (che comportano una conseguente riduzione del rapporto P/E).
Per quanto riguarda, invece, gli utili (dividendi + crescita degli utili) fino a ora le società hanno mostrato una grande capacità di generare profitti anche a fronte di un aumento dei costi significativo.
Negli anni 2000 la situazione era profondamente diversa: i prezzi delle azioni tech si impennavano a fronte di utili pressoché inesistenti.
Certo le cose potrebbero peggiorare se le preoccupazioni, oltre che sul lato dei tassi, si spostassero anche sulla capacità di produrre utili.
E, soprattutto, resta il fatto che se le banche centrali alzassero i tassi troppo velocemente (cosa improbabile ma possibile) una correzione fisiologica potrebbe trasformarsi in una vera e propria recessione.
Considerazioni conclusive
Saggezza e buon senso si ottengono in tre modi: primo con la riflessione, che è la cosa più nobile; secondo attraverso l’imitazione, che è la cosa più semplice; e terzo con l’esperienza, che è la cosa più amara di tutte.
Confucio
Dopo anni di sovraperformance è certo possibile che la tecnologia possa soffrire per il rialzo dei tassi.
Da qui a parlare dello scoppio di una bolla ci corre un bel po’.
Inoltre il settore tecnologico è sempre più presente in molti ambiti della vita comune e del mondo produttivo: device, iphone, automazione dei processi produttivi, tecnologie per ridurre l’inquinamento.
A fronte di un periodo di debolezza nel breve termine, le prospettive di crescita restano, probabilmente superiori rispetto a quelle di altri settori.
L’aspetto su cui, invece, si dovrebbe prestare molta attenzione riguarda il peso della tecnologia nei mercati globali:
investendo in un qualsiasi strumento globale (fondo/etf), si è già esposti alla tecnologia per circa ¼ dell’investimento complessivo.



Come puoi vedere la tecnologia è il settore più importante a livello globale.
Non si può omettere di fare questa riflessione quando si costruisce un portafoglio che rischia, poi, di essere concentrato su temi specifici e vulnerabile alle naturali rotazioni del mercato.
Ecco perché, ai fini di una corretta diversificazione, è importante inserire temi (value) e aree geografiche (Europa, Emergenti) meno rappresentate negli indici globali.
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Riflessione: si può fare a meno di un tema ma non di un settore, il prezzo nel breve può essere un mare in tempesta, nel suo tempo il valore cresce. Si deve temere quello che non si conosce, ma mai tutto ciò che la storia ci ha già fatto vivere e superare… buona domenica