COSA E' UNA RECESSIONE

Giorno dopo giorno aumentano le preoccupazioni per una sempre più probabile recessione.
Inutile negarlo: se ne parla sempre più di frequente.
Tuttavia c’è sempre una certa confusione su cosa  cosa sia effettivamente una recessione e quali conseguenze comporti: le opinioni al riguardo sono molto diverse e, spesso, totalmente divergenti.
Certo su una cosa siamo tutti d’accordo: la recessione fa decisamente paura.

Sono da sempre convinto che la corretta comprensione di ciò che ci spaventa possa aiutarci, se non a superare, quantomeno ad attenuare i nostri timori.
In questo articolo, quindi, proveremo a comprendere cosa sia effettivamente una recessione e quali siano le conseguenze che ne derivano.

Cosa è una recessione

Stabilire correttamente cosa sia una recessione in realtà non è così semplice.
La definizione  di recessione è cambiata più volte nel corso del tempo.

La spiegazione  più semplicistica è quella  che individua la recessione come un periodo di crescita economica negativa della durata di sei mesi o più.
Il parametro che viene preso in considerazione per misurare questa  crescita economica è il PIL, cioè il valore di tutti i beni e servizi prodotti in un determinato paese.
Tuttavia questa definizione è ampiamente superata.

L’effettivo arrivo di una recessione è ufficialmente proclamato dal National Bureau of Economic Research (NBER) un’autorevole associazione americana composta da economisti di prim’ordine.
Per decretare ufficialmente l’entrata in recessione il NBER tiene in considerazioni numerose variabili (crescita economica, utili aziendali, occupazione ecc.).
A questo punto possiamo definire la recessione come un calo significativo dell’attività economica che riguarda diversi settori e che dura più di pochi mesi.

Quindi è possibile affermare che non esistono criteri oggettivi e matematici per sancire l’entrata in recessione. Ci si basa, piuttosto, sull’analisi congiunta di una serie di variabili  e, sulla base del loro andamento congiunto, un ente americano stabilisce formalmente la contrazione della crescita economica.(Per chi volesse approfondire, a questo link Franklin Templeton mette a disposizione un tool interattivo per valutare come l’andamento delle diverse variabili economiche aumenti o diminuisca le probabilità di recessione).

contatta David Volpe

Cosa accade durante una recessione?

La recessione è, a tutti gli effetti, un processo complesso in cui contemporaneamente accadono diverse cose tra cui: 
una diminuzione del PIL, un  aumento della disoccupazione, un aumento dei fallimenti delle aziende, una riduzione più o meno importante degli utili delle aziende e così via.

L’ultimo elemento è, sicuramente, quello di maggior rilievo per le conseguenze sugli investimenti.
Come abbiamo visto in un precedente articolo, i prezzi delle azioni dipendono proprio dall’andamento degli utili aziendali e dalla propensione degli investitori ad acquistare azioni.
La recessione incide su entrambi questi due fattori: diminuiscono gli utili delle aziende proprio quando la psicologia degli investitori diventa più pessimista.
Il risultato immediato è un doppio effetto negativo sui prezzi delle azioni.

L’impatto di questo effetto negativo dipende da quanto gli utili si contraggono e quanto si incupisce l’umore degli investitori (cd. “sentiment”).
Ecco perché le conseguenze di una recessione sui mercati  possono essere molto diverse.

Questa tabella mostra i rendimenti dell’S&P500 nel corso di tutte le recessioni che si sono verificate a partire dalla seconda guerra mondiale.
Per ognuna di esse viene indicato l’andamento dell’indice nel semestre precedente alla recessione, durante la recessione stessa e nei periodi successivi:

Questa tabella ci dà due notizie buone  e una cattiva:

la cattiva notizia è che il ribasso medio delle azioni durante una recessione è di circa il 30%.

Quelle buone sono:

  • non tutte le recessioni sono cattive per le azioni;
  •  i rendimenti nei  3, 5 e nei 10 anni successivi alla recessione sono, generalmente, molto buoni.
    Dunque, ancora una volta, è fondamentale investire seguendo un corretto orizzonte temporale.

L’aspetto più importante: il “timing” di una recessione

Abbiamo detto che i dati che vengono monitorati per comprendere lo stato di salute dell’economia (e la sua eventuale entrata in recessione) sono molteplici.
Ogni dato è riferito a un arco temporale passato. Più aumentano i dati da considerare più aumenta il tempo per ottenere il responso ufficiale.
Questo significa che la reale entrata in recessione sarà nota soltanto ex-post.
Vediamo alcuni esempi:

  • La recessione di gennaio del 1980 è stata ufficializzata a giugno, un mese prima della sua stessa fine;
  • Tra luglio del 1981 e novembre del 1982 si verificò una recessione che fu dichiarata soltanto a gennaio del 1982;
  • La recessione del 1990 fu riconosciuta soltanto quasi un anno dopo;
  • La recessione del marzo 2001 (dot.com) è stata ufficializzata  8 mesi dopo, l’esatto mese in cui è finita;
  • La recessione provocata dalla Grande Crisi Finanziaria iniziò a dicembre del 2007. Anche in questo caso ci volle un anno per l’annuncio ufficiale. Tre mesi dopo partì uno dei mercati rialzisti più longevi.
  • La recessione da covid del 2020 iniziata a febbraio del 2020 è stata riconosciuta soltanto a giugno dello stesso anno.

Cosa ci dice tutto ciò?
Potremo scoprire di essere in recessione soltanto ex-post. Magari  dopo mesi o, addirittura anni poco prima che l’economia torni nuovamente a crescere.

Ovviamente i mercati non possono permettersi il lusso di aspettare così tanto e, nel frattempo, si guardano intorno con sospetto. In un clima di crescente incertezza, ogni pretesto è buono per vendere trascinando gli indici azionari ancora più in basso.
Insomma, una buona parte  delle conseguenze esaminate nel paragrafo precedente potrebbe già essersi manifestata sugli indici azionari.

Abbiamo visto nel paragrafo precedente che le correzioni recessive sono dovute alla contrazione degli utili aziendali e al peggioramento della psicologia degli investitori
Al momento non ci è dato sapere né se l’economia entrerà effettivamente in recessione, né quale sarà l’eventuale impatto sugli utili.
Possiamo fare, tuttavia, alcune valutazioni sulla psicologia degli investitori (professionali e privati).

Possiamo misurare la psicologia degli investitori professionali tramite l’esposizione al mercato azionaria da parte degli investitori attivi (tipicamente i gestori di fondi comuni di investimento):

Attualmente l’esposizione azionaria media si attesta sui minimi rispetto all’aprile del 2020.

L’umore degli investitori privati può essere, invece, misurato grazie al sondaggio periodico condotto dall’American Association of Individual Investors (AAII).
Il grafico mostra la percentuale di investitori che si dice fiduciosa sulle sorti del mercato azionario nei successivi sei mesi:

UMORE INVESTITORI PRIVATI
Fonte: AAII

La percentuale di ottimisti è scesa su livelli decisamente bassi rispetto alla media storica.

Se da un lato è assolutamente possibile che i ribassi non siano ancora terminati, dall’altro, considerando i livelli di eccezionale pessimismo, un bel pezzo del tragitto probabilmente è già stato compiuto. 

Conclusioni

Comprare e mantenere, certo, ma non dimenticarti di mantenere

Mark Hulbert

Le recessioni rappresentano un naturale stadio del ciclo economico che può avere conseguenze più o meno gravi sulla crescita e sui mercati finanziari.
Se è vero che le probabilità di recessione stiano aumentando, è altrettanto certo che i dati sullo stato di salute dell’economia saranno noti con notevole ritardo: potremo scoprire di essere stati in recessione addirittura dopo averla già superata.

Intanto i mercati finanziari stanno facendo il loro lavoro incorporando tempestivamente tutte le notizie negative provocando la discesa degli indici.
Soltanto il tempo dirà se l’economia finirà davvero in recessione e quanto questo scenario sia già incorporato nei prezzi attuali.
L’esperienza insegna che quando il pessimismo raggiunge livelli estremi, generalmente il peggio è alle nostre spalle.

Leggi anche:

Bear market: le 5 cose da sapere;

E se la prossima bolla fosse l’inflazione?

Stagflazione e investimenti: che fare?

Ricevi gratuitamente tutti i nuovi articoli via mail, insieme ad aggiornamenti esclusivi!

Iscriviti

* indicates required
Potrebbero interessarti anche

2 Comments

  1. La recessione è gestita dagli economisti, noi risparmiatori la dobbiamo eventualmente superare solo con l’ancoraggio agli asset del portafoglio che si apprezzano in tale contesto. Non cambiare certo, ma costruire sugli asset in sofferenza piani di accumulo per enfatizzare il ritorno da essi poi in fase di ripresa del ciclo economico. Da qui la profonda convinzione, personale, che un cospicuo cuscino di liquidità è un costo assicurativo del portafoglio, ma poi il premio può arrivare, come in caso recessivo, proprio dalla tanto deprecata liquidità, che ti permette di agire in modo mirato, eliminando o diminuendo la necessità di fare movimento interno di valori per riequilibrare l’asset allocation ed i relativi costi di transazione e fiscali dei movimenti. Buona domenica David

    1. In un sistema in cui il 70% delle transazioni è regolato da algoritmi non è più possibile percepire segnali di allarme simili al lustrascarpe di Kennedy.
      Questo provoca ribassi e cambi di trend improvvisi incomprensibili per gli esseri umani.
      Queste cadute si verificheranno dal nulla senza l’avviso di nessun lustrascarpe.
      Tali turbolenze rappresentano più opportunità che pericoli: ecco perché avere liquidità prontamente investibile può rappresentare un notevole vantaggio purché si abbia il coraggio per investirla quando tutti perdono la testa.
      È una riflessione tratta da un testo di William J Bernstein.
      Un caro saluto Luca.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *