EUROVITA BLOCCO RISCATTI

Una delle poche certezze rimaste ai risparmiatori italiani inizia a vacillare: si scopre il vaso di pandora nel mondo delle tanto amate polizze a capitale garantito. 
Ha fatto notizia la vicenda della compagnia Eurovita che si è vista costretta a bloccare le richieste di rimborso ai propri assicurati.

Molti affezionati delle polizze rivalutabili iniziano a interrogarsi sul significato di termini sconosciuti come Solvency II, indici di solvibilità, Ramo I, gestione separata, prezzo storico.

Cosa sta accadendo nell’universo delle polizze vita e delle gestioni separate?
In questo articolo proveremo a dare una risposta facendo sempre prevalere la chiarezza sul terrorismo.

Il funzionamento delle gestioni separate

In un precedente articolo abbiamo trattato funzionamento e rischi delle polizze rivalutabili.
Si tratta di particolari prodotti di investimento assicurativo in cui la compagnia si impegna a garantire  all’investitore assicurato la restituzione del capitale versato.
Stiamo quindi parlando di una soluzione finanziaria che mette l’investitore al riparo dalle oscillazioni di prezzo tipiche dei mercati finanziari.

Fondamentalmente con queste tipologie di strumenti le compagnie assicurative investono i capitali raccolti presso i risparmiatori in strumenti a basso rischio rappresentati principalmente da titoli di stato.
Il portafoglio complessivo di titoli in cui sono investiti i capitali viene chiamato “gestione separata”.

Come funziona la garanzia del capitale?

Tutti sappiamo che i titoli di stato (in cui investe massicciamente questa tipologia di prodotti), seppur caratterizzati da una rischiosità inferiore rispetto a quella delle azioni, sono soggetti a oscillazioni di prezzo che possono impattare anche significativamente sul valore del capitale investito.
Ebbene, le gestioni separate (cioè il portafoglio delle polizze a capitale garantito in cui investono gli assicurati) hanno la caratteristica di valorizzare i titoli di stato al prezzo  a cui vengono acquistati dalla compagnia (cd. “prezzo storico”).

Questo significa che anche in caso di ribasso delle quotazioni dei titoli sottostanti, il valore dell’investimento assicurativo non subirà oscillazioni perché ogni titolo di stato che compone la gestione separata sarà sempre rendicontato al suo prezzo di acquisto.
La  compagnia assicurativa, quindi,  garantisce sempre il capitale investito indipendentemente dalle oscillazioni di prezzo dei titoli sottostanti.

GESTIONE SEPARATA E PREZZO STORICO
Andamento BTP trentennale e andamento Gestione Separata

Dietro a questo meccanismo apparentemente innocuo si cela una pericolosa insidia.

Gestioni separate: dalla gloria all’oblio

Il periodo successivo al 2008 è stato estremamente favorevole per questi tipi di prodotti:
il progressivo ribasso dei tassi di interesse ha fatto salire il prezzo dei titoli di stato in pancia alle gestioni separate.

TITOLI DI STATO IN SALITA
Grafico BTP trentennale gennaio 2012 – settembre 2019

Questo ha consentito alle compagnie di utilizzare cedole e plusvalenze  derivanti dalla crescita del  prezzo dei titoli di stato per riconoscere un rendimento (seppur modesto) agli investitori.
Inoltre le compagnie assicurative hanno potuto contare su flussi di capitali abbondanti.
Nell’era dei rendimenti zero, questi strumenti hanno attratto sempre più risparmiatori: garanzia del capitale, assenza di oscillazioni e rendimento positivo sono alcune delle caratteristiche a cui l’investitore conservativo presta maggior attenzione.

L’altro lato della medaglia è che i capitali dei nuovi investitori sono stati investiti in titoli con rendimenti sempre più bassi.

Il vero problema di questa tipologia di strumenti si presenta quando la situazione si capovolge e i titoli di stato in cui sono investiti i risparmi degli assicurati, invertono il trend al rialzo in un trend al ribasso.

E’ quello che è accaduto a partire dal 2022: il prezzo dei titoli di stato è colato a picco.
Le compagnie assicurative hanno dovuto farsi carico delle perdite nel momento in cui hanno dovuto vendere i titoli di stato (il cui prezzo è sensibilmente sceso) per far fronte alle richieste di rimborso degli assicurati.

DISCESA QUOTAZIONI TITOLI DI STATO

E’ superfluo specificare che per garantire il capitale, la compagnia deve farsi carico di queste perdite.

La situazione è aggravata dal fatto che ora che i rendimenti dei titoli di stato sono saliti, i nuovi versamenti sulle polizze rivalutabili iniziano a scarseggiare.
E’ venuto a mancare il presupposto che le aveva rese tanto attraenti negli anni passati.
Adesso l’investimento diretto in titoli di stato rappresenta un’interessante alternativa rispetto alle polizze rivalutabili.
Le compagnie assicurative si trovano quindi a dover disinvestire in perdita senza avere nuovi flussi degli investitori che consentano di reinvestire a tassi più elevati.

Il caso Eurovita

Gli intermediari finanziari (come banche e compagnie assicurative) sono attori di basilare importanza per il corretto funzionamento dell’economia e per assicurare la stabilità finanziaria.
E’ quindi fondamentale che dispongano di un patrimonio adeguato per far fronte agli impegni presi.
In particolare per le compagnie assicurative le autorità di vigilanza hanno fissato dei requisiti patrimoniali minimi (cd. solvency ratio). 

Quando, a fronte delle perdite riportate (ad esempio sulle gestioni separate), il patrimonio di bilancio  scende sotto un determinato livello, la compagnia deve provvedere a ricapitalizzarsi.
E’ quello che è stato richiesto al fondo di Private Equity  Cinven, il socio  che controlla  Eurovita. 
Ivass (l’istituto di vigilanza delle compagnie assicurative) ha chiesto a Cinven una ricapitalizzazione di 200 milioni.

Visto che il fondo Cinven non ha provveduto a far fronte alla richiesta, Eurovita è stata commissariata. In altre parole l’autorità di vigilanza ha nominato un commissario per gestire l’attività della compagnia assicurativa e per evitare che la situazione patrimoniale si deteriori ulteriormente.

Non stupisce che il provvedimento abbia innescato il panico tra i clienti Eurovita che sono corsi a chiedere indietro i propri soldi.
L’aumento delle richieste di riscatto non ha fatto altro che peggiorare la situazione: il rischio è quello che gli investitori che non si muoveranno per tempo potranno essere penalizzati da coloro che, spaventati, hanno chiesto per primi il rimborso delle proprie polizze.
Così per evitare la fuoriuscita di masse incontrollate il commissario ha disposto il blocco delle richieste di rimborso.

Ecco che un investimento apparentemente innocuo ha mostrato  improvvisamente tutte le sue criticità.

Non tutte le polizze sono uguali

Il blocco dei rimborsi interessa tutti i prodotti di investimento assicurativo Eurovita ad eccezione dei piani assicurativi previdenziali e dei fondi pensione.
Il provvedimento colpisce quindi anche le polizze unit linked (gestite da Eurovita) cioè quelle il cui rendimento è collegato all’andamento dei fondi sottostanti.
Le polizze unit linked funzionano come un normale fondo comune di investimento esponendo l’investitore al tipico rischio di mercato.
Quindi, in questo caso, la compagnia assicurativa non ha preso nessun impegno di “garanzia” nei confronti degli assicurati.

Il rischio delle polizze unit linked è collegato al solo andamento dei mercati e al valore dei fondi sottostanti quindi ha poco a che vedere con la capacità della compagnia di garantire il rimborso del capitale sulle gestioni separate.
Per quanto il congelamento dei riscatti abbia colpito anche i sottoscrittori di polizze unit linked, in questo caso il rischio estremo (cioè la potenziale insolvenza della compagnia) può ritenersi escluso.

contatta David Volpe

Conclusioni

Tutto nella vita implica un rischio e quello che bisogna imparare in realtà, è come riuscire a navigarlo

Reid Hoffman

Assenza delle oscillazioni non significa assenza di rischio.
Quando si investe in un asset il cui prezzo può salire o scendere (come i titoli di stato) tramite una compagnia assicurativa che garantisce la restituzione del capitale iniziale ci si assume comunque un rischio: la compagnia potrebbe non essere disposta a coprire le eventuali differenze di prezzo mettendoci soldi propri.
Adesso c’è chi ipotizza contagi all’intero settore con conseguenze difficilmente quantificabili per chi ha posto fiducia nelle gestioni separate.

Sicuramente blocco dei riscatti serve per evitare una corsa in massa ai disinvestimenti dando il tempo di trovare una soluzione ordinata. E’ probabile che si risolva tutto per il meglio magari con l’intervento di un altro concorrente finanziario che si muoverà per il salvataggio

Certo è che questa vicenda una volta per tutte insegna che è molto meglio proteggere il proprio capitale con un’efficace gestione del rischio piuttosto che cercare di eliminarlo: capire la differenza che esiste tra rischio come oscillazione tipica del valore degli investimenti e rischio di perdere soldi in modo permanente è indispensabile per poter programmare una corretta pianificazione finanziaria.

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12 Comments

  1. ..non vedere è molto diverso da essere reale, mi riferisco alle oscillazioni di prezzo e al rischio specifico occulto btp, tralasciando il caso specifico indicato, oggi proprio per avere di nuovo il 3/4% di rendimento in pancia, le gestioni separate delle RAMO 1, selezionando quelle con costi di gestione ragionevoli e con azzeramento delle penali di uscita anticipata già al terzo anno, possono essere valida alternativa alle eccedenze di liquidità oltre i 100000€ in cc, oppure per rafforzare le garanzie di recupero capitale in caso di default della banca, chiaramente deve essere vista come una forma assicurativa e non di investimento. Assicuro per non diventare povero e investo per mantenere il valore. Buona domenica David

  2. Anche dopo il 31Marzo, fine periodo di blocco riscatti, finanziariamente ci sarà sempre la convenienza a uscire da una polizza a capitale garantito e sottoscrivere un BOT12mesi (mi sempra il max della tranquillità). Perchè dovrebbero fermarsi i riscatti?

    Cosa rischia in concreto chi ha una polizza a capitale garantito Eurovita? Potrebbe perdere il capitale?

    1. Il rischio teorico è che la compagnia venga dichiarata insolvente e non sia in grado di adempiere ai propri obblighi contrattuali (garantire capitale e eventuale rendimento minimo).
      In questo caso comunque gli assicurati potrebbero comunque contare sul patrimonio in cui è investita la gestione separata (principalmente titoli di stato): seppur svalutato per l’effetto del ribasso delle quotazioni, resta un patrimonio autonomo.
      Restano da capire tempi e modalità per l’eventuale liquidazione agli assicurati. Non ci sono precedenti di questo tipo. L’unico episodio analogo è quello che ha interessato i fondi pensione inglesi (https://davidvolpe.it/banca-inghilterra-soccorso-fondi-pensione/).
      Come ho scritto, personalmente resto fiducioso sul fatto che si riesca a trovare una soluzione ordinata magari proprio con l’intervento di un altro attore.

      1. In caso di vero e proprio fallimento il curatore ha il potere di bloccare l’escussione dei fondi? Oppure essendo gestione separata sono totalmente indipendenti anche da azioni di

        1. La gestione separata è un portafoglio di investimenti gestito separatamente dagli altri attivi detenuti dall’impresa di assicurazione.
          Questo significa che non è aggredibile dai creditori dell’azienda ma è esclusivamente destinato al riconoscimento delle prestazioni agli assicurati. Quindi non è necessario l’intervento dell’eventuale curatore: non è aggredibile per definizione di legge.

          https://www.ivass.it/normativa/nazionale/secondaria-ivass/regolamenti/2011/n38/Regolamento-Gestioni-Separate-n-38.pdf

  3. Interessanti considerazioni.
    Però Una pubblicazione dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Bologna

    (https://www.galvanifiduciaria.it/wp/wp-content/uploads/2018/12/Quaderno-n.2-POLIZZE-UNIT-LINKED.pdf

    Cita quanto segue

    “…Nelle polizze unit “Linked”,
    il contraente non acquisisce proprietà delle quote degli OICVM, ma da il diritto ad
    ottenere dall’impresa di assicurazione al verificarsi di un determinato evento….”

    Che considerazioni possiamo trarre da quanto sopra, per quanto io propenda per il tuo punto di vista?

    1. I pareri diffusi sull’argomento sono contrastanti e, spesso, a mio avviso fuorvianti.
      Il codice delle assicurazioni private stabilisce che “gli attivi posti a copertura delle riserve tecniche sono riservati in modo esclusivo all’adempimento delle obbligazioni assunte dall’impresa con i contratti ai quali le riserve stesse riferiscono. Gli attivi di cui al presente comma costituiscono un patrimonio separato rispetto alle altre attività detenute e non iscritte al registro”

      Titolo III capo III: attivi a copertura delle riserve tecniche: https://www.brocardi.it/codice-delle-assicurazioni-private/

      Come giustamente ha osservato si tratta sempre e comunque di considerazioni personali (non sono un giurista). Mi sembra comunque che anche da parte di testate giornalistiche specializzate si faccia molta disinformazione sul tema.

  4. Si legge in alcuni articoli che in caso di liquidazione coatta le unit Linked finirebbero per contribuire a coprire le minus delle gestioni separate (garantite) a discapito di questa categoria di sottoscrittori. Corrisponde a verità? Grazie

    1. Ho sentito anche io questa interpretazione.
      Come specificato nell’articolo manca un precedente analogo nel panorama assicurativo italiano.
      Tuttavia il codice delle assicurazioni private definisce che “gli attivi posti a copertura delle riserve tecniche sono riservati in modo esclusivo all’adempimento delle obbligazioni assunte dall’impresa con i contratti ai quali le riserve stesse riferiscono” .
      Questo mi pare che escluda la possibilità di utilizzare le unit linked per coprire debiti derivanti da altri contratti (come le ramo I).
      Ho inserito il link all’estratto del codice in risposta a un commento precedente.

  5. Buongiorno. Può spiegare perché secondo lei le polizze unit linked non dovrebbero avere problemi?
    Grazie

    1. Buongiorno,
      perché secondo il codice delle assicurazioni private “gli attivi posti a copertura delle riserve tecniche sono riservati in modo esclusivo all’adempimento delle obbligazioni assunte dall’impresa con i contratti ai quali le riserve stesse riferiscono. Gli attivi di cui al presente comma costituiscono un patrimonio separato rispetto alle altre attività detenute e non iscritte al registro”.
      Trova il link dettagliato in una risposta a un commento precedente.

  6. Buongiorno
    Io ho messo ahimè i miei unici 50 Mila euro in cnpvita di Unicredit ( che è ramo 1)
    E non ho niente altro se non quelli , pur essendo vicina alla pensione non avrò neppure quella se non l assegno sociale e devo pagare pure un affitto
    Questa premessa è per dire che ovviamente non volevo ” rischi” perché ne ho già corsi tanti nella vita ma il primo motivo è stato che il mio direttore di filiale mi ha detto che non andavano in isee e io purtroppo mi sono fidata
    Invece ora dalla compagnia ho capito che vanno in isee anche se non ho capito in che modalità
    Sono combattuta ora se pagare una penale ( alta ..3%) e toglierli visto che se vanno in isee non ha proprio senso tenerli là..
    Non so se domanda pertinente ma comunque attinente si
    Grazie

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