In questo articolo parleremo di una delle attività di investimento più trascurata: le small cap ovvero le azioni delle società quotate di minori dimensioni.
Quando sui mercati azionari domina l’ottimismo, molti investitori si affannano a ricercare i settori e le strategie più promettenti.
Questa esigenza viene abilmente cavalcata dall’industria finanziaria in grado di sfornare prontamente le soluzioni più intriganti. Così tra slogan ben congegnati e bramosia di rendimento la scelta si indirizza verso i settori più esotici: azioni growth ad alta crescita, idrogeno, terapie sperimentali, cibi del futuro.
Tutte idee estremamente interessanti (ne abbiamo parlato anche in questo articolo) che, tuttavia, distolgono dalla semplicità.
E proprio nella semplicità si trovano le soluzioni più efficienti.
Oggi vedremo come le semplici e mai banali small cap rappresentino un asset strategico per la costruzione di un portafoglio profittevole.
Cosa sono le small cap?
Perché le small cap sono così importanti per il portafoglio?
Quali sono le prospettive per le società a bassa capitalizzazione?
Come fare per investire in small cap?
Procediamo con ordine.
Indice
Piccolo è bello: il valore delle small cap
Abbiamo detto che le small cap sono le società di piccole dimensioni, cioè, appunto, a bassa capitalizzazione di mercato.
Si tratta, quindi, di aziende con capitali ed investimenti ridotti rispetto ai grandi titani delle borse.
Il concetto di dimensione resta comunque relativo: stiamo parlando in ogni caso di società quotate sui mercati internazionali (dunque “investibili” da parte di chiunque) con numeri ben superiori rispetto alla comune idea di “piccola azienda”.
Rispetto alle big dei mercati azionari, le small cap nel lungo termine offrono rendimenti più elevati proprio per la loro maggiore rischiosità (per definizione una società piccola offre meno garanzie di una società grande). Ricordiamo che la regola fondamentale del mondo finanziario è che un maggior rischio deve essere ripagato con un maggiore rendimento.
Le small cap rappresentano il segmento di mercato che più beneficia del processo di accelerazione economica.
Questo è dovuto al fatto che hanno una dimensione ridotta e quindi un business più elastico e, dunque, più adattabile alle fasi di transizione economica (cioè dalla recessione alla crescita).
Inoltre le small cap tendono ad avere una forte concentrazione nei settori più ciclici come quello dei consumi della finanza e dell’energia.
Inserire le small cap all’interno del portafoglio significa, quindi, incrementarne la diversificazione e migliorarne le performance nel lungo periodo.
Inoltre dobbiamo considerare che, fisiologicamente, il processo di crescita delle aziende più grandi prosegue sempre più lentamente: quando un’azienda ha già registrato una brillante espansione, l’aumento delle sue dimensioni rende difficile una ripetizione dei successi passati.
Questo non significa necessariamente che l’azienda sia destinata a declinare, ma la “curva della crescita” si appiattisce stabilizzandosi.
Viceversa le piccole realtà hanno maggiori margini di miglioramento e di sviluppo. Anche le grandi realtà di oggi ieri sono state piccole.
Infine, essendo meno affollato, il mondo delle small cap offre maggiori possibilità ai gestori attivi.
Si tratta cioè di un universo di società meno conosciute dove possono nascondersi realtà di successo sottovalutate che possono essere intercettate dai gestori attivi con maggior talento.
Le small cap: cosa dice la storia
Il grafico che segue mostra la tavola periodica di Callan (società di analisi americana) che mette a confronto i rendimenti degli ultimi venti anni delle varie asset class “investibili”:


In rosso ho evidenziato il rendimento delle small cap, in giallo quello delle large cap (le società di dimensioni maggiori).
Dalla tavola possiamo trarre due conclusioni:
- In dodici degli ultimi venti anni le small cap hanno sovraperformato le large cap;
- La sovraperformance delle small cap denota una certa “persistenza”.
In altre parole i risultati più elevati si sono ripetuti anche per periodi consecutivi. Dunque gli ottimi risultati del 2020 non significano che il potenziale delle small cap si sia già esaurito.
Questo grafico, invece, contrappone la crescita delle large cap (linea verde) a quella delle small cap (linea arancione) sempre riferendosi agli ultimi 20 anni:


Andando oltre all’evidenza visiva che mostra il netto distacco delle small cap, l’aspetto interessante riguarda anche la capacità di recupero dopo i crolli: controintuitivamente le small cap recuperano il terreno perduto prima delle large cap anche se con una maggiore volatilità.
In altre parole l’andamento delle large cap risulta più lineare rispetto alle small cap che sono, però, più redditizie.
Come investire in small cap
L’investitore interessato all’asset class potrà costruire autonomamente un portafoglio di società a bassa capitalizzazione (scelta vivamente sconsigliata) oppure prediligere una maggior diversificazione tramite fondi o etf specializzati.
Ecco una lista di 5 strumenti che investono in small cap (globali e di specifiche aree geografiche):
- Threadneedle Global Smaller: Fondo attivo specializzato nella selezione di società di piccole dimensioni a livello globale con elevato track record (lanciato nel 2011);
- State Street Global Advisor – Msci World small cap: Etf su small cap quotate nei mercati azionari globali;
- T.Rowe Price U.S. Smaller companies: fondo attivo geografico focalizzato sulle small cap statunitensi lanciato nel 2001;
- iShares MSCI USA Small Cap ETF USD Acc : Etf geografico su small cap statunitensi;
- T.rowe Price European Smaller Companies: Fondo attivo su small cap europee.
Avvertenze
Abbiamo detto in premessa che a tutti gli effetti ci troviamo nella fase iniziale di un ciclo economico di ripresa appena iniziato.
Il trend degli indici borsistici continua ad essere evidentemente al rialzo ed al momento non ci sono ragioni oggettive per comprometterlo.
Almeno a giudicare dai dati economici che continuano a sorprendere in positivo.
Tuttavia ci tengo a precisare che queste non sono ragioni valide per modificare il proprio profilo di rischio o la propria asset allocation: i mercati non sono mai prevedibili e, soprattutto non vanno mai inseguiti.
Le small cap, dunque, non vanno considerate come un’opportunità per fare soldi in breve tempo quanto piuttosto come un’asset class da considerare nel processo di costruzione di un portafoglio completo.
Le small cap sono, quindi, uno strumento di implementazione della parte azionaria che dovrà essere sempre costruita sulla base del proprio profilo di rischio e del proprio orizzonte temporale.
Conclusioni
Qualsiasi sciocco può fare qualcosa di complesso; ci vuole un genio per fare qualcosa di semplice.
Pete Seeger
Prima di pensare di diversificare con strumenti esotici e innovativi, probabilmente sarebbe molto più produttivo perseguire logiche di implementazione semplici e consolidate.
Diversificare correttamente un portafoglio non significa inserire il massimo numero di strumenti possibile quanto piuttosto seguire una logica ben precisa.
Prima di tutto dovrebbero essere inserite attività tradizionali come azioni, obbligazioni diversificando a livello di aree geografiche e di stili di investimento. Ad esempio value & growth (in questo articolo ne spiego la differenza).
Solo successivamente si potrà pensare alla guarnitura con strumenti specifici che, per quanto interessanti, non possono sostituire le componenti fondamentali.
Ecco quindi che le small cap vanno devono essere pensate come uno strumento di diversificazione della parte azionaria a cui, successivamente, potranno essere affiancate strategie più specifiche (megatrend, strumenti settoriali ecc.).
Contrariamente a quanto si può pensare, storicamente le small cap presentano maggiori capacità di recupero dei drawdown a cui si accompagna una marcia in più soprattutto nei periodi di accelerazione economica.
Sarebbe sciocco non considerarle!
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