LAZY PORTFOLIO ASSET ALLOCATION TATTICA

Una delle principali critiche che viene mossa ai lazy portfolio è la staticità che contraddistingue  queste strategie di investimento.

Tenere il passo in un mondo che cambia a un ritmo sempre più veloce richiede dinamismo e flessibilità.
Inoltre un investitore accorto dovrebbe riuscire a cogliere tempestivamente  le opportunità che possono presentarsi in determinati contesti di mercato (ad esempio durante un bear market).

Si tratta di considerazioni che mal si conciliano con un approccio di tipo “passivo” professato dalla logica dei lazy portfolio. 
In questo articolo vedremo se e come sia possibile conciliare tattica e dinamicità con una logica di investimento pigra.

Lazy portfolio: passivo ma non troppo

Prima di definire una logica di investimento “passiva” (nel senso che segue più o meno passivamente i movimenti del mercato) è opportuno comprendere il vero significato di passivo.

In realtà non esiste una logica strettamente passiva: ogni decisione d’investimento implica una scelta attiva.
Quando si costruisce un qualsiasi tipo di portafoglio (semplice o strutturato) si compiono delle scelte attive.
Un banale portafoglio bilanciato 60/40 composto da due fondi (uno azionario e uno obbligazionario) può essere realizzato in diversi modi.
Posso decidere di coprire l’azionario globale utilizzando un etf che replica solo i mercati sviluppati (indice MSCI World) oppure comprendere anche i paesi emergenti (indice MSCI ACWI).
Per la parte obbligazionaria posso decidere di coprire o meno il rischio di cambio, usare solo titoli di stato o comprendere anche obbligazioni societarie con uno strumento global aggregate.

Inoltre è opportuno considerare che gli indici (in cui investono fondi ed etf) non sono così passivi come si potrebbe pensare: paesi, settori e le aziende che compongono un indice variano nel tempo adeguandosi al “cambiamento”.
Questa era la composizione dell’S&P500 alla fine degli anni ‘80:

Non c’è traccia di Apple, Tesla, Amazon, eppure è lo stesso indice in cui investiamo oggi a distanza di oltre 40 anni.
Il mondo è cambiato, i  perdenti del passato sono stati sostituiti dai vincitori del presente, ma chi è rimasto investito passivamente nell’indice ha degnamente cavalcato il progresso: 

S&P500 RENDIMENTO STORICO
S&P500 1982 – 2023

Forse non è poi così tanto male investire passivamente.
Definito correttamente il significato di investimento passivo, vediamo se e come sia possibile rendere il portafoglio più attivo.

Asset Allocation Strategica vs Asset Allocation Tattica

Il processo di investimento deve sempre partire dalla definizione della cosiddetta Asset Allocation Strategica cioè quel mix di azioni, obbligazioni e beni reali che compongono il portafoglio.
Le asset class che fanno parte dell’asset allocation strategica non devono essere mai sostituite: la manutenzione del portafoglio si deve limitare alla periodica attività di ribilanciamento finalizzata a mantenere costanti le proporzioni delle varie componenti.

Questa è la logica fondamentale che caratterizza tutti i lazy portfolio e che può essere implementata (e non sostituita) con l’Asset Allocation Tattica.
Si tratta di effettuare piccole  variazioni alla composizione iniziale operate per seguire determinate tendenze in precisi momenti del ciclo economico.
Quindi questa parte tattica (cioè riferita al breve periodo) prevede di inserire ed eliminare determinati sottoinsiemi delle asset class principali  cercando di interpretare l’andamento del ciclo economico.

Dunque per impostare correttamente l’Asset Allocation Tattica è necessario conoscere bene:

  1. L’andamento del ciclo economico;
  1. Quali asset class / settori tendono a fare meglio nelle diverse fasi del ciclo.

Ciclo economico & Asset Allocation Tattica

L’andamento dell’economia e dei mercati finanziari è dominato dal ripetersi dei cicli economici  in cui si alternano fasi di crescita economica, consolidamento, contrazione e recessione.
La recessione (più o meno profonda) rappresenta la fine di un ciclo ma anche l’avvio di quello successivo.

Ci sono settori azionari che riescono a ottenere risultati migliori di altri in determinate fasi del ciclo economico.
L’andamento dei diversi settori ha una sua logica di base: i settori più ciclici tendono a fare meglio durante le fasi di accelerazione della crescita, quelli più difensivi sono invece i favoriti nelle fasi di rallentamento.
Conoscere le diverse fasi del ciclo serve quindi  a riuscire a sovrappesare i settori più favoriti e sottopesare quelli che, potenzialmente, saranno i  più penalizzati.

Questa immagine mostra l’andamento del ciclo economico (in blu) mettendo in evidenza le diverse fasi (recessione/full recession, ripresa economica/early recovery, espansione/full recovery e contrazione/early recession).
Il grafico arancione mostra, invece, il ciclo del mercato azionario (minimo di mercato/market bottom, mercato rialzista/bull market, picco di massimo/market top, mercato ribassista/bear market).

Come si può notare, il ciclo del mercato azionario anticipa quello dell’economia (nel bene e nel male): i mercati iniziano a salire prima che l’economia si riprenda e scendono prima che l’economia inizi a rallentare.

Tornando alla nostra immagine, nella parte alta vengono collocati i settori che più beneficiano della corrispondente fase del ciclo.
La tecnologia e i consumi discrezionali sono i precursori della fase di ripresa all’inizio di un mercato rialzista.
Mentre la forza del settore energetico e di quello dei materiali contraddistingue la fase di espansione massima dell’economia.
Il passaggio di leadership dall’energia e dai materiali verso i consumi di prima necessità segna la svolta ribassista del mercato.

Come tradurre in pratica l’Asset Allocation Tattica

Si tratta ora di capire come tradurre in scelte operative la teoria legata alle dinamiche interne al mercato azionario, rispetto all’andamento del ciclo.
E’ impensabile riuscire a sfruttare in modo puntuale le potenzialità di ciascun settore nella fase del ciclo più opportuna.

E’ tuttavia possibile pianificare una strategia percorribile e ripetibile per una parte marginale del portafoglio.
In particolare l’azionario globale (che dovrebbe rappresentare la principale asset class azionaria abbinata, eventualmente, ad altre aree geografiche), potrà essere marginalmente composto con settori specifici da inserire ed eliminare proprio in funzione dell’andamento del ciclo.

Prendiamo ancora ad esempio il portafoglio classico 60/40 e vediamo come implementarlo con l’asset allocation tattica:

  • Definire la percentuale azionaria massima da destinare alla tattica.
    E’ importante delimitare in modo netto la percentuale massima che si intende destinare a un maggiore attivismo.
    Ad esempio si potrà decidere di fissare al 10% dell’esposizione azionaria globale complessiva la parte di portafoglio con cui costruire l’asset allocation tattica.
    Quindi, nel caso del portafoglio 60/40, il 6% del portafoglio sarà utilizzato per l’Asset Allocation Tattica;
  • Individuare i settori con cui comporre l’Asset Allocation Tattica.
    Deve essere possibile tradurre in scelte operative le buone intenzioni tattiche.
    E’ quindi opportuno non superare due scelte settoriali per la diversificazione dell’asset allocation tattica.
    Ad esempio si potrà scegliere di ruotare l’esposizione da consumi discrezionali a energia in funzione dell’andamento del ciclo.

Considerazioni finali

Analizzando grafici e analisi a posteriori, l’andamento dei cicli economici e  il comportamento dei mercati finanziari sembrano sempre intuitivi e per certi versi prevedibili.
La realtà è sempre molto più complessa.

Se da un lato è sicuramente vero che i cicli si ripetono con una certa periodicità, dall’altro ognuno di essi ha caratteristiche diverse da quelli precedenti: non necessariamente a una fase di contrazione economica segue una recessione.
Talvolta la crescita economica passa da una fase di rallentamento più o meno evidente per poi riprendere nuovo slancio senza cadere in recessione (cd. soft landing).
Altre volte la ripresa successiva a un periodo recessivo può rivelarsi effimera ed essere seguita addirittura da una depressione.

Secondo i più autorevoli analisti finanziari, i mercati danno dei segnali ben precisi che aiutano a individuare con un certo anticipo le diverse fasi del ciclo economico.

Un indicatore abbastanza attendibile si può ricavare dal confronto tra la performance del settore dei  consumi discrezionali rispetto a quello dei consumi di prima necessità.
I consumi discrezionali comprendono quei beni (come abbigliamento, automobili, moto ecc.) il cui acquisto può essere rimandato in quanto non strettamente necessario.
Mentre i beni di prima necessità (generi alimentari, bevande, medicinali ecc.) soddisfano bisogni essenziali.
Generalmente è lecito attendersi che i consumi discrezionali aumentino rispetto a quelli di base nei periodi in cui la crescita economica accelera.
Viceversa nei periodi di incertezza i consumatori tendono a procrastinare l’acquisto di beni non strettamente necessari.

L’andamento di questi due settori può quindi fornire alcune indicazioni utili per interpretare il ciclo economico.
L’accelerazione del settore dei consumi discrezionali rispetto a quello dei beni di prima necessità è un segnale di economia in crescita. 
Viceversa la maggiore forza dei consumi di prima necessità rispetto a quelli discrezionali è indice di rallentamento.

A partire dalla primavera del 2020 in pieno lockdown, i consumi discrezionali hanno iniziato a sovraperformare i consumi di base lasciando presagire l’accelerazione del ciclo economico:

Dalla fine del 2021 è accaduto l’esatto contrario: i consumi discrezionali hanno perso slancio rispetto ai consumi di base anticipando il bear market:

Che fase del ciclo stiamo attraversando? Questa volta sarà diverso? 
Tutte le volte che ci poniamo domande le cui risposte determinano l’andamento dei nostri soldi, la pressione aumenta e, con essa, la probabilità di sbagliare.

Scegliere di  utilizzare l’Asset Allocation Tattica presuppone aver maturato tanta esperienza sul campo e accettare l’idea di poter prendere decisioni errate.
Ecco perché è bene dedicarvi soltanto una parte residuale del portafoglio.

Conclusioni

Nel mondo degli affari, lo specchietto retrovisore è sempre più chiaro del parabrezza

Warren Buffet

Non esiste né un portafoglio perfetto né, tantomeno, una strategia di investimento perfetta.
Ci sono portafogli e strategie idonei per determinati tipi di investitori con determinate conoscenze ed esperienze.
Un’ottima strategia e un ottimo portafoglio necessitano di un’ottima attività di manutenzione.
Ciò significa che non è sufficiente essere abbastanza intelligenti e capaci per simulare determinate azioni di investimento.
Bisogna poi essere in grado di avere la freddezza, la costanza e la pazienza di tradurle in scelte pratiche senza essere condizionati dalla pressione costante dei media, dei conoscenti e dei tanti esperti.

Ogni volta che  aggiungo degli  elementi alla mia strategia, aumento le variabili su cui devo prendere decisioni incrementando lo stress e la probabilità di commettere errori causati dalla propria emotività.
Decidere di integrare un lazy portfolio con decisioni tattiche, se da un lato può aumentare i rendimenti potenziali, dall’altro richiede grande esperienza pratica e una costante attività di aggiornamento che non tutti sono disposti a seguire.

Il mondo e l’economia cambiano tuttavia, nelle performance storiche dei lazy portfolio non c’è nulla che non possa essere replicato in futuro. 
Piuttosto c’è da stupirsi che dopo decenni di mercati rialzisti gran parte delle strategie più sofisticate abbiano clamorosamente fallito.
La semplicità e la costanza nel non fare scelte avventate continueranno  a essere la chiave per il successo negli investimenti anche negli anni a venire.

Leggi anche:

Quando un lazy portfolio non funziona;

Lazy portfolio a confronto: chi ha performato meglio nel 2022?

Il portafoglio 60/40 è morto?

Golden Butterfly: il portafoglio adattato all’investitore europeo;

Il portafoglio All Seasons 2.0: la strategia rinnovata da Ray Dalio;

Pinwheel Potfolio: la strategia per l’investitore europeo;

L’eredità di David Swensen: il Portafoglio Swensen;

Lazy portfolio: come costruire una strategia Buy & Hold.

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2 Comments

  1. …personalmente la “tattica” la intendo sempre fuori “core” di portafoglio, ovvero nei “satelliti”, come più volte detto nel mio caso sul “bilanciere”, in altre asset allocation magari anche a base lazy porftolio, ma da vedere e pesare con occhio distinto dal portafoglio complessivo. Buona domenica David

  2. Complimenti ottimo articolo. Un dubbio per un portafoglio lazy, qualunque si decida di seguire per la parte obbligazionaria quasi tutti hanno obbligaz governative usa a breve 1-3y e a lunga 20y+ (o 10y+). La domanda è sembrerebbe piu semplice usare un abbregate globale (per portafoglio piu semplice e meno volatile) però se ho entrambe le scadenze posso aumentare nei bilanciamenti un singolo asset obblig e sfruttare al meglio il potenziale dei ritorni…… cioè mi spiego ora etf obblig governative usa con l’aumento dei tassi sono a prezzi bassi percui si potrebbe aumentarne col pac gli acquisti (avrò un prezzo medio di carico piu basso alla fine), mentre quando nel tempo i tassi riscenderanno farò al contrario col breve termine…… se avessi solo un etf aggregate questo non potrei farlo………..cercare di acquistare gli asset nei momenti che hanno bassi prezzi…ribilanciare……….potresti dirmi ma le obbligazz corporate nell’aggregato ci sono e tu o acquisti un altro etf corporate o non le avrai nel portafoglio…….grazie e complimenti……….

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