AZIONI ANNI CONSECUTIVI RIBASSO

Quanti  di noi sarebbero in grado di gestire emotivamente un altro anno come il 2022?
In un clima di diffuso pessimismo in cui i più continuano a pensare che il peggio debba ancora venire, gli investitori si aggrappano alla speranza.

Qualche motivo di conforto arriva da un avvio di anno positivo.
Ma, nonostante il clima eccezionalmente mite, una rondine, si sa, non fa primavera.

Resta quindi il dubbio: quanto è probabile che i mercati azionari scendano per il secondo anno consecutivo?
In questo articolo cercheremo la risposta osservando il comportamento dei mercati nel corso della storia, consapevoli che, per il contesto attuale, non è semplice trovare analogie con il passato.

L’alternanza di performance negative e positive

I cicli dei mercati si ripetono in un’alternanza di bull market (lunghi e graduali) e bear market (più brevi e repentini).
Questa alternanza ha ben poco a che vedere con la chiusura dell’anno solare: mercati e rialzisti e ribassisti non si passano necessariamente la staffetta al 31 di dicembre.

L’analisi della storia passata non ci dice necessariamente come sarà il futuro ma è l’unica base da cui partire per comprendere cosa può attenderci.
Purtroppo, è davvero difficile riuscire a stimare l’andamento del mercato sulla base di ciò che è accaduto l’anno precedente.

Ben Carlson, consulente e blogger statunitense, ha effettuato un’analisi delle performance annue dell’S&P500 dal 1928 fino a oggi:

L’immagine evidenzia l’andamento del mercato azionario americano rispetto all’anno precedente nel periodo 1928 – 2021.
Il grafico dimostra che i mercati azionari crescono per la maggior parte del tempo:
nel 58% dei casi un anno di guadagni viene seguito da un anno ancora positivo (primo istogramma).

Le probabilità di incorrere in due anni consecutivi di perdita sono pari solo al 9% (ultimo istogramma).
Per quanto sia un fenomeno molto improbabile, la storia ci dice, dunque, che ci sono stati periodi in cui le azioni sono scese per due o più anni consecutivi. 
Approfondiamo meglio con questa tabella:

Cosa accade dopo un anno di ribassi

La nostra mania di controllo ci porta spesso a voler catalogare gli eventi in modo più o meno razionale.
Per i mercati ci piace particolarmente ragionare in termini di “rendimenti medi”, in modo da ipotizzare che tipo di ritorni ottenere dai nostri investimenti.

Si arriva spesso alla conclusione che a un anno eccezionalmente negativo debba seguire un anno eccezionalmente positivo per riportare la condizione nella media.

Il rendimento medio che segue un anno negativo è di circa il 9%, purtroppo intorno a questa media possono esserci estremi molto diversi.
Dopo ribassi  a doppia cifra (come quelli dell’anno che si è appena concluso) le cose possono andare decisamente bene o decisamente male:

Questo, statisticamente, ci dice che ci aspetta un anno di grandi performance o uno di grandi perdite.

Due dati positivi

Fino a questo punto le indicazioni che arrivano dalla storia dei mercati non ci sono di grande aiuto.
Possono però esserci utili per condividere alcune riflessioni per il prossimo futuro.

Azioni obbligazioni (e asset reali)

Ormai tutti sappiamo che il dramma vero del 2022 è stato il ribasso contemporaneo di azioni e obbligazioni.
Il grafico che segue evidenzia le performance annuali dal 1920 di azioni (in celeste) e titoli di stato (in nero):

AZIONI OBBLIGAZIONI RENDIMENTI ANNUI
Fonte: Chartstorm

Il grafico mostra come i ribassi simultanei di azioni e titoli di stato (istogramma celeste e istogramma nero presenti contemporaneamente nella parte bassa del grafico) siano piuttosto rari.

Mai (almeno fino a oggi) si sono verificati due anni successivi di performance negative contemporanee per azioni e obbligazioni.

Questo ci consente di fare qualche riflessione in più sui periodi in cui le azioni sono scese per 2 o più anni consecutivi.
L’S&P500 è sceso per 2 anni consecutivi tra il 1973 e il 1974.
Cosa è accaduto alle altre asset class principali nello stesso periodo?

Durante il secondo anno di ribassi azionari (in rosso), l’oro (in giallo) ha guadagnato il 66% e i titoli di stato (in blu) il 5%.

Durante il bear market del 2000 (3 anni di ribassi consecutivi per le azioni) oro (in giallo)  e titoli di stato (in blu)  hanno restituito rendimenti positivi:

  • 2001: oro +0,75%,    titoli di stato +7,5%;
  • 2002: oro + 25,50%, titoli di stato +14,15%

La conclusione che possiamo trarne  è, dunque, che nei rari casi di anni negativi consecutivi per le azioni la diversificazione funziona.

Rendimenti negativi e rendimenti attesi

Purtroppo non possiamo trovare evidenze che ci diano certezze sull’esito finanziario dell’anno che è appena iniziato.
La storia e la natura dell’economia e dei mercati ci dice, tuttavia, che negli anni successivi ai grandi ribassi, seguono periodi (cioè anni) positivi:

Escludendo il periodo della grande depressione, nei tre anni successivi a un ribasso a doppia cifra, le performance delle azioni sono decisamente buone.
Questo fenomeno ha una sua logica:
i rendimenti futuri (cd. attesi) dipendono da una serie di variabili tra cui le valutazioni.

Ci sono molti investitori che non fanno fatica a comprendere che alti rendimenti passati conducono a valutazioni elevate che, a loro volta, producono rendimenti più bassi.
Allo stesso tempo molti altri trovano questo concetto inaccettabile emotivamente: per qualche strana nostra caratteristica genetica le attività finanziarie ci attraggono solo dopo che il loro prezzo è salito.

Quindi il  bear market in corso  ha l’effetto di riportare in basso le valutazioni facendo, perciò, aumentare i rendimenti attesi.
Questo vale tanto per le azioni quanto per le obbligazioni.
Infatti le “valutazioni” di un portafoglio bilanciato classico composto da azioni e bond (il portafoglio 60/40) si sono riportare sulle medie di lungo periodo.
Il grafico mostra le valutazioni del portafoglio 60/40 (in blu). La linea grigia orizzontale rappresenta il livello di valutazioni medie:

Conclusioni

L’interesse composto funziona solo se lasciamo al denaro anni ed anni di tempo per crescere.
Per raggiungere questa crescita occorre prima sopravvivere a tutti gli alti e bassi del mercato.

Morgan Housel


Il fatto che il 2022 sia stato un anno eccezionalmente negativo non significa che il 2023 debba necessariamente essere un anno positivo.
La vera conseguenza positiva del 2022 deriva dal fatto che i bear market riducono il valore dei nostri portafogli ma aumentano i rendimenti futuri. Al contrario i bull market aumentano i valori dei nostri asset ma riducono i rendimenti attesi.

Se i bull market del passato hanno alimentato aspettative di rendimento poco ragionevoli, adesso il futuro ci riserva rendimenti decisamente più attraenti. 
Mantenere una corretta diversificazione è la chiave per raccogliere questi rendimenti nel modo più comodo.

Fino a poche settimane fa, gli investitori ascoltavano gli allarmi che preavvisavano l’arrivo di un ulteriore crash dei mercati, adesso sembra  sopraggiunge il timore di non riuscire a salire sul treno dei possibili rialzi.
Piuttosto che dare ascolto a entusiasmo e paura, meglio seguire il proprio piano di investimento.
Per chi ancora non lo ha, questo è un buon momento per predisporlo.

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Investimenti: cosa ci aspetta nel 2023?

Mercati adesso: il rischio più grande.

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