Mentre tutti gli opinionisti economici, e non solo, sono animati dai fuochi sacri del vaticinio, come se facessero a gara a chi indovinerà il futuro più disastroso, sembra che a nessuno interessi discutere di cose concrete e che potrebbero essere utili agli investitori.
Hai per caso sentito qualcuno che si interroga sul futuro delle iniziative delle banche centrali e sull’inflazione?
No, certo, che noia questi argomenti, chi potrà mai essere attratto da cose così tecniche, quando è possibile intrappolare l’attenzione di tutti con scenari apocalittici di possibili seconde ondate di pandemia?
Ma visto che in questo blog parliamo di scelte di investimento che possano valorizzare i capitali delle persone, dovrai sopportare argomenti magari impopolari ma che nascondono un sacco di informazioni interessanti per gli investitori. E magari potrà tornarti anche utile.
Prospettive future: rischi e opportunità
Nella costruzione di un portafoglio diversificato è necessario valutare gli scenari offerti da rischi ed opportunità di medio periodo e non limitare l’attenzione e le tutele soltanto rispetto ai pericoli imminenti.
Dal punto di vista delle opportunità, come più volte osservato, mentre il rialzo dei mercati è stato trainato soprattutto dai titoli tecnologici, rimaniamo ancora in attesa che le aree geografiche come l’Europa e i settori più legati all’andamento del ciclo economico riprendano vigore tornando ai livelli pre-covid (leggi il post dedicato).
Per quanto riguarda l’aspetto dei rischi, tutto sembra ruotare attorno ad un aggravamento del propagarsi delle infezioni (leggi il post di approfondimento sulle strategie di protezione in questo periodo).
Ma mentre il virus rappresenta un problema transitorio (e con questo non ne voglio sminuire assolutamente l’impatto) che sarà risolto con la scoperta di un vaccino o con altre misure di contenimento, il rischio che oggi in pochi sembrano considerare è il verificarsi di condizioni che potrebbero compromettere l’unica importante certezza che stabilizza i mercati: le iniziative monetarie delle banche centrali.
In particolare il nemico che tutti ignorano, perché da troppo tempo non manifesta la sua presenza insidiosa, è il fenomeno dell’inflazione.
Inflazione: un rischio per la crescita economica
L’Inflazione è il tasso di crescita dei prezzi ed è particolarmente importante per lo sviluppo economico.
E’ possibile spiegarne il suo funzionamento rispetto al mondo economico con una semplice analogia: possiamo paragonare la crescita economica al motore di un’auto e l’inflazione ai giri di questo motore (leggi il post di approfondimento sull’inflazione).
Il motore di una macchina, per funzionare al meglio, deve trovare un giusto equilibrio nei suoi giri: questo perché rischia di smettere di funzionare sia se i giri sono troppo bassi (il motore si spegnerà) che troppo alti (il motore si fonderà).
Questa necessità di equilibrio vale anche nel rapporto tra economia e inflazione.
Se l’inflazione è troppo bassa, la popolazione non sarà incentivata all’acquisto immediato, perché non ci sono rischi che i prezzi possano aumentare in futuro (l’economia si arresta).
Ma allo stesso tempo l’inflazione non può schizzare troppo in alto perchè a quel punto il potere di spesa delle persone subirebbe un brutto colpo: se prima con 1.000€ avresti potuto comprare molte cose, adesso il valore del tuo denaro sarebbe sceso e te ne potresti permettere molte meno (l’economia collassa).
Per mantenere il giusto equilibrio tra i due estremi, solitamente le banche centrali spingono sull’acceleratore, con le misure di stimolo, quando il contagiri dell’inflazione è basso (come allo stato attuale). Mentre, quando il contagiri schizza verso l’alto, vengono rimosse le misure di stimolo e vengono alzati i tassi d’interesse.
L’esperienza ci insegna che gli interventi dei governi e delle banche centrali come quelli in corso possono alimentare, nel medio termine, la crescita dell’inflazione portandola fuori controllo e destabilizzando i mercati finanziari. (E’ quello che è accaduto nell’ultimo trimestre del 2018).
Cerchiamo di capire in modo semplice perché il comportamento delle banche centrali può portare ad un aumento dell’inflazione:
La scelta delle banche di mantenere bassi i livelli dei tassi (una delle principali iniziative in presenza di bassa inflazione) determina una maggiore propensione al ricorso ai finanziamenti: la prospettiva di pagare interessi contenuti incentiva la richiesta di prestiti da destinare al consumo. Si ha così un aumento delle disponibilità per acquisti di beni e servizi.
E se aumenta la domanda di beni e servizi il loro prezzo cresce.
A maggior ragione in un contesto “post lockdown” caratterizzato da minor capacità produttiva che determina cioè una minor produzione rispetto ai ritmi normali.
Il fatto che nel medio termine possa verificarsi un risveglio improvviso dell’inflazione comporterebbe un obbligatorio e repentino cambio di atteggiamento da parte delle banche centrali che si troverebbero costrette a rimuovere le misure di stimolo fino ad ora intraprese, creando una forte destabilizzazione sui mercati finanziari.
Non è detto che ciò si verifichi, ma si tratta di un rischio oggi sottostimato che dovrebbe essere tenuto in considerazione in un’ottica di investimento a medio termine.
Come può un investitore oggi far fronte a questo rischio con piccoli accorgimenti, senza stravolgere le strategie già messe in atto?
Gli asset su cui puntare
Esistono degli strumenti di investimento che possono offrire una valida protezione contro possibili scenari inflazionistici.
Ecco alcuni dei più efficaci e alla portata di qualsiasi investitore:
- MATERIE PRIME: i prezzi delle materie prime storicamente tendono a salire durante i periodi di rialzo dell’inflazione.
Questo accade perché sono beni reali che rappresentano una riserva di valore che non viene colpita dall’effetto della svalutazione inflazionistica (leggi il post di approfondimento sulle materie prime)
Dunque detenere una certa quota di materie prime consente di coprire il portafoglio dall’aumento generalizzato dei prezzi. L’investimento in materie prime può essere realizzato tramite fondi o etf (tenendo presente le problematiche legate all’effetto “contango” ) per poter abbracciare più categorie di materie prime.
Nel caso in cui tu voglia stare alla larga dall’effetto contango, ti consiglio di utilizzare quei fondi che, invece che direttamente sulle materie prime, vanno ad investire in quelle società che le lavorano o le estraggono.
A questo link puoi trovare una selezione di fondi ed etf specifici.
- ORO : L’oro è il bene reale che, per eccellenza, mantiene il proprio valore anche in presenza di crescita incontrollata dei prezzi (alta inflazione appunto). Questo significa che tende a crescere di valore soprattutto in presenza di elevata inflazione.
Per realizzare un’esposizione che consenta di fornire efficace protezione da possibili focolai inflattivi, è opportuno combinare l’investimento attraverso una duplice scelta: diretta, cioè acquistando oro fisico, e indiretta, cioè investendo in società che estraggono e commercializzano oro. Vale, a maggior ragione, il principio della diversificazione: acquistare oro direttamente è poco pratico costoso e pericoloso. Molto meglio un etf su oro fisico (leggi il post di approfondimento sull’oro).
Investire su singole società aurifere poi è sconsigliabile: molto meglio preferire fondi specifici.
UN BREVE SGUARDO ALLA SITUAZIONE DELL’ORO OGGI
Se, da un lato è legittimo ritenere che le quotazioni dell’oro oggi si attestIno sui massimi storici, dall’altro bisogna considerare che il ruolo di questo asset all’interno di un portafoglio decorrelato non è tanto quello di apportare rendimento, quanto, piuttosto, quello di fornire protezione a fronte di possibili rischi futuri (inflazione, instabilità, crisi finanziarie ecc..).
A questo link puoi trovare una selezione di fondi ed etf specifici.
- OBBLIGAZIONI INDICIZZATE ALL’INFLAZIONE (c.d. “inflation linked”) : si tratta di obbligazioni che offrono un rendimento e un rimborso del capitale a scadenza, ed hanno la particolarità che sia il rendimento che il rimborso sono legati all’andamento dell’inflazione. Tradotto in parole semplici se l’inflazione cresce, cresce il rendimento ed anche il prezzo di queste obbligazioni.
Al contrario degli investimenti obbligazionari “tradizionali” che tendono a deprezzarsi in presenza di inflazione.
E’ opportuno considerare però che in assenza di crescita dell’inflazione, questi asset riconosceranno rendimenti molto contenuti o addirittura assenti.
Al fine di realizzare ancora una volta un’ottimale diversificazione è consigliabile evitare di investire su singole obbligazioni e preferire, ancora, etf e fondi attivi che abbracceranno una serie di scenari diversi.
In questo modo sarà possibile con un unico investimento suddividere il capitale fra più emittenti, più aree geografiche e più scadenze e riuscire a cogliere le opportunità che potrebbero nascere in diversi stati.
A questo link puoi trovare una selezione di fondi ed etf specifici:
Conclusioni
Non guardare al passato con rabbia o al futuro con ansia, ma guardati intorno con attenzione.
James Grover Thurber
Francamente non ricordo un tempo in cui investire non significasse sopportare incertezza ed instabilità.
Certo è che i mercati finanziari evolvono rapidamente e le regole del passato spesso non funzionano più per il presente e, a maggior ragione, per il futuro.
Ecco perché diventa sempre più importante implementare le strategie di diversificazione del proprio portafoglio: oggi l’inflazione sembra non essere un problema.
Ma non bisogna scordarsi che stiamo vivendo una situazione totalmente nuova anche in ambito finanziario: sebbene l’inflazione sia stata la grande assente dell’ultimo decennio, sarebbe un errore pensare che il futuro si ripresenti esattamente come il passato.
Leggi anche:
Value Vs. Growth: stili di investimento a confronto;
Nuove opportunità di investimento – maggio 2020.