Qual è il portafoglio migliore?
Chi di noi non si è mai posto questa domanda, almeno una volta nella vita, controllando tutti i dati a disposizione tra i vari portafogli modello, o tra i lazy portfolio, convinto di riuscire a trovare il mix imbattibile di protezione e rendimento?
L’ambizione di ogni investitore è, naturalmente, quella di individuare la migliore allocazione per i propri risparmi. Dunque è ovvio che ognuno di noi ambisca a riconoscere il portafoglio “perfetto” in grado di massimizzare il rendimento dei propri investimenti.
Ma come si fa ad individuare il portafoglio migliore?
In questo articolo vedremo quali siano gli elementi da considerare per individuare la soluzione di investimento più efficace.
Ovviamente non esiste un “portafoglio perfetto” in termini assoluti.
E’, comunque, possibile identificare quello più adatto alle proprie esigenze.
Sul sito, alla data di pubblicazione di questo post, sono stati presentati 6 tra i più famosi lazy portfolio (60/40, All Seasons, Permanent Portfolio, Golden Butterfly, Swensen Portfolio, Pinwheel Portfolio).
Oggi cercheremo di capire quali criteri seguire per trovare un portafoglio “da amare”.
Indice
I criteri per la scelta di un portafoglio di successo
Il portafoglio ideale è, sicuramente, quello che ci consente di realizzare i nostri obiettivi di rendimento a medio/lungo termine. Al tempo stesso deve anche essere in grado di darci il giusto livello di confidenza con i nostri soldi.
Tradotto in termini pratici dovrebbe consentire di mantenere fede ai nostri propositi di medio/lungo termine senza “abbandonare la nave” al primo vero segnale di difficoltà
Come osservato in altri post, l’obiettivo non è solo quello di massimizzare il rendimento, bensì massimizzare le ore di sonno.
Quindi il rendimento potenziale del portafoglio è solo uno degli elementi da considerare.
Anzi, oggi ne parlerò proprio in fondo, dopo una serie di questioni che non sono mai considerate a sufficienza.
Le analisi contenute nei paragrafi successivi sono state effettuate considerando il comportamento dei vari portafogli a partire dal 1970.
Questo significa che sono stati presi in considerazione periodi di iperinflazione, la guerra del Vietnam, la crisi petrolifera, la bolla delle dotcom, la crisi finanziaria globale e, ovviamente, il covid.
Per un più completo e realistico raffronto, le analisi comprendono anche il portafoglio 100% azionario.
Adesso vedremo, per ogni aspetto che considero essenziale nella scelta di una strategia di investimento, come si sono comportati i più famosi Lazy Portfolio nel lasso di tempo indicato.
Profondità dei possibili ribassi del portafoglio
Come capire se mi sentirò a mio agio con il portafoglio che ho scelto?
La risposta viene dall’analisi storica dei maggiori ribassi (cd. drawdown) subiti dalla soluzione individuata.
Quest’analisi deve essere, ovviamente, sufficientemente rappresentativa. Deve, cioè, considerare l’andamento del portafoglio durante le più profonde crisi che i maggiori esperti non sono stati in grado di presagire. Studiare l’andamento di un piano finanziario sulla base di un bull market decennale (come quello che abbiamo attraversato) ha davvero poco senso.
La tabella che segue mette a confronto i drawdown più profondi subiti dai più celebri lazy portfolio.
Cioè, in altre parole, quando il mercato è andato giù negli ultimi 50 anni, qual è stato il maggiore ribasso segnato dai vari Lazy portfolio, rispetto a quello segnato da un portafoglio completamente azionario?



Nota:
I drawdown sono registrati come chiusura del portafoglio alla fine dell’anno. Questo significa che nei periodi infra-annuali sono stati registrati ribassi ancora più profondi.
La rilevazione dei dati parte dall’anno 1970.
Come puoi vedere, a fronte di un ribasso massimo del -49,3% del portafoglio azionario, i vari Lazy sono riusciti, con differenze più o meno accentuate, a ridurre le perdite, fino al Golden Butterfly, che, negli ultimi 50 anni, ha registrato “solo” una perdita massima del -10,9%.
Questo vuol dire che il Golden Butterfly sia il migliore portafoglio che un investitore potrebbe desiderare? Un momento, l’analisi è appena iniziata.
Durata del drawdown
Questo aspetto ha pari importanza del precedente.
Credo che ormai chiunque sappia che i mercati (e i portafogli) salgono e scendono.
E’ invece meno noto il fatto che i tempi per recuperare un ribasso possono durare anni.
Vedere il valore dei propri investimenti precipitare nel corso di un mese può essere tollerabile.
Ma cosa si prova quando il portafoglio scende per trimestri, semestri o, addirittura anni?
Tanto più lungo sarà il drawdown tanto più forte sarà la tentazione di abbandonare o modificare il piano finanziario scelto (cambiare portafoglio quando si è presi dal panico è una pessima idea).
La tabella che segue confronta i portafogli per durata massima del ribasso:



Nota:
La lunghezza del drawdown è espressa nella misura anno, mesi (es.: 1 anno e 6 mesi = 1,6)
Le rilevazioni partono dall’anno 2000.
Ancora una volta, mentre un portafoglio azionario ha registrato periodi di drawdown prolungato durati fino a 6 anni e 3 mesi, i Lazy portfolio si sono difesi decisamente meglio.
In questo caso il gradino più alto del podio se lo aggiudica l’All Seasons, “solo” terzo nella precedente classifica.
Da notare, però, che a un solo punto di distacco troviamo nuovamente il Golden Butterfy, che al momento si è distinto per performance, e il Permanent Portfolio, che si era aggiudicato un ottimo 2° posto nella classifica precedente.
Spesso capita che l’impatto di questo aspetto (il periodo di attesa tra un segno positivo e l’altro) sia sottovalutato da molti investitori, quando invece andrebbe preso seriamente in considerazione.
La superficiale osservazione che “tanto i grafici azionari crescono nel tempo”, è, nella maggior parte dei casi, fuorviante.
Quale investitore riesce a rimanere investito in azioni dopo aver visto il proprio capitale in perdita per oltre 6 anni?
E, ammesso che riesca a mantenere i nervi saldi, dopo 6 anni di ribassi quale rendimento sarà riuscito a riportare a casa (considerando tutto il tempo “perso” nell’attesa di recuperare le perdite)?
Dopo questa riflessione proseguiamo l’esame dei lazy su un ulteriore aspetto, quello che, di solito, interessa tutti.
Rendimento di base a lungo termine.
Eccoci finalmente arrivati all’analisi dei rendimenti.
Per un quadro più realistico non useremo il rendimento “medio” ma il rendimento di base a lungo termine (cd. baseline long term return).
Stiamo parlando di rendimenti annui composti al netto dell’inflazione escludendo i valori più anomali.
Si tratta, quindi, di un rendimento ragionevolmente prudente e più rappresentativo della realtà a medio termine.
Questa tabella classifica i vari portafoglio sulla base del rispettivo rendimento a lungo termine:



Ebbene si, anche in questo caso il Golden Butterfly riesce a distinguersi come il migliore per prestazioni. Invece l’All Seasons e il Permanent portfolio cedono il passo ad altri due famosi Lazy, il Pinwheel e lo Swensen.
La tabella merita un commento:
- Come è possibile che un portafoglio interamente azionario abbia restituito così poco?
Ricordo che stiamo parlando di rendimenti di base a lungo termine che eliminano gli anni anomali (cioè troppo distanti dalla media tanto nel bene quanto nel male).
Ipotizziamo che in un arco temporale il rendimento di un portafoglio sia stato il seguente:
+40%; -30%; +10%; -4%; +2%
Il rendimento medio sarà dato da (40-30+10-4+2)/5 = 3,6%
Il rendimento di base, invece, eliminerà i valori estremi (+40% e -30%) e pertanto risulterà:
(10-4+2)/3 = 2,66%
(Il calcolo ha mero scopo esemplificativo e, pur non essendo corretto dal punto di vista finanziario, rende l’idea del significato di “rendimento di base”).
- Questi rendimenti sembrano un po’ bassi!
Prima di tutto si tratta di rendimenti al netto dell’inflazione.
Inoltre quelli indicati sono i rendimenti “composti” che considerano, cioè, il reinvestimento annuale degli interessi. Se questo concetto risultasse strano, suggerisco di leggere l’articolo dedicato all’interesse composto.
Andiamo ora a vedere l’ultimo aspetto analizzato per la classifica di oggi.
Semplicità di realizzazione
Oltre all’analisi dei dati storici, è opportuno anche considerare quanto un portafoglio sia effettivamente realizzabile.
Questa considerazione non può che essere soggettiva.
In particolare i fattori che, a mio parere, determinano la difficoltà di costruzione di un determinato portafoglio sono fondamentalmente 2:
- Risorse a disposizione:
Ogni portafoglio, per ottenere il massimo in chiave di rendimenti e contenimento delle perdite, prevede un’importante attività di manutenzione: il ribilanciamento.
Ogni operazione di ribilanciamento prevede l’applicazione di costi (sia di natura fiscale – ne parlo in questo post – che di natura amministrativa).
L’incidenza dei costi fissi su capitali di minore entità sarà più pesante.
Ecco perché per i patrimoni meno rilevanti è importante puntare su portafogli più semplici, cioè con un minor numero di strumenti.
Questo consentirà di contenere i costi;
- Difficoltà di gestione:
Tanto maggiore è il numero di strumenti all’interno di un portafoglio, tanto maggiore è la movimentazione da eseguire per una corretta attività di ribilanciamento.
Su portafogli articolati diventa davvero complesso riuscire a gestire correttamente l’attività di manutenzione.
Sulla base delle risorse a disposizione e delle difficoltà di gestione, ho redatto una mia personale classifica dei portafogli fin qui esaminati.
A ognuno di essi è attribuito un voto da 1 a 10 dove 10 sta per “poco complesso” e 1 sta per “molto complesso”.
Ecco la mia personale valutazione:



Purtroppo, in questo caso, il Golden Butterfly perde terreno, a causa della quantità di strumenti diversi necessari alla sua costruzione e, soprattutto, alla sua manutenzione del tempo, che solo un investitore con un’adeguata esperienza nel settore riesce a gestire. Le ottime performance si ottengono a fronte di un lavoro di manutenzione nel tempo.
Il Permanent Portfolio invece, riesce a ottenere un decoroso 3° posto, che, sommato ai risultati precedenti, permette un ottimo risultato finale.
Avvertenze finali
I dati esaminati in questo articolo si basano sui lazy portfolio pensati per l’investitore americano.
Per una più dettagliata analisi di ogni portafoglio pensato per l’investitore europeo suggerisco la lettura del rispettivo articolo dedicato raggiungibile tramite i link presenti nella parte iniziale del post.
Detto questo, due ultime considerazioni finali riguardanti:
- Il rischio di cambio.
Il fattore valuta è un rischio che può aumentare o diminuire le performance. E’ possibile coprirsi dal rischio valutario tramite gli strumenti a cambio coperto. Tuttavia non esistono pasti gratis: la copertura ha un costo che, nel lungo termine, erode le performance. (parlo del rischio di cambio in questo video): - Modifiche dei portafogli.
La composizione di ogni portafoglio non è chiaramente casuale. E’ il frutto dello studio dell’interazione delle varie componenti in modo da massimizzarne l’efficienza (cioè aumentare i rendimenti e diminuire i rischi).
Pensare di poter variare a proprio piacimento la composizione presuppone un’elevata esperienza e conoscenza dei mercati. Quanto meno ogni portafoglio eventualmente modificato dovrebbe essere testato per capire quali conseguenze comporta la variazione.
Quindi, piuttosto che distorcere la composizione di un modello, meglio individuare quello più adatto alle proprie esigenze e cercare di seguirlo nel modo più fedele possibile.
Conclusioni
Noi non vediamo le cose come sono, ma solo come crediamo che siano.
Anonimo
In questo articolo abbiamo fatto una panoramica concreta sui migliori approcci all’investimento. Sono state esaminate soluzioni che hanno saputo realizzare rendimenti positivi al netto dell’inflazione attraversando cicli di crescita, depressioni, anni di iperinflazione e altri di deflazione.
Lo studio dei modelli che hanno funzionato nel passato è l’unico sistema ragionevole per costruire un portafoglio robusto.
Certo il mondo è cambiato e non c’è garanzia che il futuro sia come il passato ma questa è l’unica strada che abbiamo.
E poi non dimentichiamo che l’economia è ciclica e le varie fasi si ripetono nel corso del tempo.
L’obiettivo dell’analisi proposta è quello di imparare a valutare la bontà del portafoglio non soltanto per le sue potenzialità di rendimento ma anche per tutte le altre caratteristiche che rendono più “confortevole” il percorso di investimento.
Infine attenzione a sopravvalutare le proprie capacità: “Investire è semplice ma non è facile” . Inutile aver costruito un portafoglio di successo se poi non si è in grado di gestirlo correttamente.
…basta accettare che ogni portafoglio é fragile in modo oggettivo, pertanto si deve essere robusti in modo soggettivo al fine di superare le avversità del percorso. Questo articolo apre la mente a far capire l’importanza dei comportamenti piuttosto che dell’ingegneria finanziaria, complessa e non attuale con il futuro proprio per gli assunti di calcolo base dai dati del passato, utopia pensare che domani sia come oggi in modo assoluto. Maggiore deve essere la spinta gentile a concentrarsi sugli obiettivi creando una mentalità aperta ad adattamenti elastici nel processo d’investimento. La differenza di base a rendere attuabile ciò sta nel programmare quello che si può raggiungere e non quello che si vuole raggiungere. La finanza serve a non perdere valore, il lavoro crea valore! Buona domenica e grazie David
La differenza di base a rendere attuabile ciò sta nel programmare quello che si può raggiungere e non quello che si vuole raggiungere
Sante parole Luca!
Buongiorno caro David ti rinnovo i miei complimenti x il lavoro che svolgi e dati che ci metti a disposizione!!!
Per me è diventata una routine la domenica mattina all’Alba fare colazione con i tuoi post per poi andare a fare i miei 20km d corsa!!
Il Golden Butterfly che sto utilizzando è un buon ptf ma x noi europei con una buona diversificazione purtroppo i rendimenti sn un pochino più scarsi però meglio che nulla 👋
Mi fa molto piacere che i contenuti suscitino il tuo interesse.
Spero che la lettura mattutina contribuisca anche a migliorare “il passo”!!!🏃♂️😉
Il mio interesse purtroppo è frutto di consulenze Insufficienti (ripeto purtroppo)!!
La domenica mattina è una passeggiata con gli amici
4.20 d media nnt di eccezionale
Preferisco migliorare i rendimenti del ptf che i tempi al km 😜
…A questo punto credo sia meglio non rendere pubblica la mia (media in termini di passo sulla corsa…🤔).