PREVISIONI E DATI STORICI

Quando si parla di finanza, economia e investimenti, molte persone guardano con disprezzo all’analisi dei dati storici. Si tende spesso a troncare qualsiasi considerazione sui rendimenti passati come una sciocca discussione su eventi irripetibili.
I tempi sono profondamente cambiati e l’analisi del passato è ormai storia antica destinata a non ripetersi.

Dunque nelle scelte di investimento sembrerebbe più saggio, a detta di molti, basarsi su affidabili analisi future e strategie flessibili. Questo consentirà di adattarsi molto più rapidamente ad un contesto profondamente cambiato rispetto al passato.

Ma è davvero così? Quanto può essere d’aiuto una buona lettura dell’andamento passato di un certo indice rispetto alle previsioni delle più importante case di investimento?

In questo articolo cercheremo di capire se sia meglio basarsi sullo studio del passato o sulle possibili evoluzioni future.

Previsioni & mercati

Già in altri articoli ho affrontato questo argomento.
Per quanto accurate le previsioni su economia, tassi di interesse e mercati non potranno mai essere veramente attendibili. Le variabili che determinano l’andamento dei mercati sono molteplici e l’interazione tra economia, mercati e tassi di interesse è completamente imprevedibile.

Spesso restiamo sorpresi da esperti che sono stati in grado di prevedere una grande crisi. Ma quanti di questi esperti sono capaci di anticipare correttamente i cicli economici con sufficiente affidabilità? 

Jeremy Grantham è uno dei più accreditati guru. E’ stato capace di anticipare la bolla tecnologica del 2000 e di prevedere la crisi finanziaria del 2008. 
Tramite la sua società di investimento GMO, Grantham periodicamente rilascia previsioni sull’andamento  futuro delle varie asset class.
Ecco la sua visione sui rendimenti (annui) per i prossimi 7 anni:

GEREMY GRANTHAM PREVISIONI FINANZIARIE 2021

Potremmo essere molto grati di essere in possesso di queste preziosissime indicazioni che ci permettono di indirizzare i nostri investimenti nel prossimo futuro.
Tuttavia, se andiamo a vedere le previsioni dello stesso Grantham redatte nel 2013 per i successivi 7 anni facciamo una scoperta interessante:

JEREMY GRANTHAM PREVISIONI FINANZIARIE 2013

Azionario America  (US Large) previsto: -2,1% annuo.
Azionario America effettivo: + 16% annuo.
Non sembra esserci andato neppure molto vicino. Ma potrebbe essere una svista, capita a tutti.

Prendiamo allora un altro esempio e controlliamo quelle redatte nel 2015:

JEREMY GRANTHAM PREVISIONI FINANZIARIE 2015

I sette anni ancora non sono conclusi ma anche in questo caso Grantham non si è avvicinato alla realtà.

Le società continuano a diramare le proprie previsioni perché tutti cercano previsioni e certezze sul futuro che, purtroppo, nessuno può dare

L’analisi dei dati storici

Credo che gran parte della sfiducia verso i dati storici sia dovuta al fatto che questi dati vengono spesso proposti in maniera distorta.
Molti abusano delle statistiche storiche cercando di dimostrare evidenze con finalità puramente  commerciali e di vendita.
Spesso si pubblicizzano i rendimenti passati a 3, 5 magari 10 anni per giustificare la bontà di un prodotto o di un asset class.

Ma 3, 5, 10 anni sono un arco temporale sufficientemente rappresentativo rispetto agli scenari futuri che potrebbero realizzarsi? .

Volendo considerare anche il periodo più lungo, stiamo comunque parlando di un decennio che ha visto esclusivamente la presenza di mercati rialzisti più o meno incontrastati.
Certo abbiamo avuto una drammatica emergenza sanitaria. Tuttavia la crisi finanziaria si è risolta in qualche mese grazie al tempestivo intervento di banche centrali e  governi.
Non tutte le crisi si risolvono così rapidamente.

Per avere una panoramica davvero utile per costruire correttamente un portafoglio, la domanda da porsi è la seguente:  come si sono comportate azioni, obbligazioni, oro e materie prime durante le crisi più profonde dell’economia, come ad esempio durante la crisi finanziaria del 2008, la bolla tecnologica del 2000, la crisi petrolifera degli anni 70 (a questo link è disponibile una lista delle più grandi crisi finanziarie).

Quando i dati storici alimentano false convinzioni

Se escludiamo chi ricerca soltanto rendimenti certi e capitali garantito la convinzione più diffusa tra gli investitori è l’alta redditività dell’investimento azionario nel lungo termine.
Se da un lato questa convinzione è sicuramente giusta, dall’altro è molto meno condivisibile il concetto di “lungo termine”.

Qual’ è l’orizzonte temporale adeguato per investire con successo nei mercati azionari?

Il grafico sottostante mostra la rivalutazione del mercato azionario in un periodo di tempo ragionevolmente lungo:

AZIONI 2010 - 2020

Dal 2009 al 2021 tra alti e bassi le azioni hanno restituito un 11,58% annuo.

In questo lasso temporale anche se avessi deciso di entrare nel momento peggiore, rimanendo investito per 10 anni il rendimento sarebbe stato comunque di circa  6% annuo (composto).

Prendendo in considerazione un periodo di tempo più lungo (e quindi più rappresentativo di tutti gli eventi negativi che possono accadere🤘 ) la questione cambia di molto:

ANDAMENTO AZIONI 2000 - 2021

Il grafico esamina l’andamento del mercato azionario dal 1986 al 2021.
In questo periodo c’è stato il crollo più profondo e rapido della storia dei mercati (lunedì nero 1987), una  bolla tecnologica (2000), il più grande attentato terroristico (2001), la più grande crisi finanziaria (2008) ed una pandemia globale.
L’investitore sfortunato che avesse deciso di investire nel 2000 all’apice della bolla tecnologica, dopo 10 anni avrebbe realizzato un rendimento del – 1,21% annuo.

Benjamin Graham sosteneva che  “l’investitore è colui che spera in un domani migliore”.

Ciò non significa che si debba necessariamente “sperare” che il futuro sia positivo come il passato più o meno recente.
Per avere un’idea di quello che può davvero accadere (nel bene e nel male) devono essere considerati archi temporali ultrapluriennali. Altrimenti i dati storici perdono totalmente di senso.

Questo sito consente gratuitamente di verificare l’andamento delle varie asset class dal 1972 ad oggi.
Il sito permette anche di verificare i rendimenti rolling su più archi temporali.
Ad esempio, nel secondo grafico, il rendimento rolling a 10 anni, prende in esame i rendimenti annui per ogni decennio trascorso nel periodo (dal 1986 al 1996, dal 1987 al 1997, dal 1988 al 1998 e così via).
E’ molto utile per capire quale sia l’orizzonte temporale minimo per investire in un determinato portafoglio.

Diversificare sulla base dei dati storici

Capire l’andamento delle varie asset class nel corso del tempo può essere molto utile per costruire un portafoglio opportunamente diversificato.
Come abbiamo visto, è indispensabile  considerare un periodo  sufficientemente lungo che comprenda eventi positivi ma, soprattutto, eventi negativi (molto negativi).

Per investire a lungo termine con successo dobbiamo tenere in considerazione tutti gli eventi importanti degli ultimi venti anni che nessuno avrebbe potuto prevedere: 11 settembre, lo scoppio della bolla immobiliare, la crisi finanziaria, il COVID.
Un portafoglio è davvero utile solo se è capace di sopravvivere alla realtà” (cit.)

E per costruire un portafoglio capace di sopravvivere alla realtà, è indispensabile capire la funzione della diversificazione.
L’obiettivo della diversificazione è quello di ridurre il rischio e la volatilità del portafoglio.
In altre parole la diversificazione serve per ridurre i  ribassi durante le crisi e gestire più serenamente il portafoglio.
Bisogna, tuttavia, accettare l’idea che, nonostante l’analisi dei dati storici,  nel breve termine la diversificazione può non funzionare come ci si aspetta. 

Il grafico che segue mostra l’andamento di un portafoglio diversificato tra azioni, obbligazioni e oro.
Questa soluzione non è stata indenne da pesanti ribassi: nel 2008 la flessione è stata del 26% circa:

CRESCITA PORTAFOGLIO DIVERSIFICATO

Tuttavia su un periodo di 10 anni, nella peggiore delle ipotesi l’investitore avrebbe ottenuto un 5,60% annuo (composto).
Non sarebbe quindi andato incontro a rendimenti negativi come nel caso di un portafoglio interamente azionario.

Diversificare correttamente non significa cambiare una componente del portafoglio al primo segnale di debolezza.
La perfezione assoluta non è realizzabile.
Piuttosto un’analisi solida (ad esempio basata sugli ultimi 50 anni) dei dati servirà a costruire un portafoglio che, nel lungo periodo, riuscirà a proteggerti qualunque cosa accada.

contatta David Volpe

Conclusioni

In tre tempi si divide la vita: nel presente, passato e futuro. Di questi, il presente è brevissimo, il futuro, dubbioso, il passato certo.

Seneca

L’affermazione “questa volta è diverso” è estremamente pericolosa.
Lo è sicuramente quando ci porta a sottovalutare i rischi di investire in determinate asset class. Ma è controproducente quando ci porta a sottovalutare l’importanza di dati storici attendibili.

Oggi ci troviamo all’interno di uno dei più grandi esperimenti monetari della storia con banche centrali che hanno sostenuto in ogni modo mercati ed economia.
Mai nella storia si era presentato un simile interventismo. 

Questo non significa che le correlazioni storiche siano necessariamente superate e prive di valenza.

La storia economica e finanziaria è piena di “grandi esperimenti” politici economici e finanziari mai realizzati:

  • Nel 1971 Richard Nixon abolì la convertibilità del dollaro in oro;
  • Nel 2000 un attentato terroristico colpisce il cuore dell’economia globale. Il mondo non sarebbe stato più quello di una volta;
  • Fino al 2008 mai si sarebbe creduto possibile il fallimento di una grande banca. Eppure da quell’anno si è inaugurato il periodo che ha visto la disfatta di solidissimi istituti di credito;
  • Nel 2020 una pandemia globale ha costretto in coma farmacologico il sistema economico mondiale;

E potremmo continuare a lungo.

Eppure i trend ultra pluriennali delle varie asset class sono rimasti intatti.

Oggi c’è un consenso diffuso su una crescita economica solida e duratura e una fiammata dell’inflazione. 
Basare le proprie scelte di investimento su questo unico scenario ignorando i dati storici può essere molto pericoloso.

Nei prossimi 10 anni avremo 2, forse 3 cicli economici. Non ci è dato sapere con certezza in che ordine espansione economica, recessione, inflazione e deflazione si alterneranno.
Una corretta analisi dei dati storici è fondamentale per costruire un portafoglio che sia in grado di superare l’imprevedibile alternanza dei prossimi regimi economici. 

Leggi anche:

Investire nel 2021: le trasformazioni chiave da cogliere.

Ricevi gratuitamente tutti i nuovi articoli via mail, insieme ad aggiornamenti esclusivi!

Iscriviti

* indicates required
Potrebbero interessarti anche

8 Comments

  1. Il tempo come il mercato non ha memoria, come una moneta quando giochi a testa o croce, chi partecipa al mercato invece si, da qui molte scelte irrazionali dettate dall’emotività, pertanto l’unico perno decisionale deve essere sempre ancorato all’asset allocation strategica, gestendo poi attivamente dei satelliti tattici per i singoli obiettivi da raggiungere a scadenze diverse. Da qui possiamo dedurre che non ci interessa cosa farà o ha fatto il mercato ma come partecipo al mercato….

    1. Certo Luca!
      Il punto è su che base costruire l’Asset Allocation Strategica (AAS)? In che modo decido di “partecipare al mercato”?
      E’ il momento giusto per entrare nell’azionario giapponese? Le materie prime sono salite molto: è giusto comprare o meglio vendere ? E l’oro cosa farà: salirà? Scenderà?
      Meglio affidare l’AAS a chi studia ed immagina scenari probabilistici oppure basare le scelte su dati che contemplino periodi storici sufficientemente rappresentativi delle varie fasi del ciclo economico?

      Il percorso di investimento deve essere “ancorato” all’Asset Allocation Strategica periodicamente ribilanciata . E l’unico modo per costruire un portafoglio “robusto” è una “robusta” analisi dei dati storici.

      1. …conoscere il passato può far essere saggi, ma si rimane comunque “fragili” di fronte alla novità ed il 2020 è stato maestro, pertanto sposo appieno da AAS con assoluta diversificazione poi plasmata su satelliti tattici per gli obiettivi da raggiungere. “Non mettere tutte le uova nello stesso paniere” (H. Markowitz)

        1. Condivido l’analisi che mi porta, tuttavia, ad una diversa conclusione: proprio l’imprevedibilità del 2020 è uno dei test che avalla l’importanza dell’analisi dei dati passati: nel periodo antecedente all’emergenza sanitaria, le prospettive per un proseguimento della crescita economica (dopo un 2019 da incorniciare) abbinate a bassi rendimenti obbligazionari e inflazione latente, favorivano nel migliore dei casi un netto sottopeso della componente governativa e di oro. Proprio quegli asset che hanno attutito il drawdown in piena pandemia.
          L’analisi dei dati storici avrebbe, invece, suggerito di mantenere queste attività di investimento strategiche in portafoglio.
          Lo studio del passato aiuta a comprendere il comportamento delle asset class durante le varie fasi del ciclo economico fornendo le basi per costruire un portafoglio “antifragile”. IMHO 🤓

          1. Esistono strumenti “antifragili”? Se si quali?

          2. Luca,
            non esistono strumenti antifragili.
            Esistono portafogli antifragili.

            E’ antifragile il portafoglio che mira a contenere il drawdown e a ridurre il “time to ricover” con la decorrelazione ribilanciata tra asset class.

            Permanent Portfolio, All Seasons, Golden Butterfly sono esempi di portafogli antifragili (trattati in articoli specifici del sito).

            Provo a dilungarmi sulla questione dell’importanza di decorrelazione e ribilanciamento partendo dal portafoglio Golden Butterfly (nella concezione originaria per l’investitore USA: 20% azionario USA 20% azionario small cap USA, 20% obbligazioni a lungo termine USA, 20% obbligazioni a breve termine USA, 20% oro).

            E’ il momento di comprare oro? E’ la domanda tipica che ci potremo fare guardando la composizione di questo portafoglio. Negli ultimi 50 anni l’oro è crescituo di quasi l’8% annuo. Purtroppo dal massimo relativo del gennaio 1980 l’oro è arrivato a perdere oltre il 50% e sono occorsi oltre 27 anni di recovery period per rivedere quella quotazione… E se si ripetesse questa situazione da domani? Saremmo in grado di spportare 27 anni di sostanziale perdita? Quali accorgimenti occorre eventualmente predisporre?

            E’ il momento di comprare azionario USA? Salirà, scenderà? A prescindere dalle prospettive, la perdita massima dell’azionario americano (sempre negli ultimi 50 anni) è stata di circa il 50% con un time to recover di circa 13 anni (e c’è ancora chi si ostina a dire che 10 anni siano sufficienti per investire solo in azioni)

            E l’obbligazionario a lungo termine USA? Perdita massima pari al 50% e time to recover di 20 anni.

            E l’azionario small cap USA? perdita massima del 50% e time to recover di 7 anni.

            Chi avesse investito in queste asset class singolarmente negli ultimi 50 anni avrebbe realizzato un investimento molto fragile a prescindere dai rendimenti finali.

            Il Golden Butterfly che contempla tutte queste asset class ribilanciate annualmente avrebbe sopportato una perdita massima dell’11% che, nel peggiore dei casi, sarebbe stata recuperata in circa 2 anni. Il tutto realizzando un rendimento annuo al netto dell’inflazione pari al 6% composto. Questo modello di portafoglio “antifragile ” tra il 1972 e il 2021 ha diminuito il max drawdown del peggior anno di un investimento in azionario puro americano dal – 50 % al -11,2% e, soprattutto, il time to recover da 13 anni a 2 anni riconoscendo rendimenti analoghi a quelli di un investimento azionario.

            I dati specifici dei portafogli sono reperibili su questo sito

            (L’analisi e le osservazioni sulle singole asset class sono “prese in prestito” da un mio collega).

    1. “L’opposto di fragile è dunque ciò che rimane integro nel peggiore dei casi.
      Ho definito questo terzo pacco «antifragile», neologismo che si è reso necessario perché sul dizionario non esiste un termine semplice e non composto che esprima l’inverso della fragilità. Infatti, l’idea di antifragilità non è presente in noi a livello conscio, ma fortunatamente fa parte del nostro comportamento innato, dell’apparato biologico dell’uomo, ed è una proprietà trasversale a tutti i sistemi che sono sopravvissuti.” (Nassim Nicholas Taleb)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *