In ambito finanziario il rischio è un concetto che viene trattato quotidianamente in lungo e in largo:
ci sono sistemi per misurare il rischio, esiste la parità di rischio, il controllo del rischio e la tolleranza al rischio per ottenere rendimenti corretti per il rischio (cit).
Il rischio può essere misurato in molti modi: deviazione standard, var, indice di Sharpe ecc.
In realtà l’utilità che questi indicatori possono avere per l’investitore individuale è molto limitata.

L’unica cosa certa è che il rischio non ci piace. 
Questa nostra avversione al rischio  viene spesso usata da chi promuove soluzioni, strategie e prodotti che garantiscono un “rigoroso controllo del rischio” esaltandone la capacità di evitare i ribassi grazie a prodigiose abilità di interpretazione dei cicli di mercato.
In realtà non c’è modo di evitare il rischio perché il rischio maggiore in ambito finanziario (e non solo) è il rischio dell’ignoto. Dobbiamo tutti fare i conti con il fatto che non sappiamo come andranno le cose nel mondo economico e nei mercati finanziari.

In questo articolo proveremo a comprendere più in profondità il concetto di rischio per capire come gestirlo al meglio.

Cosa è il rischio

E’ difficile trovare una definizione universalmente accettata per definire il rischio finanziario. Molte persone associano il rischio alla probabilità di perdere soldi.
In realtà potremo definire il rischio come una circostanza, incerta per natura, in grado di causare danni più o meno gravi al nostro portafoglio.

Quindi, i tratti caratteristici del rischio sono due:

  1. L’incertezza relativa a uno o più eventi futuri come, ad esempio, una recessione o una crisi finanziaria. Ma anche un livello d’inflazione eccezionalmente elevato.
  2. La potenziale dannosità associata a questi eventi. Nel caso di recessione o crisi finanziaria potrà verificarsi un ribasso più o meno significativo dei nostri investimenti. Viceversa un’inflazione fuori controllo potrà provocare una perdita significativa del nostro potere di acquisto.

Abbiamo già definito approfonditamente il concetto di rischio in un precedente post, adesso vedremo quali sono i due livelli di rischio che ogni investitore deve tenere in considerazione.

I due livelli di rischio di ogni investitore

Il primo passo per impostare un  rapporto sereno con il rischio è comprenderne le due diverse declinazioni.
Si può infatti parlare di capacità di  rischio e di tolleranza al rischio.

  • Capacità di rischio.
    Si tratta della effettiva capacità dell’investitore di assorbire ribassi del valore dei propri investimenti senza che ne venga compromesso il tenore e lo stile di vita.
    Ad esempio a causa di una diminuzione del portafoglio finanziario l’investitore potrebbe non riuscire a far fronte a un investimento programmato (come l’acquisto di un immobile).
    Oppure, un calo improvviso del valore dei propri investimenti potrebbe impedire di affrontare un periodo di disoccupazione imprevisto.
    In questo caso stiamo parlando di un aspetto del rischio che può essere misurato in maniera oggettiva: con una corretta analisi della situazione familiare, finanziaria e reddituale è possibile quantificare l’effettiva capacità di rischio dell’investitore.
    Una variabile decisamente determinante nella misurazione della capacità di rischio è l’orizzonte temporale dell’investitore: un giovane che ha davanti a sé molti anni di vita lavorativa e finanziaria può assorbire perdite anche rilevanti perché avrà tutto il tempo per attendere e raccogliere il rendimento prodotto dai mercati finanziari.
    Viceversa una perdita rilevante nell’età del pensionamento può compromettere lo stile di vita;
  • Tolleranza al rischio.
    La tolleranza al rischio è, invece, un aspetto legato all’indole dell’investitore e al suo rapporto con i “segni meno”.
    Ci sono investitori che vivono con ansia le fasi di ribasso dei mercati ma ci sono anche persone, magari più esperte, che affrontano questi momenti in modo critico o addirittura propositivo perché intravedono la potenzialità di incrementare i propri investimenti a prezzi vantaggiosi.
    Stiamo, quindi, parlando di un aspetto soggettivo che è molto più difficile da misurare, tanto per l’investitore stesso quanto per l’eventuale professionista che lo assiste nel percorso di investimento.

Ci possono quindi essere situazioni in cui un investitore è nelle condizioni oggettive di poter sostenere ribassi del suo portafoglio, magari perché ha un patrimonio adeguato, adeguate fonti di reddito e nessun progetto a breve termine (ha cioè un’elevata capacità di rischio), ma emotivamente vive con angoscia le fasi di ribasso (ha, cioè, una bassa tolleranza al rischio).
Viceversa ci sono investitori che vantano un’elevata tolleranza al rischio (molto spesso sopravvalutata) ma che, vista la loro situazione economica e i loro progetti a breve termine, non possono permettersi di incorrere in ribassi del loro portafoglio (per approfondire questi concetti suggerisco la lettura di questo articolo).

I diversi tipi di rischio da considerare

Il principio generale universalmente valido è che tanto più elevato è il rischio di un investimento tanto più alto sarà il suo rendimento: le azioni sono molto più instabili e rischiose dei titoli di stato ma, nel lungo termine, restituiscono rendimenti più elevati.
Molto spesso ci si focalizza soltanto sull’aspetto negativo del rischio, cioè la possibilità di incorrere in potenziali ribassi,  dimenticando il suo aspetto positivo, cioè la possibilità di ottenere rendimenti più elevati.
Proviamo adesso a fornire un quadro più o meno realistico dei rischi (positivi e negativi) che ogni investitore dovrebbe considerare:

  • Perdita permanente del capitale:
    Investendo in singoli titoli azionari o obbligazionari un eventuale default della società emittente può determinare la perdita totale e irrimediabile del capitale (ne abbiamo parlato in un recente post). In questo caso non ci sarà recupero del mercato che tenga: la perdita sarà permanente;
  • Rischio di ribasso (perdita recuperabile):
    E’ ormai noto che un evento avverso e imprevisto (come una crisi, una recessione, un conflitto ecc..) può determinare ribassi improvvisi del valore dei propri investimenti. Un portafoglio ben costruito sarà in grado di recuperare queste perdite temporanee, tuttavia psicologicamente l’investitore potrebbe non essere capace di gestirle ed essere indotto a vendere i propri investimenti perdendo la possibilità di recupero successiva (vedi punto successivo);
  • Rischio di rialzo:
    Un portafoglio troppo prudente non sarà in grado di cogliere adeguatamente le performance dei mercati finanziari. O, allo stesso modo, l’investitore che ha deciso di vendere i propri investimenti per eliminare l’ansia durante un mercato ribassista, probabilmente si vedrà preclusa la possibilità di recupero e di guadagno del successivo mercato rialzista;
  • Rischio di perdita di potere d’acquisto:
    Non investire o investire in modo non adeguato può significare non riuscire a recuperare il tasso di inflazione che, anno dopo anno, erode il potere di acquisto del capitale. Nel medio lungo periodo questo equivale a consolidare una perdita secca di denaro;
  • Rischio di mancato raggiungimento dei propri obiettivi:
    Scelte di investimento errate possono provocare l’impossibilità di raggiungere i propri obiettivi.
    Ad esempio un giovane che investe per integrare la pensione pubblica, senza un’adeguata esposizione azionaria avrà un’alta probabilità di non riuscire a mantenere il proprio tenore di vita nel momento in cui cesserà l’attività lavorativa.

Gli ultimi due rischi sono i più grandi e sono proprio quelli a cui una larga maggioranza di investitori non pone la giusta attenzione: si focalizza sui rischi a breve termine perché questi hanno un impatto immediato (sullo stato d’animo prima che sul capitale investito) senza preoccuparsi di quanto possa essere pericoloso non farsi carico dei rischi a lungo termine.

Come individuare il rischio (e il portafoglio) più giusto per te

Il rischio di cui ogni investitore dovrebbe preoccuparsi maggiormente è proprio quello di non riuscire a raggiungere i propri obiettivi perché è quello che ha l’impatto più importante sulla sua vita personale. Molto di più di quanto possa avere la volatilità di breve termine.
Ecco perché è fondamentale riuscire a trovare un buon equilibrio tra l’assunzione di rischi e il non perdere il sonno.
E’ naturale pensare che investire soltanto in titoli di stato a  breve termine sia privo di rischi ma, in questo modo, l’inflazione eroderà il tuo potere di acquisto.
Se stai investendo per accrescere il tuo capitale nel lungo termine in modo da poter finanziare lo studio dei tuoi figli, integrare la tua pensione o abbandonare con anticipo il mondo lavorativo, la scelta di “eliminare i rischi del breve termine” ti darà la matematica certezza di non riuscire a soddisfare le tue esigenze a lungo termine: non otterrai un capitale sufficiente per aumentare o creare la tua rendita o per supportare le persone a te più care.

A questo punto la domanda fondamentale è: esiste un modo pratico per individuare il portafoglio più adatto alle proprie esigenze?
La risposta è “ragionevolmente sì“.
Piuttosto che concentrarsi su indici di rischio avanzati come var, deviazione standard e altre diavolerie, la soluzione deve essere trovata nell’esame del comportamento storico delle varie alternative di portafoglio.
Anche se i risultati storici non ci danno tutte le risposte possibili su rischio e rendimento degli investimenti, servono per avere un quadro utile per individuare il profilo di rischio e il portafoglio più idoneo alle proprie esigenze
In particolare esaminando i diversi mix di azioni e obbligazioni  (10% azioni/90% obbligazioni; 60% azioni/ 40% obbligazioni ecc..) sarà possibile individuare due preziosissimi dati:

  • Ribasso massimo:
    Un portafoglio che ha un’esposizione azionaria rilevante sarà esposto a ribassi significativi, viceversa un portafoglio composto principalmente da obbligazioni sarà più stabile.
    Comprendere quale è il ribasso massimo in cui può ragionevolmente incorrere un portafoglio è un buon metro di misurazione del rischio di cui si dovrà farsi carico.
    Sceglierò quindi il portafoglio che mi consentirà di rimanere entro la soglia massima di ribasso che sono disposto a tollerare;
  • Tempo di recupero massimo:
    La combinazione azioni/obbligazioni di un portafoglio ne determina anche i tempi di recupero. Anche questo è un aspetto fondamentale da tenere in considerazione: una perdita profonda ma recuperata in tempi relativamente  brevi è più sopportabile di una perdita di minore entità che richiede anni per il recupero.
    Quindi, oltre alla soglia massima di ribasso dovrà essere tenuto in adeguata considerazione anche il tempo di recupero.

In un articolo dedicato ho esaminato dettagliatamente ribassi e tempi di recupero massimi per i principali portafogli ipotizzabili (per trovare quello più adatto alle tue esigenze leggi il post “La percentuale di azioni che fa per te”)

contatta David Volpe

4 indicazioni pratiche per gestire al meglio il rischio

Visto che il futuro è incerto per definizione e non è scientificamente possibile controllare il rischio di ciò che è ignoto, queste sono alcune indicazioni per una corretta gestione del rischio durante il tuo percorso di investimento:

  • Definisci i tuoi obiettivi:
    Attribuisci una finalità ai tuoi soldi. La mera ricerca di rendimento non è una motivazione sufficientemente valida per affrontare l’ignoto. Avere in mente un obiettivo da raggiungere ti aiuterà ad attraversare meglio i contesti di mercato più difficili perché la meta finale ti darà la motivazione per tenere fede al tuo piano;
  • Trova la tua asset allocation ideale e mantienila:
    L’asset allocation è il mix di azioni, obbligazioni, liquidità e asset reali che compone un portafoglio.
    Non puoi controllare le decisioni delle banche centrali, i rapporti geopolitici, il prezzo delle materie prime ma puoi sicuramente controllare e definire la tua asset allocation.
    L’asset allocation avrà un impatto molto più importante sui tuoi rendimenti e sul comportamento del tuo portafoglio di quanto lo possano avere i singoli eventi di breve periodo e le previsioni e analisi degli specialisti;
  • Ribilancia periodicamente il tuo portafoglio:
    Le varie asset class (azioni, obbligazioni, oro ecc..) si muovono in modo diverso nelle varie fasi di mercato. Questo significa che sistematicamente la composizione del portafoglio (cioè dell’asset allocation) inizialmente scelta varierà nel tempo: se le azioni scendono del 20% per effetto di una recessione mentre l’oro e le obbligazioni salgono del 10% i pesi delle tue asset class ne saranno distorti. Devi quindi vendere una parte degli asset vincenti per acquistare quelli perdenti in modo da tornare alla tua esposizione ideale (ne parlo dettagliatamente in questo post);
  • Ricorda sempre che il rendimento ha un prezzo:
    Il successo negli investimenti ha sempre un prezzo da pagare. Non si tratta di un costo misurabile in euro, in commissioni o in costi di gestione. Si tratta del prezzo da pagare in termini di volatilità, di incertezza del dubbio che “questa volta sia diverso” e di rimpianto per non aver venduto prima che i mercati cadessero. Si tratta di tutte cose semplici da sottovalutare fino a quando non si provano con i propri soldi reali.
    Senza pagare questo prezzo non c’è speranza di far propri i rendimenti dei mercati finanziari.

Conclusioni

Nella vita ci sono rischi che non possiamo permetterci di correre e ci sono rischi che non possiamo permetterci di non correre.

Peter F. Drucker

Farsi carico volontariamente di rischi misurati è un processo del tutto naturale che ci accompagna lungo tutta la nostra esistenza: imparare a camminare, andare in bicicletta, costruire una famiglia, sono tutte attività che implicano l’assunzione di rischi più o meno elevati.
Sappiamo benissimo che è impossibile ottenere un vantaggio da una qualsiasi attività della nostra vita senza assumersi un rischio.
Eppure quando si tratta dei nostri soldi, il rapporto con il rischio diventa molto più difficile da controllare.

Uno dei fattori che rende difficile raggiungere il successo negli investimenti è il fatto che vogliamo conoscere, in anticipo, tutte le risposte e vogliamo dissipare tutti i nostri dubbi.
Ed  è proprio il nostro innato istinto a venire a capo dei nostri dubbi che ci frena dall’iniziare un piano di investimento o ci porta a scelte errate prese esclusivamente per “comprare certezze” (ad esempio quando si decide di liquidare un portafoglio durante un bear market per non aggravare le perdite).
I mercati continueranno a rimanere imprevedibili. Riuscire ad ammetterlo e andare avanti è il primo grande passo verso il controllo delle proprie emozioni e una corretta gestione del rischio.

Procrastinare o evitare l’assunzione di rischi finanziari può diventare, paradossalmente, la scelta più rischiosa perché può comportare il rischio di non riuscire a raggiungere i propri obiettivi.
Questo ha decisamente un impatto maggiore sulla vita personale di quanto non lo possa avere un ribasso di mercato e una flessione del valore del tuo portafoglio.

Ricevi gratuitamente tutti i nuovi articoli via mail, insieme ad aggiornamenti esclusivi! 

Iscriviti

* indicates required


Potrebbero interessarti anche

2 Comments

  1. Solo complimenti 👏

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *