VIX PROTEZIONE

Quando l’incertezza aumenta e le prospettive economiche si fanno sempre più cupe è naturale  domandarsi se abbia senso mettere in atto strategie di protezione dai ribassi.
Come molti lettori e investitori ormai sanno, un crollo di mercato può polverizzare anni di rendimenti accumulati con fatica.

Esistono strumenti facilmente accessibili per proteggersi dai ribassi dei mercati azionari e obbligazionari?

Quali sono le migliori strategie di copertura?

Come utilizzarle correttamente?

Su indicazione di un lettore che ringrazio per lo spunto, nell’articolo di oggi analizzeremo quali siano le principali strategie di hedging a disposizione dell’investitore.

VIX: come investire in volatilità

Quando sui mercati finanziari aumenta lo stress, concetti e terminologie come volatilità e VIX diventano di uso comune.
E’ opportuno comprenderne bene il significato.
Con il termine “volatilità”, in modo molto pratico, si fa riferimento al livello di oscillazione dei prezzi di una determinata attività finanziaria. A un maggior livello di volatilità corrisponde una maggiore oscillazione dei prezzi e dunque una maggiore rischiosità: ad esempio le azioni sono più volatili delle obbligazioni.
Ogni fase di stress dei mercati è accompagnata da un parallelo aumento della volatilità; le quotazioni passano da un ciclo di crescita più o meno lineare a un periodo caratterizzato da ribassi repentini con oscillazioni dei prezzi più o meno violente.
Il VIX è l’indice universalmente riconosciuto come il misuratore più efficace della volatilità a livello globale. Il suo andamento è determinato dalle oscillazioni dell’S&P500.
Aumenti del VIX coincidono con vendite generalizzate e ribassi del mercato azionario. Ecco perché viene comunemente chiamato “indice della paura”.

VIX STORICO
Fonte: Macrotrends

Visto che il VIX è correlato negativamente con il mercato azionario (scendono le azioni e sale il VIX) , apparentemente sembra uno strumento interessante per coprirsi dal rischio di ribassi 
E’ possibile prendere esposizione al VIX attraverso etf specifici che hanno l’obiettivo di replicarne l’andamento.
Ma cosa vuol dire investire in VIX?

Problemi legati all’investimento nel VIX

Il problema che molti ignorano è che il VIX non è un asset investibile: non stiamo parlando di un asset “tangibile” che può essere comprato, ma di un misuratore della volatilità del mercato.
L’alchimia finanziaria, tuttavia, rende possibile investire in strumenti che replicano l’andamento del VIX attraverso contratti derivati (cd. “future”). 
Fondamentalmente, si tratta di strumenti di investimento che hanno una scadenza predefinita.
Questo significa che, una volta giunti a scadenza, devono essere rinnovati:  viene, quindi, incassato il valore del contratto in scadenza. Il controvalore viene utilizzato per comprare il contratto con scadenza successiva.
Gli etf che consentono di esporsi al VIX utilizzano, appunto, questa tecnica.
Questo grafico mostra le quotazione dei diversi contratti future sul VIX per le diverse scadenze (valori alla data di stesura di questo post):

CONTRATTI FUTURE VIX
Fonte: vixcentral

Semplificando un po’ le cose, una volta in prossimità della scadenza di settembre, l’etf incasserà il valore del contratto future con scadenza settembre (prezzo 27.10) per comprare quello con scadenza ottobre (27.80). Questa banale operazione (detta rolling delle scadenze) comporta una perdita secca.
Questo meccanismo comporta una perdita certa per chi punta su questo tipo di strategia (è la stessa problematica già vista per le materie prime: il costo del contango erode il capitale investito ).
A quanto ammonta questo costo?

Questo è il grafico dell’andamento del VIX: nel lungo termine il suo andamento ritorna sempre verso la media (intorno a 20):

Questo è invece è il grafico dell’etf che ne replica l’andamento: nel lungo termine il costo del contango ha provocato praticamente l’erosione totale del capitale investito:

La morale è che detenere VIX in portafoglio (tramite etf che investono in contratti future), nel lungo periodo, equivale ad incorrere in perdita certa.
Quindi  questa strategia, per quanto accessibile a tutte le tipologie di investitori, richiede un’elevata esperienza e capacità di market timing (difficilmente riscontrabile nei comuni mortali).

contatta David Volpe

Strategia di copertura tradizionali

Più volte in questo blog è stato evidenziato come la funzione della diversificazione sia quella di dare risultati concreti nel medio termine e non necessariamente nel breve.
Quindi non mi dilungherò a parlare del ruolo strategico delle obbligazioni e delle cause alla base della loro deludente performance di quest’anno.
Piuttosto, credo che sia importante focalizzarsi su quegli asset che, oggi, presentano un’efficace copertura  (cd.  “upside”)   contro scenari che i mercati attualmente non sembrano prezzare.

Obbligazioni indicizzate all’inflazione

Le obbligazioni inflation linked sono, probabilmente, uno degli asset che più ha deluso quest’anno. Nonostante l’inflazione più elevata degli ultimi 40 anni, le obbligazioni indicizzate hanno fatto registrare ribassi a doppia cifra.
La causa sta nel funzionamento di questo strumento (decisamente poco compreso) che, a livello molto pratico, non fornisce copertura dall’inflazione presente ma da quella attesa per il futuro (ne parlo in questo post).
In altre parole, le obbligazioni indicizzate offrono copertura da sorprese negative sul fronte dell’inflazione.
L’inflazione futura prevista dagli operatori può essere misurata dalle aspettative di inflazione che, in questo momento, confidano in una rapida discesa del carovita.
Le aspettative di inflazione a un anno sono scese sotto la soglia del 2% (avevano superato il 6% qualche mese fa!):

INFLATION EXPTECTATIONS
Aspettative inflazione 1 anno- fonte: Bloomberg

Se sfortunatamente l’inflazione dovesse dimostrarsi più persistente di quanto attualmente i mercati ipotizzano, le obbligazioni indicizzate ne beneficerebbero significativamente. Al tempo stesso, visti i livelli attuali, hanno probabilmente già scontato lo scenario di rialzo dei tassi.

Oro

La funzione dell’oro come copertura dall’inflazione è molto simile a quella delle obbligazioni indicizzate (a breve un post sull’argomento).
Oltretutto il metallo giallo rappresenta un “safe asset” contro crisi di mercato ben più profonde rispetto a quelle a cui ci ha abituato l’ultimo decennio.
Accumulare oro in un contesto di flessione delle quotazioni è una strategia di buon senso;

Yen

Lo Yen giapponese è una delle cosiddette “safe heaven currency” ossia valute che tendono ad apprezzarsi in occasione dei ribassi azionari.
Il motivo non è da ricercarsi esclusivamente nella solidità finanziaria attribuita al Giappone ma anche al fenomeno di carry trading: si tratta di quella attività che consiste nel prendere in prestito denaro dai paesi che hanno tassi bassi (come il Giappone) per andare a investire nei paesi con rendimenti più alti (come ad esempio gli Stati Uniti). Sostanzialmente gli operatori professionisti si indebitano in yen per investire in dollari.
Quando aumenta l’instabilità e la percezione del rischio, le banche chiedono di rimborsare i finanziamenti (“stretta creditizia”). Gli operatori devono quindi vendere gli investimenti in dollari per comprare yen e rimborsare i finanziamenti contratti. La domanda concentrata di yen da parte di molti di questi operatori ne fa salire la quotazione.
Durante la grande crisi finanziaria del 2008 lo yen è stato uno dei pochi asset che ha offerto protezione (mentre il dollaro affondava).
Dopo il ribasso degli ultimi anni, per chi ha portafogli più strutturati lo yen può essere un asset a cui guardare con attenzione.

Conclusioni

Fondamentalmente sappiamo come investire.
Una valida analogia sta nella differenza tra fare una dieta e leggere un libro su come farla.

Sappiamo tutti che per  perdere peso e acquistare forma fisica migliore occorre mangiare di meno e fare più attività fisica… è semplice ma non è facile. Per investire è la stessa cosa 

Clifford S. Asness

L’aspetto che si deve considerare quando si cerca una strategia di copertura è come questa reagisca durante un mercato rialzista.
Durante i bear market tutti sono alla ricerca di protezioni (come il VIX), ma quelle stesse coperture devono riuscire a sopravvivere anche nella fase di rialzo senza polverizzare il capitale.
Ecco perché tecniche sofisticate andrebbero lasciate ai gestori specialisti: improvvisarsi con strategie di copertura avanzate o tecniche di  market timing è altamente sconsigliabile.
Molto meglio accettare l’idea che investire comporta necessariamente dei compromessi: non esiste una copertura in grado di funzionare contro l’inflazione, la deflazione, la guerra la recessione ecc.
L’unica strategia ripetibile e funzionale è la creazione di un portafoglio diversificato e correttamente ribilanciato.
Esistono coperture molto più utili  rispetto a scelte estreme contro i rischi di ribasso.
Oltre agli asset protettivi di cui abbiamo parlato in questo articolo (e in quelli richiamati dal post) è  detenere una buona dose di liquidità per smorzare la volatilità è una scelta che comporta ben pochi rischi.
Ed è sempre bene ricordare che pensare e agire a lungo termine evitando errori inutili nel breve resta la migliore copertura dai rischi.

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1 Comment

  1. Buona domenica David e grazie, mi permetto solo di aggiungere che per chi investe a base € sia il $ che il CNY, sottolineo non CNH, sono altri due opzioni che hanno e possono proteggere. Da valutare poi che le due valute, ora molto correlate, in futuro possano avere una divergenza autonoma da amplificare così ulteriormente the hedging di portafoglio.👍🏻

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