L’obbligazionario cinese diventerà il nuovo asset rifugio per eccellenza sostituendo e spodestando il primato americano?
In questo periodo tra gli addetti ai lavori non si parla d’altro: mentre i titoli di stato americani stanno perdendo la loro efficacia come asset difensivo, le obbligazioni cinesi stanno diventando la scelta da preferire per il prossimo futuro, vista la loro duplice capacità: protezione e rendimento.
Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire meglio cosa stia cambiando nel panorama economico finanziario e quali sono i dati a supporto di queste indicazioni.
Indice
Scenario attuale: è la fine del Bull Market?
Le ultime settimane sono state caratterizzate da un brusco ritorno della volatilità con i mercati azionari che sono stati travolti da ribassi improvvisi e violenti.
Pur non avendo risparmiato nessun settore il crollo ha interessato soprattutto il comparto tecnologico arrivato a perdere oltre il 10% in 4 sedute.
Si tratta di un’inversione di tendenza o, piuttosto, di una pausa di riflessione in un contesto di crescita? E’ scoppiata la bolla sui titoli tecnologici o, più in generale, sul mercato azionario?
Possiamo rispondere a questa domanda facendo alcune considerazioni di carattere generale:
- Le economie occidentali e quelle dei paesi asiatici come la Cina, per quanto provate dal lockdown, si trovano in una fase di ripresa dopo la crisi recessiva più rapida e più breve della storia.
Questa ripresa è ampiamente sostenuta dall’azione delle banche centrali che continuano a stimolare la crescita con iniziative senza precedenti. Quindi, seppur possa sembrare strano, ci troviamo in un contesto di crescita economica successiva ad una recessione (breve) con il supporto delle maggiori banche centrali; - Le valutazioni delle azioni sono sicuramente elevate. E in molti continuano a sostenere che la finanza sia totalmente scollegata dall’economia reale.
Non scordiamoci, tuttavia, che mai come ora i tassi di interesse sono stati così bassi.
Con rendimenti obbligazionari praticamente nulli (o, peggio, negativi) la ricerca di rendimento passa obbligatoriamente attraverso le azioni (sostenendone i prezzi – leggi il post di approfondimento – ); - Il rimbalzo dei mercati è stato trainato dal settore tecnologico (meno colpito dalla crisi) e, soprattutto da un numero ristretto di titoli i cosiddetti FAANG (Facebook Amazon, Apple, Netlfix, Google).
Questi titoli rappresentano oltre il 50% del mercato tecnologico americano (Nasdaq) ma soprattutto oltre il 25% del mercato principale Usa (S&P 500). L’indice S&P 500 rappresenta l’andamento delle 500 maggiori aziende americane. Un quarto di questo mercato è rappresentato da sole 4 aziende!!! ( e le altre 496???).
E’ probabile che dovremo imparare a convivere con l’instabilità, anche perchè all’orizzonte si prospetta l’arrivo di un autunno abbastanza “caldo”:
- Dovremo superare l’incognita di una seconda ondata di contagi
- Si avvicinano le elezioni presidenziali americane che, storicamente, rappresentano un potenziale elemento di destabilizzazione per i mercati.
- Continueremo ad assistere al protrarsi degli attriti tra Stati Uniti e Cina.
- E non dimentichiamoci che il capitolo Brexit non solo non è finito, ma sta tornando ad infiammare gli animi.
Ma le obbligazioni cinesi in tutto questo cosa c’entrano?
Da buoni investitori il nostro obiettivo è quello di catturare le migliori opportunità per guadagnare e proteggere il nostro portafoglio dai piccoli e grandi terremoti a cui la finanza è sottoposta.
E le obbligazioni cinesi stanno diventando quel porto sicuro che storicamente era appannaggio dei titoli di stato USA.
La nuova era delle obbligazioni Cina: il crollo dei rendimenti dei titoli di stato USA
Non sto suggerendo di buttare via tutti i tuoi investimenti in titoli americani e ORO, perché sono e rimarranno comunque due tra le opzioni più efficaci per proteggere i portafogli (leggi il post dedicato).
Tuttavia il mix di Treasury americani, oro e titoli indicizzati all’inflazione potrebbe non essere più sufficiente a proteggere efficacemente il portafoglio.
Ecco che è necessario ampliare la gamma degli strumenti difensivi.
Perché i titoli di stato USA non sono più sufficienti?
Il grafico che segue mostra il drastico calo dei rendimenti dei titoli di stato americani (i Treasury appunto):


Anche solo fino a sei mesi fa il titolo di stato americano presentava una certa attrattività in termini di rendimento rispetto a quanto offerto da qualsiasi altro paese solido.
Oggi offre, invece, un rendimento sensibilmente ridimensionato (0,6% a dieci anni) e questo ne riduce anche la capacità protettiva.
Mi spiego meglio: le masse di investitori, che possono soffrire di irrazionalità ma che non sono così stupide, nei momenti di crisi di mercato scelgono di rifugiare i propri capitali dove trovano opportunità di protezione a fronte di un rendimento che sia, comunque, decente.
Ormai ai titoli di stato Usa manca l’attrattività dei rendimenti e questo fa perdere anche la certezza che, in momenti di crisi, gli investitori scelgano questa opzione per i propri capitali.
Questo significa che il Treasury, verosimilmente, continuerà ad essere un asset rifugio nei momenti di incertezza ma con minor efficacia.
Ecco perché è indispensabile implementare nuove strategie di protezione.
Le obbligazioni cinesi, tra protezione e rendimento
Come sopperire alla perdita di attrattività dei titoli di stato USA?
La soluzione più ovvia è quella di individuare uno stato solido in cui i titoli governativi emessi offrano ancora un rendimento decoroso (superiore almeno al 2%).
La Cina in particolare è uno dei pochi paesi sviluppati in grado di offrire rendimenti governativi ancora ampiamente positivi:


Quello che intendo comunicare con questa analisi è che ormai una grande fetta degli investitori è pronta a scommettere sulla crescita del mercato azionario cinese, ma in realtà in pochi sanno che il dragone può svolgere anche un’importante funzione di diversificazione e protezione.
Nel corso degli storni più o meno recenti dei mercati, le obbligazioni cinesi hanno offerto una valida fonte di protezione. Inoltre il concreto rendimento offerto da questi titoli li rende un’ottima soluzione in un contesto in cui i tassi sono prossimi allo zero praticamente in tutto il mondo.
Il grafico che segue confronta l’andamento di titoli di stato USA, titoli di stato Cina e mercato azionario nel corso della piena crisi sanitaria del 2020:


Questo è invece lo stesso confronto durante il primo trimestre del 2018:


Mentre questo è il confronto delle stesse 3 asset class durante il pesante storno del mercato azionario registrato nell’ultimo trimestre 2018:


Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova
Agatha Christie
Ovviamente l’analisi del passato non è un sistema infallibile per prepararsi al futuro.
Tuttavia possiamo incrociare gli andamenti passati con queste considerazioni:
- La Cina si sta progressivamente aprendo ai mercati esteri e la banca centrale cinese sembra propensa a favorire una stabilizzazione della valuta;
- Da tempo si parla di un mondo sempre più bipolare: da una parte i paesi occidentali (Stati uniti ed Europa) e dall’altra quelli asiatici.
A questo punto la Cina ha assunto un’importanza paragonabile a quella di Stati Uniti ed Europa ed è quindi meritevole di un maggior peso nei portafogli rispetto a quello che avuto in passato; - Il mercato obbligazionario cinese ha conosciuto un importante sviluppo ed un’importante apertura nell’ultimo decennio ma gli investitori stranieri ne detengono ancora meno del 3%.
Questo significa ampio margine di crescita della domanda di questo asset con conseguente rialzo delle quotazioni (+ richiesta = + crescita dei prezzi); - Vista l’attuale livello dei tassi di interesse cinesi, la banca centrale ha ancora ampi margini di riduzione dei tassi per favorire l’economia. Riduzione dei tassi di riferimento significa crescita del valore delle obbligazioni;
- La Cina gode di un ottimo merito creditizio è, cioè, a tutti gli effetti un paese “solido”.
I migliori strumenti per investire sull’obbligazionario cinese
Grazie alla progressiva apertura della Cina oggi è possibile investire in maniera diretta su questo mercato attraverso strumenti specifici che selezionano titoli di stato e obbligazioni cinesi.
In particolare le obbligazioni Made in China sono divise in due segmenti distinti:
- Obbligazioni offshore cioè denominate in dollari americani;
- Obbligazioni onshore denominate in valuta cinese (renminbi).
Esistono prodotti che consentono di investire in entrambe le categorie.
Questa è la mia personale selezione di strumenti per investire sull’obbligazionario cinese:
- Schroder China Local Currency: Fondo con elevato track record (anno di lancio: 2012) che investe principalmente in obbligazioni emesse dallo stato e da agenzie governative denominate in renmimbi;
- Pictet Chinese Local Currency debt: che prevede un approccio più flessibile vista la possibilità di investire anche in società. La valuta di di riferimento èsempre il renmimbi;
- Blackrock China Bond: anche questo fondo investe in obbligazioni emesse da società ed agenzie governative. In questo caso è prevista, però, la possibilità di investire sia sul mercato offshore (denominato in dollari americani) che onshore (denominato in renmimbi);
- Xtrackers II Harvest China Government Bond: si tratta di un etf che consente di esporsi al mercato dei titoli di stato cinesi contenendo i costi di gestione.
Di seguito il link per accedere al dettaglio dell’analisi degli strumenti: Link
Conclusioni
Bisogna essere di mente aperta, ma non tanto da far cadere il cervello.
James Randi
Il mondo, la vita e anche i mercati cambiano costantemente.
Sapersi adattare al cambiamento è la chiave per vivere ed investire con successo.
Questo non significa rinnegare le convinzioni del passato per abbracciare il rinnovamento senza nessuno spirito critico.
I titoli di stato americani sono stati un ottimo strumento di protezione per oltre 50 anni, e probabilmente continueranno ad esserlo.
Con altrettanta probabilità non sarà più sufficiente difendere i propri investimenti con i soli di titoli di stato tradizionali.
Il mercato cinese costituisce una straordinaria opportunità di diversificazione in grado di conciliare rendimento e protezione.
Senza dimenticare però che si tratta ancora di un paese pieno di contraddizioni e di una superpotenza guidata, a tutti gli effetti, da un regime.
Ecco perché dovrebbe essere considerata come uno dei tasselli che compongono la parte obbligazionaria di un portafoglio.
Idealmente il 5 – 10% in funzione dei propri obiettivi e del proprio profilo di rischio.
Leggi anche:
Investire in Cina: strumenti, rischi ed opportunità;
Investire nei mercati emergenti: nuove opportunità;
Obbligazioni: meglio fondi, ETF o titoli singoli?
I 4 pregiudizi da estirpare sulle obbligazioni;
I migliori fondi ed ETF obbligazionari.
Per avere reale beneficio da questo asset ritengo imprescindibile che lo strumento sia costituito in CNY e non in USD, altrimenti il risultato viene distorto dal cambio EUR/USD. Personalmente ritengo molto valido anche questo ISIN: LU1717043837, il quale ha una correlazione accettabile con il fondo indicato nel vostro articolo: LU0764816798, che gli permette di coesistere dentro un portafoglio (fonte qualificata di settore, nell’anno 2020 , ha calcolato una correlazione pari a 0,40)
Ti ringrazio per la tua importante precisazione: molti strumenti offrono esposizione ai bond cinesi attraverso il passaggio dal dollaro statunitense.
Il fondo che tu hai giustamente menzionato (UBS CHINA FIXED INCOME LU1717043837) replica l’andamento di uno dei fondi analizzati nell’articolo (SCHRODER CHINA LOCAL CURRENCY BOND LU0845699254). Entrambi, infatti, sono esposti alle obbligazioni governative onshore cinesi.
L’altro fondo analizzato nell’articolo e da te menzionato (BGF CHINA BOND LU0764816798) offre, invece, l’esposizione ad un mix di obbligazioni governative e societarie cinesi emesse in valuta locale ed in dollari .
Personalmente ritengo che siano strumenti e strategie (esposizione governativa + societaria) che debbano coesistere all’interno di un portafoglio diversificato.
Il mio personale parere è che l’esposizione alla parte governativa in renminbi (CNY) sia più idonea a fornire decorrelazione rispetto all’andamento dei mercati azionari e obbligazionari “tradizionali”. Questa capacità è più limitata invece nel mix governativo e societario (quindi nel caso del BGF CHINA BOND LU0764816798 come giustamente osservavi) che, tuttavia, presenta rendimenti a scadenza sensibilmente superiori.
A questo link è disponibile una comparazione dei tre strumenti: CONFRONTO STRUMENTI OBBLIGAZIONARI CINESI
Al puro fine di copertura ritengo molto valida questa strategia passiva: LU2095995895.
Grazie Luca per il tuo contributo. L’etf da te segnalato consente di esporsi al mercato obbligazionario cinese in maniera efficiente. Il tuo intervento, tra l’altro, solleva un’altra importante questione: l’etf indicato (come del resto quello inserito nella selezione dell’articolo) prevede l’investimento in obbligazioni cinesi attraverso il passaggio dal dollaro. Infatti il comparto è espresso nella valuta statunitense. Quindi l’investitore non si espone direttamente al renmimbi ma al cambio dollaro/renminbi.
I fondi attivi, invece, consentono di realizzare un esposizione diretta alla valuta cinese senza nessun ulteriore passaggio valutario. Come indicato dal prospetto ” Il Comparto è gestito attivamente e investe almeno due terzi
del proprio patrimonio in titoli a tasso fisso e variabile,
obbligazioni convertibili e Investimenti del mercato
monetario denominati o coperti in RMB onshore (CNY).”
Mi permetto di eccepire che in questo caso l’investitore si espone ad un doppio rischio cambio:
– CNY/USD in quanto non coperto sugli attivi interni del comparto come testualmente riportato nella scheda informativa:
“UBS ETF (LU) J.P. Morgan CNY China Government 1-10 Year Bond UCITS ETF (USD) A-acc Scheda informativa del fondo
UBS Exchange Traded Funds > UBS ETF SICAV
Descrizione del fondo
• Il comparto mira a replicare, prima delle spese, la performance del J.P. Morgan China Government + Policy Bank 20% Capped 1-10 Year Index (Total Return) (l’«Indice» di questo comparto) in termini di prezzi e rendimenti.
• Il J.P. Morgan China Government + Policy Bank 20% Capped 1-10 Year Index punta a replicare l’andamento di idonei titoli di Stato a tasso fisso denominati in CNY e obbligazioni delle policy bank (banche cinesi di interesse nazionale) con vita residua compresa tra 1 e 10 anni.
• Il comparto assume un’esposizione ai componenti dell’Indice.
• Inoltre, le classi di quote con copertura valutaria puntano a ridurre l’impatto delle fluttuazioni di cambio tra la valuta di riferimento e quella dell’indice.
• Il fondo è gestito in modo passivo.
• Il rischio di cambio tra CNY e USD non è coperto.”
– EUR/USD sul NAV in quanto lo strumento è in valuta USD;
Infatti solo l’espressione del NAV dell’ISIN in parola è espresso in EUR come previsto poi sul prospetto:
“Art. 10. Calcolo del valore patrimoniale netto per azione. Il valore patrimoniale netto di un Comparto la quota risulta dalla divisione del patrimonio netto totale del Comparto per il numero delle sue azioni in circolazione. Il patrimonio netto di ogni Comparto è pari alla differenza tra i valori patrimoniali del Comparto e delle sue passività. Il valore patrimoniale netto per azione è calcolato nella valuta di base
dei relativi Comparti e possono essere espressi in altre valute che il Consiglio può
decidere.
Riferendosi ai Comparti per i quali sono state emesse diverse classi di azioni, il patrimonio netto il valore per azione è calcolato per ciascuna classe di azioni. A tal fine, il valore patrimoniale netto di per azione è calcolato nella valuta di base
dei relativi Comparti e possono essere espressi in altre valute che il Consiglio può
decidere.
Il comparto attribuibile alla classe pertinente viene diviso per il totale delle azioni in circolazione di quella classe.
Il patrimonio netto totale della Società è espresso in EUR e corrisponde alla differenza tra il totale delle attività della Società e il totale delle sue passività.
A questo scopo calcolo, il patrimonio netto di ogni Comparto, se non è denominato in EUR, viene convertito in EUR e sommati.”
Credo di aver delineato più specificatamente la parte del cambio che è ad incidenza elevata sul risultato finale, in particolare su determinati foreign exchange.
Esatto Luca. E’ precisamente il concetto a cui facevo riferimento quando osservavo che l’etf non espone direttamente al renminbi ma al cambio dollaro/renminbi.
Questo è il motivo per esporsi a questa classe di attivi è preferibile l’utilizzo di fondi attivi che investono direttamente in renminbi (e quindi espongono l’investitore al cambio euro/renminbi).
I fondi indicati dalla selezione (insieme al comparto UBS che segnalavi) offrono, infatti, un esposizione diretta alla valuta cinese. L’unica eccezione è il comparto Blackrock China Bond che investe in obbligazioni cinesi onshore e offshore (cioè denominate in dollari)
…ma comunque il BlackRock china bond, essendo composto a base CNY, riflette il rischio cambio sul NAV integralmente EUR/CNY eludendo il passaggio EUR/USD, quindi anch’esso diversifica in modo efficiente verso una esposizione valutaria al CNY. L’unico vantaggio delle strategie a base USD è una doppia correlazione per l’investitore EUR, almeno fino a quando la valuta cinese rimane agganciata al dollaro USA con un ridotto range di oscillazione, che nelle fasi di selloff dei mercati potrebbe essere utile… quindi forse nei portafogli più grandi e con possibili maggiori articolazioni non sono completamente da escludere ma da integrare magari con peso minore.