Inutile negarlo, le cose non vanno decisamente bene in questo periodo:
la FED continua ad alzare i tassi e cerca di abbattere i mercati azionari, la crisi energetica incombe, l’economia globale è sull’orlo della recessione.
Ai titoli delle testate giornalistiche e dei notiziari televisivi si aggiunge il peso delle difficoltà reali: le rate dei mutui aumentano e le bollette schizzano verso l’alto.
La crisi inizia a interessare i nostri portafogli reali oltre che quelli finanziari.
Ci sono tutte le ragioni per essere pessimisti per quanto riguarda le nostre tasche e ribassisti per quanto riguarda i mercati.
Già in un precedente articolo ho evidenziato l’importanza di bilanciare correttamente ottimismo e pessimismo nel percorso di investimento.
In questo articolo vedremo quali siano i motivi oggettivi per mantenere un ragionevole ottimismo a medio termine.
Indice
2022: valutazioni e rendimenti attesi
Le quotazioni dell’S&P500 sono scese di oltre il 25% rispetto ai massimi raggiunti all’inizio dell’anno.
Nulla a che vedere con i drammi come la catastrofe finanziaria del 2008, tuttavia ribassi come quello attuale non sono poi così frequenti.
Dal 1950 l’S&P500 è sceso di oltre il 25% solo 9 volte.
Per l’appunto 2 di questi cali si sono verificati negli ultimi 3 anni.
Questa tabella riassume cosa è accaduto nei mesi e negli anni successivi ai maggiori ribassi:



Chiaramente mancano i dati post 2020 e post 2022.
Possiamo comunque concludere che, a partire dall’anno successivo, i rendimenti sono stati mediamente buoni e comunque positivi.
Fa eccezione il decennio a cavallo dei due mercati ribassisti del 2000 e del 2007 periodo in cui, comunque, una corretta diversificazione avrebbe consentito di ridurre tempi di recupero e ottenere rendimenti ampiamente positivi.
Questa immagine mostra, invece, i risultati di una statistica dal 1926 ad oggi.
Vengono messi a confronto i rendimenti complessivi realizzati negli anni successivi (dopo 1,3 e 5 anni) a seguito di un ribasso del 10, del 20 e del 30% del mercato azionario:



Cosa dice la statistica?
Talvolta un anno non è sufficiente per recuperare le perdite di un bear market profondo,
tuttavia chi imposta il proprio orizzonte temporale in mesi anziché in anni otterrà rendimenti decisamente positivi.
La domanda naturale a questo punto è:
“Quanto potrebbero ancora peggiorare le cose prima di migliorare”?
Quanto potrebbero peggiorare ancora le cose prima di migliorare?
Difficile riuscire a credere in una inversione di tendenza imminente viste tutte le insidie che incombono sull’economia e sui mercati.
Per quanto riguarda le prospettive di breve si parla, ormai, sempre più spesso di una prossima capitolazione dei mercati.
Si tratta della fase in cui gli investitori, ormai estenuati dai ribassi, decidono di porre fine alle proprie angosce rassegnandosi a vendere.
Questa rassegnazione viene appunto detta “capitolazione del mercato”: l’ondata di vendite massicce spinge le quotazioni ancora più in basso prima che si materializzi il successivo rimbalzo.
Il processo è ben spiegato da questa immagine, nell’ultimo periodo molto frequente in newsletter e social finanziari:



E’ proprio chi ha la passione di schematizzare le fasi dei mercati ribassisti che fa notare che ancora non abbiamo visto la fase della capitulation.
In realtà ogni bear market fa storia a sé.
Per certi aspetti questo bear market è stato annunciato: per quanto sia difficile anticipare con certezza i cicli dei mercati (e quello in corso non fa ovviamente eccezioni), l’attività di market timing dei grandi investitori ha funzionato.
Gli operatori hanno alleggerito le proprie posizioni e questo ha permesso ai mercati di scendere in modo lento e continuativo.
Questo movimento di discesa inesorabile ma ordinato potrebbe far sì che non si assista alla classica “capitolazione”.
Il grafico mostra come l’esposizione azionaria dei gestori attivi sia ormai su livelli di minimo che non si vedevano dal Covid-19 e dal 2009:



Da notare che sono proprio gli investitori istituzionali (cd. “real money”) quelli che, nel bene e nel male, determinano le tendenze dei mercati.
Per gli investitori retail (cioè l’autore e tutti i lettori di questo blog), la questione è un po’ diversa.
L’umore ha raggiunto un livello di pessimismo che non vedevamo da anni.



Siamo su livelli estremi.
Tuttavia molti sostengono la tesi “Tutti sono pessimisti ma nessuno ha ancora venduto”.
Allora chi può ancora capitolare sono gli investitori retail che hanno resistito sin qui.
La pressione emotiva, i rincari energetici e l’esigenza di far cassa potrebbe costringerli a vendere sui minimi. Da lì potrebbe poi iniziare un rimbalzo più duraturo.
Partendo dagli attuali livelli di pessimismo (riga 1 della tabella successiva), è interessante notare quanto i rendimenti degli anni successivi siano confortanti:



Il dato certo è che siamo tutti investitori retail.
Quello incerto riguarda quali investitori faranno parte di coloro che saranno costretti a vendere sui minimi e quali, viceversa, coglieranno i rialzi degli anni a venire.



Conclusioni
Ci sono tre tipi di bugie: quelle piccole, quelle grandi e le statistiche
Mark Twain
Dicono che Mark Twain non avesse un fiuto particolare per gli affari.
Lo studio del passato (cioè le statistiche) non ci aiuta a fare previsioni, ma serve a darci un’idea di ciò che il futuro potrebbe riservarci.
Per quanto ci siano i presupposti per un peggioramento della situazione a breve termine, non è assolutamente detto che ciò accada.
Acquistare azioni (anche attraverso una corretta attività di ribilanciamento) dopo ribassi come quelli a cui abbiamo assistito è un’idea fantastica.
L’importante è che questo non si trasformi nella pretesa di riuscire ad individuare l’esatto punto di minimo.
Quello attuale continua a essere l’ambiente ideale in cui si pongono le basi per i rendimenti degli anni successivi.
Ovviamente non esistono certezze su quali rendimenti, quando arriveranno e quanto ancora a lungo dureranno i ribassi.
Ma se non si crede nella forza delle azioni a lungo termine, investire non ha nessun senso.
….hai fatto centro David: portafoglio reale e non finanziario. Inutile mantenere un valore nominale pari a 100 se il potere di acquisto scende a 50. La tanto deturpata azione delle banche centrali serve proprio ad evitare ciò, cosa sono 1 o anche 2 anni di ribassi finanziari dentro ad un progetto sostenibile, di lungo periodo cioè tutta la vita del singolo investitore? Nulla, basta avere correttamente inserito la tanto biasimata liquidità e assett rifugio (CHF, $, GOLD…) e puoi continuare ad essere sereno e affrontare gli impegni della vita per crescere e migliorarti. Sempre! Buona vacanza David…