BANCHE CENTRALI E INVESTIMENTI

Tanto tuonò che piovve!

Dopo averla cercata in ogni dove, la tanto temuta correzione sembra essere arrivata.
Il fatto è che fasi come quella attuale tendono a spiazzare non poco gli investitori: azioni e obbligazioni scendono simultaneamente verso il basso e trovare riparo diventa impossibile!

Sembra che alla base di tutto ci sia il cambio di passo delle banche centrali ormai intenzionate ad alzare i tassi di interesse.

Cosa accade ai portafogli quando i tassi salgono?

Come si comportano azioni e obbligazioni? 

Queste, probabilmente, sono le domande che attanagliano l’animo degli investitori e a cui cercheremo di dare risposta  in questo post.

D’altronde lo stesso Jack Bogle non era immune da crisi emotive e, anzi,  affermava:

Come mi sento durante una correzione di mercato ? Onestamente, mi sento infelice. Mi vengono i nodi allo stomaco. Allora cosa faccio? Tiro fuori un paio dei miei libri su come mantenere la rotta e li rileggo!”

Vediamo quindi di “rileggere” il funzionamento delle asset class alla luce della situazione attuale.

Tassi e inflazione: conseguenze per la crescita economica

All’origine dell’attuale instabilità ci sarebbe il repentino cambio di atteggiamento delle banche centrali prima tra tutte la FED.
Ricordiamo che i due obiettivi della FED sono la massima occupazione e il controllo dell’inflazione che, oltre determinati livelli, erode il potere di acquisto dei consumatori e danneggia la crescita.

Nel giro di qualche settimana secondo la banca centrale americana l’inflazione è passata da essere transitoria a diventare persistente. Allo stesso tempo il livello di occupazione è tornato praticamente ai livelli pre covid. 
Mercato del lavoro in netto miglioramento e inflazione al rialzo non giustificano più la necessità di sostegni alla crescita: è quindi necessario rialzare i tassi per contenere l’inflazione.
Tradotto: migliora la salute dell’economia, non ha più senso somministrare medicine al malato di covid.

Il passaggio dalla somministrazione dei medicinali alla fine della cura è stato drastico e inaspettato: il mercato si è trovato a dover digerire la notizia di 4 rialzi dei tassi nel 2022 mentre fino a pochi mesi fa non era atteso nessun rialzo.

Ma cosa accade alla crescita economica quando le banche centrali alzano i tassi?

Il grafico mostra l’andamento dei tassi della banca centrale americana (linea blu) e l’alternarsi delle recessioni (evidenziate dalle colonne arancioni).
Le banche centrali tagliano i tassi durante le recessioni per agevolare l’economia rendendo il ricorso ai finanziamenti meno oneroso. Agevolanando l’accesso ai finanziamenti si favoriscono gli investimenti produttivi da parte delle aziende, quindi l’occupazione, i consumi e la crescita economica.
Quando la crescita  si stabilizza, le banche centrali alzano i tassi per contenere il surriscaldamento dell’economia e l’inflazione.

Il grafico mette in evidenza due aspetti interessanti:

  1. Le recessioni non coincidono con l’avvio dei rialzi ma si materializzano tendenzialmente nei 3-4 anni successivi;
  2. Ogni nuovo ciclo di rialzo dei tassi raggiunge dei massimi nettamente inferiori rispetto al precedente.
    Questa tendenza è motivata dal fatto che il potenziale di crescita economica si è indebolito nel tempo per effetto dell’invecchiamento della popolazione (meno forza lavoro e meno consumi).
    Di conseguenza è diminuito anche il tasso massimo che l’economia può tollerare (cd. “tasso di equilibrio).

Nella confusione e nel bombardamento di notizie di social e media, la storia ci dice che il rialzo dei tassi non significa fine della crescita economica.

Ma , soprattutto, l’entità del possibile rialzo va contestualizzata rispetto alla situazione attuale:
per quanto il rialzo dei tassi rappresenti un rischio, l’entità della salita rimane relativamente contenuta e, comunque, ridotta rispetto al ciclo di rialzi precedente.

Vediamo adesso come si comportano azioni e obbligazioni durante le fasi di rialzo dei tassi.

contatta David Volpe

Tassi e inflazione: conseguenze per i mercati finanziari

Quando si parla di rialzo dei tassi, il ricordo torna al 2018 quando il mercato azionario “sprofondò” di quasi il 20%:

S&P500 DRAWDOWN 2018
S&P500

Nel 2018, apparentemente, non ci fu nessuna causa specifica, nessuno shock economico che potesse giustificare un simile ribasso.

Visto che la mente umana difficilmente giustifica la casualità, la ricerca del “perché” del ribasso portò a individuare nel rialzo dei tassi la causa scatenante.

Vale la pena ricordare che, generalmente, il mercato azionario non reagisce così male ai tassi che salgono:

Questo grafico mette a confronto il comportamento di diversi indici growth e value del mercato azionario nel decennio 1994 – 2014.
Sia che si parli di aziende a larga capitalizzazione (colonne celesti) a media capitalizzazione (colonna arancione) o aziende small cap (colonne verdi) i risultati sono sempre stati decisamente soddisfacenti.

Forse il livello di inflazione  è decisamente più importante dei tassi.
E qui la questione si fa un po’ più complessa: l’analisi dei dati storici del periodo 1928  – 2019 mostra risultati nettamente diversi per il mercato azionario (S&P500) in relazione al livello di inflazione: 

MERCATO AZIONARIO E INFLAZIONE

Come puoi vedere il mercato azionario (S&P500) tende a restituire rendimenti più alti in periodi di inflazione contenuta.

Tassi e inflazione: conseguenze per il rapporto azioni/obbligazioni

Uno dei principali fattori di preoccupazione del 2022 è, sicuramente, la perdita della “tradizionale” funzione protettiva delle obbligazioni.
Siamo abituati a pensare che le obbligazioni forniscano protezione durante le fasi di ribasso del mercato azionario.
L’inizio del 2022 ci ha dimostrato che non sempre è così. La finanza e le correlazioni tra le varie asset class non sono una scienza esatta.

L’impressione è che il nervosismo dei mercati possa proseguire e che il breve periodo potrebbe continuare a vedere alterate molte delle consuete correlazioni (cioè azioni e obbligazioni che seguono la stessa direzione).

Mai come in questi momenti è necessario mantenere il proprio metodo senza farsi trascinare dalle emozioni.

La relazione tra obbligazioni e  azioni è sicuramente cambiata molto nel tempo.
Quindi, come possiamo sapere se i bond saranno destinati a scendere insieme alle azioni oppure riusciranno a fornire ancora protezione?

Gli analisti di Charles Schwab, nota società di gestione americana, hanno fornito un’interessante analisi sul legame che accompagna azioni e obbligazioni:

il livello del rendimento del titolo di stato americano è la soglia che compromette il funzionamento del ruolo di protezione dei bond.
Quando il rendimento del Treasury statunitense si attesta sopra il 5% le obbligazioni non sono in grado di fornire protezione.
Quando invece il rendimento rimane sotto la soglia del 5% la funzione protettiva delle obbligazioni rimane valida (lo studio è consultabile a questo link).

L’analisi di Schwab può essere sintetizzata con questo grafico (l’originale di Schwab non era particolarmente comprensibile🙄):



L’immagine mostra l’andamento del rendimento del Treasury americano scadenza a 10 anni.
La linea rossa mostra la soglia del 5% che determina il grado di correlazione tra azioni e obbligazioni (notare dove si attesta oggi il livello del rendimento del decennale USA).

Dunque, nonostante in questa prima fase dell’anno le obbligazioni abbiano offerto ben poca protezione, i dati storici ci lasciano ben sperare per il futuro.

Riflessioni sul futuro

La storia non si ripete ma spesso fa rima

Mark Twain

L’attuale contesto non trova precedenti nella storia perciò non possiamo sapere come reagiranno i mercati. I tassi non sono mai aumentati da un livello così basso. 

Si apre quindi  un periodo in cui vedremo molti analisti pubblicare grafici relativi ad azioni e obbligazioni. Quando li troviamo dovremo provare ad uscire dalla logica “zoom”  di brevissimo periodo e osservare le cose con una più ampia prospettiva temporale.

L’analisi dei dati passati serve proprio a questo.

Inoltre credo che dovremo imparare a distinguere il comune buon senso così da poterne stare alla larga. 

Gli operatori si sono polarizzati su una visione decisamente pessimistica:

Questo grafico, già proposto in altri post, mette a confronto l’S&P500 (parte superiore) con l’umore degli investitori (parte inferiore).
Le barre blu indicano una maggiore percentuale di ottimisti, quelle rosse una maggior percentuale di pessimisti.
Come si nota, l’aumento del pessimismo coincide con rimbalzi dell’indice: notare l’ampiezza dell’ultima barra rossa sulla destra .

Ad alimentare il pessimismo degli investitori ha sicuramente contribuito proprio il cambio di passo delle banche centrali. Cambio di passo che, abbiamo detto, è dovuto ai timori sul fronte inflazione.

Dietro all’improvvisa inversione di rotta della banca centrale americana, ci sono senza dubbio anche  motivazioni politiche: l’amministrazione democratica  viene costantemente attaccata dall’opposizione repubblicana proprio sul tema dell’inflazione che erode il potere d’acquisto dei cittadini (elettori) americani. 
A novembre negli Stati Uniti si terranno le elezioni di “mid term”  che potrebbero ribaltare la maggioranza al parlamento. 
Biden, attraverso la banca centrale, vuol dare segnali concreti di lotta all’inflazione per guadagnare consenso.
Intanto si attende che i problemi delle catene di fornitura globali (cd. “supply chain”) dovuti al covid si risolvano riducendo la pressione sui prezzi e sull’inflazione.

Conclusioni

Cogliere i frutti della capitalizzazione composta è difficile perché un brutto mese può sembrare molto più lungo di un buon decennio

Morgan Housel

Il nuovo anno ci ha appena dato un piccolo assaggio di cosa significa fare i conti con la volatilità.
Sono due i fattori che hanno turbato i mercati:

  • Le banche centrali e il rialzo dei tassi;
  • Il pericolo di un’inflazione fuori controllo.

Abbiamo visto come storicamente questi due fattori non siano poi così dannosi per i mercati: rialzo dei tassi non significa necessariamente ribasso dei mercati azionari. 
Allo stesso modo l’inflazione che si mantiene entro certi livelli non è così dannosa per i mercati. 

Quindi cerchiamo di distogliere le nostre attenzioni dai movimenti di breve periodo e teniamo fede all’asset allocation che abbiamo scelto.

Una delle strategie più efficaci per rimanere saldamente stabili sulla propria asset allocation è aver definito un protocollo di regole per effettuare una corretta attività di ribilanciamento
Uno dei pochi sistemi per non navigare “a vista” nelle turbolenze dei mercati.

Il successo di un investitore è determinato da come reagisce nei momenti di panico e non dagli anni trascorsi a velocità di crociera

Morgan Housel

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1 Comment

  1. La mente umana è soggetta a seguire il rumore con un ragionamento da “pensiero veloce”, pertanto l’investitore che ha già un capitale ha bisogno di un ancoraggio ad una certezza: “il bilanciere”, dove deve accettare che non guadagna ed è un già un ottimo risultato non perdere il potere di acquisto sul lungo periodo, ma gli permetta di sedersi su un “trono” dove poter autonomamente vedere il segnale delle normali fluttuazioni di un mercato complessivo, come viviamo oggi senza drammatizzare, evitando di agire e fare danno su tutte le altre sane e costruttive componenti (satelliti) del proprio portafoglio. Buona domenica

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