Quando entriamo nel campo degli investimenti tutti parlano di rischio, soltanto alcuni ne comprendono il significato, ma davvero pochi sanno con cosa hanno a che fare.
Prima di tutto deve essere chiaro che nessun investimento ne è privo.
Anche se detta così può sembrare una provocazione, purtroppo è una certezza: tutte le forme di impiego del capitale implicano l’assunzione di un rischio (più o meno elevato) compresi i titoli di stato, i libretti postali, il prestito sociale e le polizze assicurative.
Ovviamente ci sono diversi livelli di rischio ed è estremamente importante capirne il significato per imparare a individuarlo, a distinguerlo ma soprattutto a gestirlo.
Indice
Cosa è il rischio
In campo finanziario, il rischio è l’incertezza legata al valore futuro di un qualsiasi investimento.
In termini pratici può essere definito, appunto, come un evento futuro che potrebbe provocare danni di diversa e ignota entità.
Gli elementi distintivi del rischio sono quindi:
- l’incertezza o la probabilità dell’evento futuro;
- Il potenziale danno derivante da quest’ultimo.
Esistono dei calcoli matematici per valutare l’entità del rischio.
Misurare il rischio è estremamente importante (oltre che complesso), e serve per sviluppare molte analisi in ambito finanziario utili per effettuare scelte adeguate alle proprie esigenze.
Accade però che le persone vengano influenzate da fattori esterni che determinano una percezione soggettiva del potenziale rischio che è molto lontana dall’effettiva probabilità matematica.
Il clamore suscitato dalla stampa, da eventi politici, da eventi climatici può determinare distorsioni tali da condizionare i nostri comportamenti.
Proviamo a fare un esempio concreto proponendo un breve test:
cosa è più rischioso?
UNO SQUALO?



O UNA NOCE DI COCCO?



Ecco le risposte:
Morti annue da attacco di squalo: 5
Morti annue da caduta di noci di cocco: 100
(leggi l’articolo su squali e noci di cocco)
Evito commenti superflui per giungere direttamente alla conclusione: la distorsione della percezione del rischio ci porta a temere e prestare la massima attenzione a situazioni molto improbabili (la morte a causa di uno squalo) ma ci rende molto superficiali nell’approccio verso attività che così innocue non sono.
La distorsione del rischio finanziario
Stranamente, quando si parla di investimenti, comprendere l’effettivo rischio di un investimento “squalo” piuttosto che un investimento “noce di cocco” si fa ancora più complicato.
I luoghi comuni non ci aiutano visto che è frequente sentir dire che esistono categorie di investimento tradizionalmente rischiose da evitare, mentre altre tradizionalmente sicure da prediligere, senza alcun tipo di analisi a monte.
E l’investimento da prediligere sembra essere quello che fa guadagnare poco ma perdere zero (così il capitale di partenza rimane comunque salvo).
Nessuno vuol sentire parlare di perdere il capitale iniziale.
“Vorrei investire ma senza rischi”.
Eppure la motivazione principale che dovrebbe indurci ad investire dovrebbe essere il rendimento, e per ottenerlo è necessario esporsi ad una moderata dose di rischio che ci permetta, nel tempo, di far fruttare in maniera interessante il proprio capitale a prescindere dalle oscillazioni a cui è sottoposto nel breve periodo.
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Bisogna investire per vincere. I perdenti investono per non perdere
R. T. Kyiosaki
Il problema principale, quindi, rimane il nostro rapporto con il rischio e la percezione che ne abbiamo rispetto ad un particolare evento, che, come detto, non necessariamente corrisponde alla realtà, ma viene influenzato da fattori completamente estranei ai mercati finanziari (es. stampa, internet, bar, parenti, amici).
Questa distorsione (nell’informazione e nella percezione del rischio) determina un’allocazione dei nostri risparmi molto lontana da una logica di efficienza (che significa massimizzare il rendimento e minimizzare il rischio).
Adesso analizzeremo le motivazioni che sono alla base di un errato processo di investimento.
In altre parole, cercheremo di individuare quali sono le cause più frequenti legate alla percezione di rischio che portano il nostro investimento ad un profitto inferiore rispetto a quello sperato (atteso) o, addirittura, che possono determinare una perdita più o meno ingente.
La percezione del rischio
Purtroppo nel nostro paese non c’è sufficiente cultura finanziaria. Questa carenza trae origine dal sistema scolastico nazionale totalmente privo di programmi di educazione finanziaria adeguata. Così le nozioni, le convinzioni, le previsioni vengono tramandate dagli amici, dai parenti, dai bar.
Ecco che, a determinate categorie di investimento, si associa lo stesso rischio percepito per gli squali: sto parlando delle azioni in borsa.
Nell’immaginario collettivo l’investimento azionario equivale ad una puntata al casinò: o si vince o si perde tutto. Visto che la sofferenza insita nel perdere soldi è di gran lunga maggiore della gioia di guadagnare, a meno che non si sia giocatori patologici, non si investe in azioni. Meglio una bella obbligazione o un bel titolo di stato.
Prima di tutto dobbiamo sfatare il mito che le obbligazioni e i titoli di stato siano privi di rischi (leggi l’articolo sui titoli di stato),
ma soprattutto è necessario chiedersi: ne vale la pena?
In un contesto di tassi eccezionalmente bassi, gran parte degli investimenti obbligazionari presenta rendimenti nulli o addirittura negativi (leggi l’articolo sui rendimenti obbligazionari).
Analizziamo poi l’alternativa di lasciare il nostro capitale a riposare su un tranquillo conto corrente: non si guadagna ma almeno non si perde il capitale. Ne siamo proprio sicuri? Il capitale sarà inevitabilmente eroso dall’inflazione (approfondisci).
Come ho detto in precedenza è la ricerca del rendimento che dovrebbe spingere ad investire, non certo la paura di perdere il capitale.
A nessuno piace perdere: personalmente non ho mai conosciuto nessuno a cui piacesse perdere il capitale. Eppure esiste un’alternativa tra l’investimento a zero rendimento e la puntata al casinò.
Come gestire il rischio
Abbiamo detto che ogni attività di investimento presenta un rischio. Questo rischio è proporzionale al rendimento, perciò le attività più rischiose sono quelle più redditizie.
Ad esempio:
Alla data di stesura di questo articolo, un BTP (tradizionalmente poco rischioso) a 5 anni offre un rendimento dell’1,50% ca.
a fronte di un dividendo offerto dall’azione ENI (tradizionalmente molto rischiosa) di oltre il 5%.
Il rischio però è soltanto un aspetto dell’analisi necessaria prima di effettuare un investimento azionario e la buona notizia è che può essere gestito in modo da essere tollerato.
Investire in un singolo titolo azionario significa diventare socio della società emittente e legarsi (nel bene e nel male) alle sue sorti. E purtroppo scegliere la società giusta è un compito estremamente arduo che richiede competenze, strumenti, e tempo, tanto tempo. I bar sono pieni di investitori ignari che raccontano di aver investito nelle Seat, nelle Parmalat e in azioni di blasonate banche italiane ed estere. L’investimento azionario fatto in questo modo rovina!
E’ molto più intelligente investire in un paniere diversificato di titoli azionari attraverso l’investimento in fondi comuni o etf.
Questa alternativa ci consente di raggiungere un elevato grado di diversificazione (leggi il post) a costi contenuti. Investire in un fondo azionario globale significa partecipare alla crescita economica del globo beneficiando dei rendimenti che ne conseguono. E’ piuttosto improbabile che il mondo finisca a breve.
Ci sono i momenti difficili, contraddistinti dall’aumento della disoccupazione, dal fallimento di aziende, da chiusura mentale, ma questo meccanismo è ineluttabile e, fortunatamente, ciclico.
La finanza cavalca l’evoluzione e lo sviluppo, inevitabilmente intervallati da fasi di assestamento (i crolli) sempre brillantemente superati dai mercati azionari, dall’inizio del XX secolo fino ai giorni nostri.
Proviamo a considerare un investimento in un fondo azionario globale effettuato 5 anni fa:



Nel corso degli ultimi 5 anni (comunque pochi per un investimento azionario), il capitale si sarebbe rivalutato del 60% ca., cioè più del 10% annuo (Al lordo dell’imposizione fiscale).
Il grafico mostra che il percorso di rivalutazione è intervallato da fasi di violento assestamento.
Ed è qui che una conoscenza superficiale di come funzioni il mercato porta i danni più ingenti ai portafogli degli investitori, per il motivo di cui stiamo parlando in questo post: la percezione del rischio che stiamo correndo è sproporzionata rispetto alla realtà.
Un portafoglio efficiente quindi, che dia un rendimento apprezzabile senza farsi carico di rischi eccessivi che non si è disposti a correre, non può in ogni caso prescindere dall’investimento azionario.
Inserire una percentuale di azioni, diversificandone la composizione magari con un fondo comune è indispensabile, come è indispensabile, quando si parla di investimenti di questo tipo, impegnare il capitale per un congruo periodo di tempo, che ci permetterà di superare i fisiologici momenti di oscillazione. Per questo è richiesto un investimento per obiettivi che prevede, cioè, di associare ad ogni investimento un obiettivo a breve medio e lungo termine.
Conclusioni
Abbiamo detto che nessun investimento è privo di rischi: il valore degli immobili può scendere, il valore del denaro sul conto corrente sarà eroso dall’inflazione, i soldi tenuti sotto il materasso in casa espongono al rischio di furti.
Oggi per ambire a rendimenti positivi occorre farsi carico (nella giusta misura!) del rischio.
Non dimentichiamo che assumere volontariamente dei rischi misurati è un processo naturale dell’esistenza umana: imparare a camminare, andare in bicicletta, sposarsi e fare figli sono tutte attività che implicano rischi più o meno elevati.
Quindi è impossibile pretendere un beneficio da un investimento senza assumersi dei rischi.
E’ assurdo sia lanciarsi in attività speculative per mera avidità ma è altrettanto assurdo puntare esclusivamente su alternative a basso rischio con rendimenti pressoché nulli.
Bisogna imparare a conoscersi e capire quali rischi si è disposti a correre.
Il rischio più grande nel campo degli investimenti (ma ho paura che lo sia per molti aspetti della nostra vita) è la perdita dell’opportunità.
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Iniziare un nuovo cammino spaventa. Ma dopo ogni passo che percorriamo ci rendiamo conto di come era pericoloso rimanere fermi (cit)
Ben detto Lorenzo!