Miti da sfatare sul mercato azionario

Intorno al mercato azionario si sono negli anni costruiti molti miti, per lo più negativi, che hanno finito per delineare un’immagine dell’investimento finanziario distorta e dispregiativa.

Questo ha portato alla diffidenza la maggior parte dei risparmiatori, che considerano il mercato azionario alla stregua di una scommessa al casinò, e si guardano bene dal destinarvi i propri risparmi, che con tanta fatica hanno accumulato.

D’altro canto, per molti risparmiatori è diventato sempre più difficile trovare una forma alternativa sicura di investimento, che non siano i soliti libretti postali, conti correnti,  Bot o Btp, i cui rendimenti, così prossimi allo 0%  non giustificano neppure il tempo di indisponibilità della somma versata.

Forse è arrivato il momento di  approfondire cosa significhi investire in azioni e come mai, nonostante la fama negativa che circola nei confronti della finanza, questa venga ancora largamente utilizzata sia dai grandi imprenditori che dai piccoli risparmiatori più scaltri.

Quindi analizziamo e cerchiamo di sfatare analiticamente qualche mito che aleggia intorno al mondo della finanza. 

L’investimento in azioni è molto rischioso e le probabilità di guadagno sono molto basse.

Falso

Investire in azioni è, storicamente, estremamente remunerativo
Le azioni sono le singole parti in cui è suddiviso il capitale di una società (per questo nominata Società per Azioni): acquistando azioni di una società, si diventa soci (magari in piccolissima percentuale) dell’azienda che le ha emesse. 
Le azioni sono state e rimangono lo strumento di investimento migliore per generare ricchezza nel tempo:

  1. Il beneficio più rilevante dell’investimento in azioni è il diritto di partecipazione ai profitti: chiunque possieda azioni ha il diritto di ricevere, periodicamente, il dividendo, cioè una quota degli utili della società proporzionale al numero di azioni possedute.
  2. Il secondo vantaggio dell’investimento nel mercato azionario è rappresentato dalla possibilità di rivendere le proprie azioni ad altri “aspiranti” azionisti ad un prezzo più alto rispetto al valore di acquisto a suo tempo effettuato. Sarà possibile vendere il proprio investimento ad un prezzo fissato in maniera univoca ed uguale per tutti: il prezzo di mercato
Rivalutazione di un investimento azionario – capitale iniziale: € 10.000

Questa è la rivalutazione di un investimento di € 10.000 (reddito da dividendi e reddito da rivalutazione del prezzo) nel mercato azionario globale in un periodo di 15 anni (un po’ tanti ma l’investimento azionario ha bisogno di tempo!).

La cosa più importante da notare è che non è stato preso un periodo a caso: chi avesse investito in questo arco temporale sarebbe “inciampato” nella più grande crisi finanziaria di tutti i tempi (fallimento Lehman brothers anno 2008) ma, nonostante ciò, avrebbe realizzato un guadagno del 350% circa (capitale più che triplicato), al lordo della tassazione.
Se confrontiamo quelli che sono stati i risultati del mercato azionario rispetta a forme di investimento più sicure la differenza è eclatante.
Fermo restando che il conto corrente resta la soluzione migliore per chi presume di dover disporre del proprio capitale entro breve tempo, cercare la falsa sicurezza offerta da titoli di Stato od obbligazioni, significa andare incontro a perdita certa per effetto  dell’inflazione (troverete un articolo in cui approfondisco gli effetti dell’inflazione qui).
 Gli effetti dell’inesorabile svalutazione saranno visibili solo dopo  molti anni ma a quel punto sarà troppo tardi per prendere provvedimenti. 

Solo chi ha un grosso capitale a disposizione può permettersi l’investimento azionario

Falso

L’investimento azionario, per quanto volatile, rappresenta una delle poche soluzioni finanziarie in grado di offrire un rendimento dignitoso: oggi i rendimenti offerti dalle attività d’investimento “sicure”( libretti postali, conti deposito) sono prossimi allo zero. Chi dovesse scegliere di investire in titoli di stato o prodotti obbligazionari non riuscirà a fare tanto meglio (leggi l’approfondimento de “Il Sole 24 Ore”).
La finanza moderna ha reso l’investimento praticabile a qualsiasi capitale (grande o piccolo ma sempre importante!): esistono prodotti accessibili a partire da soglie di  € 100 mensili e meccanismi che prevedono una esposizione graduale e modulare al rischio. Un esempio concreto di strumento molto utilizzato è il PAC di cui ho lungamente parlato nell’articolo dedicato.
La domanda da porsi non è “quanto è grande il capitale a disposizione” ma, piuttosto “quanto tempo ho a disposizione”: visto che l’instabilità del breve periodo tende a confluire verso la crescita nel lungo termine, l’investimento azionario è adatto a tutti i capitali a condizione che sia finalizzato al raggiungimento di un obiettivo di rendimento lontano nel tempo (approfondisci cosa significa investire per obiettivi).

Ovviamente l’investimento azionario non dovrà essere l’unica scelta, ma un portafoglio in grado di difendere il capitale dall’inflazione non può prescindere dall’impiego in azioni.

La paura di sbagliare il momento giusto: esiste il rischio di investire quando il mercato  è al picco massimo che precede il crollo

Falso

Pretendere di individuare il momento perfetto è impossibile: si finisce sempre per  arrivare o troppo presto o troppo tardi.
I mercati azionari sono estremamente volatili e possono passare da stati di stabilità a situazioni estreme in maniera repentina. A nessuno piace perdere, tuttavia, riuscendo a spostare il proprio orizzonte temporale dal breve al lungo termine, le oscillazioni tenderanno a riassorbirsi consentendo di realizzare ottimi rendimenti:

GRAFICO INDICE AZIONARIO MSCI WORLD
Grafico indici azionari globali e azionari paesi emergenti MSCI WORLD – MSCI EMERGING MARKETS


Il grafico rappresenta l’andamento dei mercati azionari globali nel corso degli ultimi 15 anni: nonostante la profonda crisi del 2008 e i successivi crolli, la performance annua (MSCI ACWI) risulta pari al 15% (semplice) circa.

Dunque per investire in azioni (nelle dovute quantità) non necessariamente è richiesto un profilo di rischio da speculatore per individuare il giusto momento d’ingresso ma è indispensabile un congruo orizzonte temporale. (almeno 7 anni volendo identificare un arco temporale minimo).

Le azioni salgono e scendono velocemente e quindi è indispensabile comprare e vendere frequentemente

Falso

Movimentare eccessivamente il proprio portafoglio azionario rischia di diventare una rincorsa al mercato nella quale si perdono tutte le potenzialità di rendimento.
Inoltre, ogni transazione comporta inevitabilmente dei costi che finiscono per compromettere le performance.
Una volta identificata la giusta strategia, la percentuale azionaria ottimale per il proprio profilo di rischio ed un idoneo orizzonte temporale, mantenere il portafoglio inalterato e astenersi da iniziative miopi è la scelta migliore.

L’investimento in azioni richiede competenze e attività di studio specifiche

Vero e Falso

La corretta valutazione di un’azienda quotata in borsa necessita di una serie di competenze specifiche: l’interpretazione dei bilanci, lo studio del business, le prospettive di sviluppo, l’analisi delle strategie e delle capacità del management ecc…
Ecco perché investire in singoli titoli azionari significa capire esattamente quello che si sta facendo: è un’attività  estremamente rischiosa, se esercitata senza le opportune competenze.

Esiste però da tempo la possibilità di affidarsi a società specializzate delegando loro il processo di analisi e  selezione dei migliori titoli azionari.

Questo permette di sfruttare  competenze specifiche a proprio vantaggio e, a fronte di un costo di gestione naturale per il servizio offerto, raccogliere i risultati di questa specializzazione senza intraprendere faticosi approfondimenti di materia finanziaria (approfondisci: il risparmio gestito).

Delegare ad altri le proprie scelte d’investimento significa non controllare come viene gestito il proprio capitale

Falso

Pretendere di avere il controllo ed il monitoraggio sull’andamento dei propri capitali è perfettamente legittimo visto che si tratta dei propri risparmi.
Tuttavia, per assurdo, si ottengono  rendimenti migliori se l’attività di monitoraggio sarà sporadica nel tempo.

Mi spiego meglio: l’investitore medio compra alto, vende basso e movimenta il portafoglio frequentemente.
Focalizzarsi sui movimenti di breve periodo distoglie dagli obiettivi di lungo termine inducendo a prendere decisioni dettate dall’emotività che danneggiano  irrimediabilmente il patrimonio (leggi l’articolo di approfondimento sui danni finanziari causati dall’emotività).

Chi, ad esempio, avesse deciso di abbandonare il mercato azionario  dopo la rovinosa crisi del 2008, avrebbe perso uno dei periodi più longevi di mercato rialzista. 

Investire in azioni è molto più rischioso che investire in immobili

Falso

Come per tutte le attività che producono profitto, investire in azioni comporta l’assunzione di rischi.
Tali rischi possono essere efficacemente gestiti purché si abbia a disposizione un orizzonte temporale di lungo termine.

Nessun investimento è privo di rischi: anche il granitico valore immobiliare nel tempo può riservare spiacevoli sorprese:

Negli ultimi 15 anni il valore degli immobili in italia è sceso del 18% circa rispetto al picco massimo.

Aldilà di questo non trascurabile dettaglio, bisogna considerare che:

  • L’investimento immobiliare richiede un capitale di partenza elevato: per quanto si possa essere abili nel ricercare occasioni a prezzo di saldo (quali aste immobiliari, unità da ristrutturare, cambi di destinazioni d’uso), piuttosto che ad individuare aree urbane o geografiche deprezzate, l’acquisto richiede capitali iniziali non inferiori ad  € 50.000 – 70.000;
  • L’immobile locato richiede un impegno costante: l’idea della rendita periodica certa è un altro mito da sfatare. La recessione economica, la disoccupazione giovanile, l’incertezza del mondo del lavoro sono tutte incognite che pesano sulla capacità di pagamento del potenziale inquilino. Inoltre, un’abitazione richiede attività amministrative e di manutenzione costanti;
  • La rendita da affitti è storicamente inferiore a quella del mercato azionario: trattandosi comunque di investimento a lungo termine, la resa del mattone si attesta, mediamente, attorno ad un 5% annuo (lordo) che, per quanto interessante, è di gran lunga inferiore alla remunerazione offerta dalle azioni.

Se da un lato non esiste investimento privo di rischio, dall’altro non bisogna dimenticare che assumere volontariamente dei rischi misurati è un processo naturale dell’esistenza umana:  imparare a camminare, andare in bicicletta, sposarsi e fare figli sono tutte attività che implicano rischi più o meno elevati.

Quindi è impossibile pretendere un beneficio da un investimento senza assumersi dei rischi.

E’ assurdo sia lanciarsi in attività speculative per mera avidità ma è altrettanto assurdo puntare esclusivamente su alternative a basso rischio con rendimenti pressoché nulli.

Bisogna imparare a conoscersi e capire quali rischi si è disposti a correre.

Il rischio più grande nel campo degli investimenti (e in ogni ambito della nostra vita)  è la perdita dell’opportunità.

Conclusioni

Conclusioni

  • Con tassi d’interesse eccezionalmente bassi, proteggere il proprio capitale con soluzioni sicure quali conti correnti, depositi postali, e titoli di stato significa esporsi a perdita certa per effetto dell’inflazione;
  • Avendo a disposizione un adeguato orizzonte temporale, l’investimento azionario risulta una delle attività più redditizie;
  • Le azioni rappresentano una componente imprescindibile per realizzare rendimento nel lungo termine anche per chi ha una bassa tolleranza al rischio (si potrà, in questo caso, dedicarvi una parte marginale del patrimonio con strategie opportune per la mitigazione del rischio – come esempio attraverso la tecnica Barbell di cui ho parlato in questo articolo dedicato -);
  • Meno si movimenta un portafoglio azionario meglio è: operatività frequente, oltre che comportare aggravio di costi, rischia di vanificare le potenzialità di rendimento di lungo termine;
  • E’ impossibile individuare il momento perfetto d’ingresso sul mercato. Piuttosto meglio affidarsi ad automatismi d’investimento come il piano di accumulo;
  • Meglio puntare su portafogli diversificati (fondi o etf) piuttosto che scegliere singole azioni.

Un’ ultima considerazione: vista la volatilità del mercato azionario, è opportuno  precisare (soprattutto per chi si avvicina all’investimento per la prima volta) che un portafoglio diversificato  comprende anche altre classi di investimento più stabili: diversificare significa, appunto, suddividere il proprio capitale in varie attività d’investimento per  evitare che vadano tutte nel verso sbagliato contemporaneamente (leggi l’articolo sulla diversificazione).

E’ una precauzione che serve a sopportare le turbolenze del breve termine

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