Uno dei dubbi che più tormenta gli investitori riguarda il timing di ingresso sul mercato azionario.
Abbiamo visto in precedenti articoli che esistono strategie come il pac e lo smart pac che consentono di risolvere il problema del timing spalmando nel tempo l’investimento del capitale a disposizione.
Esistono però delle eccezioni che è bene conoscere prima di impostare la propria strategia.
Quando l’investimento graduale del proprio capitale, tramite un PAC o uno SMART PAC, risulta una scelta vincente?
E quando invece è preferibile una strategia di ingresso in un’unica soluzione, detta anche “PIC” ?
In questo post daremo una risposta a questa annosa domanda analizzando le evidenze storiche mettendole in prospettiva con le attuali valutazioni del mercato.
Indice
Pac e Pic: le differenze
Pic e Pac sono le due diverse modalità di investimento sui mercati finanziari.
La sigla “PIC” significa Piano di Investimento del Capitale. Si realizza con l’investimento in un’unica soluzione del capitale disponibile.
Il PAC, all’opposto, è il Piano di Accumulo del Capitale che prevede l’investimento del capitale disponibile dilazionato in più anni attraverso piccole rate mensili.
Talvolta queste due strategie possono essere richiamate anche tramite le rispettive definizioni americane: Dollar Cost Averaging (DCA – il nostro piano di accumulo) e Lump Sum (LS – il nostro piano di investimento del capitale).
N.B.:
In questo articolo tratteremo il piano di accumulo come strategia di investimento di un capitale già disponibile e non come formula di accantonamento di lungo termine.
Quando versi mensilmente una parte del tuo stipendio su un fondo pensione, o su un fondo/etf stai effettivamente investendo tutto il tuo capitale disponibile in quel particolare momento.
In questo articolo cercheremo, invece, di capire se sia meglio investire un capitale di, ad esempio, € 100.000 oggi oppure se sia meglio investirlo in 20 mesi con rate da € 5.000.
Pac vs Pic: cosa dice la storia
Per capire quale strategia sia vincente, andremo a confrontare i risultati di un PAC realizzato in una finestra di acquisto di 2 anni (24 mesi) con un PIC in un’unica soluzione.
Partiremo ipotizzando l’investimento sul mercato più rappresentativo al mondo: l’indice americano S&P500.
Questo grafico mostra l’evidenza: l’investimento in un unica soluzione (PIC) vince sul PAC nella stragrande maggioranza degli anni:



Leggiamo insieme cosa ci dice il grafico: l’immagine prende in esame l’andamento del mercato azionario americano dal 1960 al 2020.
La linea orizzontale in corrispondenza dello zero sta a indicare il livello di equilibrio in cui PIC e PAC di 24 mesi danno lo stesso risultato.
La linea grafica invece indica il livello di sovra o sottoperformance del PAC rispetto al PIC.
Il fatto che la maggior parte della linea grafica sia tracciata sotto il livello di equilibrio dello zero significa che il PAC, mediamente, ottiene un rendimento inferiore al PIC.
Si potrebbe a questo punto obiettare (giustamente) che il mercato azionario americano rappresenta un’eccezione. Magari per i mercati azionari globali o per i mercati emergenti il PAC potrebbe essere la soluzione migliore.



La tabella confronta ancora una volta PAC in 24 mesi e PIC in un’unica soluzione.
In questo caso è stato considerato l’investimento in Bitcoin, titoli di stato americani, oro, azionario globale, azionario emergenti, Portafoglio bilanciato 60/40, S&P500 e l’intero mercato azionario americano (indicati in prima colonna).
La seconda colonna mostra “quanto peggio” (in punti percentuali) ha fatto il PAC rispetto al PIC.
La terza colonna indica, invece, la percentuale dei mesi in cui il PAC ha fatto peggio del PIC.
Quando parliamo di mercati azionari (America, Paesi Emergenti, Paesi sviluppati ecc.) mediamente l’investimento in un’unica soluzione (PIC) fa guadagnare almeno il 7% in più rispetto al PAC.
Investire sui massimi di mercato: meglio il PAC?
Un’idea estremamente diffusa è quella che vedrebbe il PAC un’ottima strategia in presenza di valutazioni di mercato “elevate”.
Sappiamo che non è possibile prevedere con ragionevole certezza il prossimo crollo del mercato.
A questo punto, in presenza di valutazioni elevate, presagio di possibili correzioni, potrebbe essere intelligente scegliere il PAC: dilaziono nel tempo l’investimento in modo da sfruttare il prossimo ribasso.
In realtà anche in questo caso la strategia paga raramente.



Si tratta dello stesso grafico iniziale proposto nel paragrafo precedente.
Questa volta la linea grafica che evidenzia il livello di sovra e sottoperformance del PAC rispetto al PIC è stata integrata, aggiungendo le gradazioni di colore con il livello di valutazione dei mercati (indice CAPE).
Quando la linea grafica assume il colore rosso, allora le valutazioni dei mercati sono state eccessive.
Come puoi vedere da poco prima degli anni 2000 in poi le parti più rosse, ovvero quando il mercato era “sui massimi”, sono molto più presenti nella parte bassa del grafico.
Questo vuol dire che anche in caso di valutazioni eccessive per la maggior parte del tempo il PIC vince sul PAC.
Valutazioni “eccessive”: gestirle con il PAC
Che ci piaccia o no (dovrebbe piacerci!🤓 ) i mercati finanziari crescono per la maggior parte del tempo.
Certo nel breve termine possono esserci inefficienze, valutazioni eccessive, bolle speculative ma l’evidenza ci dice che i mercati finanziari salgono molto di più di quanto possano scendere.
Tradotto: più tempo impieghiamo a investire il nostro capitale, meno guadagniamo.
Se pensi che il mercato azionario sia sopravvalutato e che possa essere prossimo a un crollo, potresti dover aspettare anni prima di avere ragione.
E, come abbiamo visto, non è detto che aspettare o scegliere un PAC sia necessariamente la soluzione migliore.
A questo punto la scelta non dovrebbe essere tanto tra “comprare o aspettare” o tra “PIC o PAC” ma tra investire con buon senso o sulla base dell’istinto.
Se ti preoccupa investire il tuo capitale oggi, probabilmente non è un problema di valutazioni. Si tratta, piuttosto, di un problema di portafoglio troppo rischioso per te.
Dovresti considerare di iniziare con un portafoglio più conservativo e, eventualmente, incrementare l’esposizione azionaria dopo una correzione.
Un portafoglio robusto correttamente costruito, riesce ad avere risultati migliori di un PAC anche nei periodi più difficili.
Il grafico che segue (l’ultimo, promesso😇) analizza un periodo a cavallo di uno dei decenni dei più terribili per mercati finanziari: gli anni tra il 2000 – 2010 in cui le azioni hanno dato praticamente rendimenti pari a zero.



La linea nera mostra il rendimento medio mensile di un piano di accumulo di 24 mesi, la linea blu l’andamento di un portafoglio 60/40.
La linea blu si mantiene sopra la linea nera per la maggior parte del tempo confermando che un portafoglio “bilanciato” offre rendimenti superiori rispetto al PAC
Una soluzione intelligente è utilizzare il Pac (o meglio lo smart pac) per costruire una parte dell’esposizione azionaria.
Volendo ipotizzare un portafoglio bilanciato 50% azioni, 50% obbligazioni si potrà procedere investendo immediatamente i ⅔ della nostra esposizione azionaria (pari al 30% circa del capitale totale).
Il rimanente 20% potrà essere investito con un piano di 24 mesi secondo la logica dello smart pac.
In altre parole, puoi scegliere di non scegliere il timing di ingresso.



Conclusioni
Il momento migliore per iniziare a investire era ieri. Il prossimo momento migliore è oggi.
(cit.)
Per chi avesse letto velocemente per giungere alla parte finale, la conclusione è che l’investimento in un’unica soluzione (PIC) rende quasi sempre meglio dell’investimento dilazionato nel tempo (PAC).
Questa considerazione vale per tutte le aree geografiche e per tutti i regimi di valutazione.
Otterrai quasi sempre risultati migliori investendo tramite PIC.
L’unica eccezione è il caso di un mercato ribassista per un periodo di tempo relativamente lungo che potrebbe farsi attendere chissà per quanto tempo.
Attenzione però! E’ altrettanto vero che “ la migliore strategia di investimento non è quella che massimizza il rendimento ma quella che massimizza le ore di sonno” (cit.)
Ecco perché il piano di accumulo (nell’accezione dello smart pac) può essere utilizzato per costruire la parte residuale di un portafoglio diversificato.
Probabilmente non servirà a ottenere risultati migliori ma consentirà di sentirsi più in confidenza con i propri investimenti.
Il PAC, in caso di capitale pre esistente, può essere utilizzato come una assicurazione virtuale che possa dare quella spinta in più ad investire, purché lo si utilizzi su strumenti con volatilità elevata, il rischio massimo? Solo guadagnare meno del mercato oppure perdere meno. Ora ad esempio per togliere la liquidità in eccesso dai conti correnti non sembra male utilizzare un piano di accumulo su un prodotto obbligazionario di alta qualità ad elevata duration, magari di pari durata della scadenza effettiva degli strumenti che lo compongono, in modo da sfruttare lo spread che si viene a creare nel percorso. Il rischio specifico? Visto il rating nessun rischio capitale e considerato che le obbligazioni rimborsano alla pari, al massimo percepisci solo in rendimento nominale cedolare. Chiaramente il PAC in questo ultimo caso deve essere al costo zero o quasi. Buona domenica e grazie ancora di questa brillante azione gratuita che ci regali ogni domenica David!
Interessante interpretazione “contrarian” del PAC: utilizzarlo come accumulo su strumenti ad elevata duration per potenziare la protezione del portafoglio in un contesto di rialzo dei tassi.
Certo bisogna essere un po’ “asceti” per riuscire nell’intento.
Grazie a te Luca per il tuo puntuale contributo.
Ciao David grazie per i tuoi contributi. Ho da poco cominciato a investire decidendomi per un PAC su SWDA per azionariato globale. Ho anche una 20% su big tech al momento, ma mi chiedo: quale potrebbe essere un modo per decorrelare queste classi di investimento? Qual è il lazy portfolio che più si potrebbe avvicinare alla mia situazione attuale? Ho al momento una liquidità del 70% circa perché ho appena chiuso un conto deposito e ho parecchi dubbi su come impiegarla e il fatto che SWDA crescerà nel tempo come peso mi confonde non poco riguardo ai pesi relativi e al ribilanciamento. Ho un orizzonte di circa 15 anni. Grazie ancora per i tuoi articoli.
Ciao Daniele,
le possibili coperture contro i drawdown dell’azionario sono governativi come USA, Giappone, Svizzera… (e anche Cina) e l’investimento in valute rifugio (che sono, guarda caso, proprio quelle in cui sono espressi i governativi a cui ho fatto riferimento).
Anche l’oro ha funzione dì decorrelazione.
Mettendo tutto insieme (azioni, governativi, oro…) si torna sempre al concetto del lazy.
15 anni sono un ottimo punto dì partenza, tuttavia non esiste un lazy che possa essere prescritto a comando.
La logica di un portafoglio “pigro” deve essere studiata compresa e assimilata. Questo perché una volta scelto il portafoglio deve essere gestito/ribilanciato. Il processo di ribilanciamento è tutt’altro che semplice.
Si tratta di vendere quando tutti intorno a te gioiscono per le loro performance e di comprare quando gli altri ti daranno del pazzo.
Prendiamo uno dei più famosi: l’All Seasons (composto da azioni, obbligazioni, oro e materie prime).
Le materie prime dal 2013 al 2020 hanno subito una flessione costante che le ha portate a perdere oltre il 35%. Quanti investitori hanno avuto la disciplina di attenersi al modello per 7 anni ribilanciando costantemente (comprando materie prime)? E’ estremamente difficile anche per i professionisti.😅
Discorso analogo per l’oro: dal 2011 al 2015 ha attraversato 4 anni di drawdown per un ribasso complessivo di circa il 40%.
Anche il miglior portafoglio del mondo diventa inutile se non se ne comprendono correlazioni, pesi e contrappesi.
Un caro saluto.