Dopo mesi di calma apparente, sui mercati finanziari è tornata protagonista la volatilità.
Nelle ultime settimane, infatti, l’attenzione di molti investitori è stata catturata dall’”improvvisa” correzione del mercato azionario.
A dire il vero, da tempo in molti si interrogano sulla sostenibilità di valutazioni azionarie sempre più alte e sulle prospettive dei mercati finanziari sempre più scollegati dall’economia reale.
Cosa aspettarsi adesso? Si tratta dell’inizio di un nuovo rovinoso crollo? Come tutelare i propri investimenti?
Procediamo con ordine analizzando cosa è accaduto nel corso delle ultime settimane.
Le ragioni del “crollo”
Anche se può sembrare strano, le ragioni che hanno innescato la correzione sono da ricercarsi nel miglioramento delle prospettive economiche.
Il processo di somministrazione dei vaccini ha accelerato il percorso di normalizzazione dell’attività economica e della vita di ognuno di noi. Il dato è chiaramente positivo.
Ma questo ha scatenato una reazione a catena.
- Primo step:
La questione è che la crescita economica potrebbe riprendere a correre in modo troppo vigoroso: il superamento dell’emergenza sanitaria e lo stanziamento di importanti fondi pubblici per la ripresa, potrebbe surriscaldare l’economia risvegliando l’inflazione prematuramente; - Secondo step:
L’inflazione rappresenta, a sua volta, un rischio per la crescita economica (ne parlo in questo post) e, per contrastarla, le banche centrali potrebbero essere costrette a rialzare i tassi prima del previsto.
Fino ad oggi una condizione che ha fornito un importante supporto ai mercati azionari sono stati proprio i bassi tassi di interesse: si investe in azioni perché non ci sono rendimenti nelle obbligazioni e quindi non ci sono alternative (T.I.N.A. There Is No Alternative); - Terzo step:
Se i tassi salgono, ecco che invece l’alternativa c’è eccome: si vendono azioni (rischiose) in previsione di poter investire con rendimenti migliori in obbligazioni (sicure).
Quindi, in questa fase, il rialzo dei tassi rappresenta un potenziale pericolo per i mercati finanziari.
La reazione dei mercati: la rotazione ciclica
Il consenso per un ripresa globale più rapida del previsto e la prospettiva di un rialzo dei tassi ha accentuato quella che tecnicamente si chiama “rotazione ciclica”.
Il concetto di rotazione ciclica si può spiegare nell’alternanza della preferenze di investimento tra le due tipologie di settori, Value e Growth.
Fino ad oggi i mercati hanno realizzato guadagni importanti trascinati soprattutto dalle società tecnologiche e, più in generale, dai settori growth.
Ma queste sono le società che più risentono del rialzo dei tassi di interesse. Si tratta infatti di aziende con elevato indebitamento che si troveranno costrette a pagare interessi più elevati.
Le azioni di queste società sono, inoltre, meno competitive quando i tassi salgono perché non sono in grado di offrire dividendi generosi.
Così stanno tornando appetibili le società più legate alla ripresa (industria, energia, materie prime e finanza e titoli value) che stanno beneficiando dell’accelerazione economica e continuano ad essere interessanti visto la loro capacità di offrire dividendi più generosi.
Questa immagine riassume molto bene ciò che è accaduto nelle ultime settimane.





In altre parole perdono i settori che hanno fatto bene durante la pandemia e vincono i settori che sono stati massacrati durante il lockdown.
La questione che gira intorno al recente storno di mercato è l’impatto dei settori tecnologici sui vari indici azionari.
Questo grafico rappresenta la composizione del mercato americano:





La metà del mercato azionario più importante del mondo è composta da un pugno di 5 società tutte tecnologiche.
Se il settore tecnologico, come è normale che periodicamente sia, entra in crisi, tutti gli indici di borsa subiranno una grossa battuta d’arresto.
Ecco spiegata la caduta dei mercati.
Come si comportano i mercati durante periodi di inflazione e rialzo dei tassi?
A giudicare dalle notizie che circolano sui mezzi di informazione (anche specialistica), molto male!
Il periodo più recente in cui si è registrato un rialzo dei tassi risale a settembre 2018 quando la banca centrale americana, in piena guerra commerciale USA – CINA, operò più manovre di rialzo:





Il grafico contrappone l’andamento del mercato azionario USA (S&P500 linea viola) con il livello dei tassi di interesse fissati dalla banca centrale americana (Fed Funds linea arancione).
Come si può notare al progressivo rialzo della linea arancione, quindi dei tassi di interesse, corrisponde un crollo dei mercati, che ha raggiunto quasi il -20%
Se tuttavia analizziamo alcuni periodi storici le conseguenze appaiono diverse:
- Dal 1954 al 1960 i tassi di interesse sono saliti del 2,4%.
Nello stesso periodo la borsa americana è cresciuta del 17,4% annuo; - Dal 1971 al 1981 i tassi di interesse sono saliti del 7,5%.
La borsa americana riusciva, comunque, a realizzare un rendimento del 7,1% annuo; - Dal 1993 al 1994 i tassi sono aumentati dell’ 1,4%
con l’indice S&P 500 salito del 6%; - Dal 1998 al 1999 i tassi sono saliti dell’ 1%
e la borsa americana è cresciuta del 55%; - Dal 2003 al 2007, infine, i tassi sono saliti dell’ 1,8%
mentre l’S&P500 realizzava una performance di oltre il 12% annuo.
Il fatto che storicamente le azioni siano andate bene quando i tassi sono aumentati non significa che in futuro le cose andranno nello stesso modo.
Ma, analogamente, non c’è certezza che inflazione e tassi possano essere il preludio di un crash di mercato:
Il livello dei tassi di interesse non è l’unico elemento che condiziona l’andamento dei mercati. E’ soltanto uno dei tanti fattori che influenzano la modalità con cui gli investitori (grandi e piccoli) impiegano i propri capitali e, di conseguenza, determinano l’andamento dei mercati azionari.
Conclusioni
La volatilità spaventa le persone abbastanza da farle uscire dal mercato così da far generare ritorni maggiori per quelli che restano investiti.
Jeremy Siegel
L’aspetto “nuovo” rispetto al passato è che non abbiamo mai sperimentato un contesto di tassi di interesse così bassi e, quindi, diventa difficile fare analogie nel passato. Sia nel bene che nel male.
In ogni caso non è assolutamente detto che il livello dei tassi condizioni il futuro andamento dei mercati azionari.
La verità è che in ogni fase del percorso di investimento ci sarà un pericolo finanziario mortale in agguato che aspetta di abbattersi all’improvviso sui tuoi investimenti.
E ci sarà sempre qualcuno che avrà la pretesa di saperti dire come fare ad evitare questo pericolo.
I pericoli e la volatilità fanno parte del percorso che porta al rendimento e non possono essere evitati.
Ecco perché è importante impostare una strategia di investimento adeguata che consenta di non farsi distrarre da chi propone soluzioni infallibili.
La funzione di una strategia di investimento corretta è quella di aiutarci a non guardare al breve termine per concentrarci sul più lungo periodo.
Il ritorno della volatilità ha, inevitabilmente, colto impreparati molti investitori illusi che investire significhi “azzeccare” il titolo giusto.
Ribassi nell’ordine del 15% sono normali per i mercati azionari.
Certo alla fine gli indici azionari potrebbero anche chiudere questo 2021 in rosso:
e quindi?
Tu non hai investito con un orizzonte di un solo anno. Giusto?!? 😉
Leggi anche:
La ripresa economica a “K” e la rivincita del settore industriale;
Investire nel 2021: le trasformazioni chiave da cogliere.
Decontestualizzando alcune affermazioni, almeno in fase di commento, si possono aprire spunti che vanno a rafforzare e corroborare il contenuto trattato pertanto, recidivo, estrapolo letteralmente:
“ L’aspetto “nuovo” rispetto al passato è che non abbiamo mai sperimentato un contesto di tassi di interesse così bassi e, quindi, diventa difficile fare analogie nel passato. Sia nel bene che nel male.”
A mia forma mentis tale frase illumina che il realis damnum non possa che essere relativo e non assoluto in termini reali, infatti il trend dei tassi bassi, anche negativi, è di fatto irreversibile poiché non diversamente sostenibile dal sistema del credito ormai già in essere, pena il crollo assoluto dello stesso. Infatti le decantate performance positive del mercato nei pregressi rialzi passati è su periodi di ampio respiro e stona, a paragone, l’evidenza sottolineata del meno 20% nel terzo trimestre 2018, correzione poi comunque brillantemente chiusa nella prima parte del 2019. I mercati hanno da sempre generato nuovi massimi, mentre dove portano i ragionamenti cognitivi distorsivi di breve? “Ancoraggio”, questo è il comportamento che fa perdere soldi a chi partecipa al mercato guardando le fluttuazioni di breve… incominciamo ad aprirci a non discriminare i comportamenti del mercato in positivi o negativi, ma in utili ed inutili con aspetti soggettivi, restando fermi che in matematica le quattro operazioni di base, addizione/sottrazione/moltiplicazione/divisione, sono un abc imprescindibile e sempre attuale come la volatilità negli indici.
…con reputatione defecero atque observantia.
errata corrige: IV TRIMESTRE 2018 e non III TRIMESTRE 2018. Grazie