L’attenzione verso il Bitcoin e verso le Criptovalute in generale, non solo è cresciuta nel tempo, ma è anche profondamente “evoluta”: asset speculativo seguito soprattutto dal pubblico dei giovanissimi, il Bitcoin è ora considerato una valuta rifugio e riserva di ricchezza in un mondo a zero rendimenti e potenzialmente minacciato dall’inflazione.
Sul fenomeno “Bitcoin” (e più in generale sulle criptovalute) si è recentemente espresso il celebre Ray Dalio che, con un’analisi estremamente dettagliata (rigorosamente in inglese), analizza pro e contro del nuovo oro digitale.
Già in un precedente articolo abbiamo parlato di Bitcoin analizzandone le caratteristiche principali.
Nell’articolo di oggi faremo una valutazione più approfondita condividendo proprio l’analisi di Ray Dalio.
Indice
Premessa sull’analisi
Il report pubblicato sul sito di Bridgewater (la società di investimento fondata appunto da Ray Dalio) è preceduto da una scrupolosa premessa dove l’autore dichiara di non potersi assolutamente definire un esperto di criptovalute.
Tuttavia avverte la necessità di esprimere la sua opinione chiara sul fenomeno visto che gli sono impropriamente state attribuite considerazioni profondamente diverse da parte di sostenitori e oppositori del Bitcoin.
Pur non definendosi un “esperto”, si tratta pur sempre del parere del fondatore del più grande Hedge Fund al mondo (Brigdewater associates appunto) costituito nel 1975 nonchè dell’ideatore del celebre portafoglio di investimento “All Seasons” (leggi la guida definitiva per la costruzione del portafoglio All Seasons ) a cui, ancora oggi, si ispirano investitori e gestori di tutto il mondo.
Dunque direi che valga la pena tenere in considerazione il contenuto dell’analisi.
Il punto fondamentale attorno a cui ruota l’approfondita analisi di Ray Dalio è la necessità di individuare asset in grado di offrire, al tempo stesso, diversificazione e rendimento ai portafogli di investimento (definiti “riserve di ricchezza”).
In altre parole, Ray Dalio non intende capire quanto sia effettivamente sostenibile il rally del Bitcoin.
La vera domanda a cui Ray Dalio vuole rispondere è se il bitcoin possa essere considerato un asset in grado di valorizzare i portafogli di investimento difendendoli dal rischio inflazione.
Bitcoin: oro digitale o semplice speculazione?
Ormai il Bitcoin non può più essere considerato solamente un fenomeno speculativo dettato da una moda passeggera.
La criptovaluta ha raggiunto una popolarità ed una diffusione impensabili fino a pochi anni fa.
Ma soprattutto alcuni importanti player finanziari hanno annunciato l’intenzione di voler utilizzare i bitcoin come normale valuta di pagamento per i quotidiani acquisti di beni e servizi (paypal, mastercard).
Quindi, a tutti gli effetti, sembra si stia realizzando il sogno del suo creatore (il misterioso Satoshi Nakamoto) secondo il quale il Bitcoin sarebbe dovuto diventare uno strumento di pagamento alternativo alle valute tradizionali.
E qui arriviamo al punto: a differenza delle valute tradizionali, il Bitcoin è caratterizzato da un’offerta limitata nel tempo.
In altre parole, mentre le banche centrali possono stampare banconote tradizionali teoricamente all’infinito, il processo di creazione del Bitcoin prevede un’offerta massima di 21 milioni di pezzi. Inoltre il procedimento con cui si creano nuovi Bitcoin (minatura) prevede una progressiva riduzione delle quantità di valuta prodotta nel tempo (halving – ne parlo dettagliatamente nell’articolo dedicato – ).
Proprio per questo più fonti autorevoli iniziano ad associare la funzione del Bitcoin a quella dell’oro: sono entrambi due risorse limitate.
Quindi al pari dell’oro il Bitcoin potrebbe, a detta di molti, rappresentare una vera e propria “riserva di ricchezza” cioè una fonte di rendimento soprattutto durante le fasi di incertezza e di crisi economica (esattamente come l’oro).
Cosa ne pensa Ray Dalio
Le considerazioni su cui si basa la riflessione di Ray Dalio abbracciano quattro aspetti principali legati al Bitcoin:
- l’offerta limitata;
- la sicurezza;
- l’efficacia diversificativa;
- La regolamentazione normativa
Offerta limitata…. ma non troppo
La questione del limite massimo di offerta è probabilmente uno degli aspetti più affascinanti della struttura del Bitcoin.
Tuttavia, sebbene i Bitcoin vengano prodotti (appunto minati) in maniera progressivamente più lenta (halving) e con un’offerta massima limitata, il mercato delle criptovalute non lo è affatto.
Nel corso degli anni sono state create altre valute digitali e ne continueranno ad arrivare delle nuove che competeranno con il Bitcoin. Proprio questo effetto di “concorrenza” potrà avere un ruolo determinante nel suo processo di sviluppo.
Sostanzialmente nel momento in cui si esaurirà l’offerta di Bitcoin la domanda di valute digitali potrebbe tranquillamente spostarsi su altre criptovalute determinando un declino del Bitcoin stesso.
Inoltre la tecnologia e l’informatica sono in continua evoluzione ed in futuro potrebbero nascere valute perfino migliori compromettendo il ruolo del Bitcoin.
Ad esempio nel 2017, quando il Bitcoin già godeva di un vasto interesse del pubblico, il lancio di nuove criptovalute ne compromise l’ascesa ed il primato.



La sicurezza: Bitcoin & hacker
La questione della sicurezza di conservazione è determinante per capire quanto un asset sia ragionevolmente “investibile”.
Per quanto avanzati e sicuri, i sistemi di accesso al Bitcoin possono essere violati. Il crimine informatico è in continua ascesa e sembra svilupparsi molto più rapidamente della difesa informatica.
Purtroppo gli stessi ministeri della difesa dei maggiori stati al mondo, non sono in grado di proteggere i propri sistemi dagli attacchi degli hacker.
Il fatto che il Bitcoin possa essere potenzialmente vulnerabile ad attacchi e frodi informatiche ne compromette la capacità di essere considerato un investimento sicuro ed affidabile su larga scala.
Diversificare con il Bitcoin: funziona davvero?
Con poco più di un decennio di storia, non ci sono prove sufficienti ed affidabili per poter dire che il Bitcoin sia in grado di fornire “protezione” ai portafogli.
L’analisi evidenzia come la relazione storica tra Bitcoin e crash dei mercati sia stata relativamente debole.
Il grafico che segue mostra l’andamento dei diversi asset durante le fasi più critiche dei mercati finanziari.
In verde un portafoglio bilanciato, in rosso l’oro e in blu il Bitcoin:



Fino ad oggi la capacità di Bitcoin di offrire protezione durante il sell off sembra più teorica che effettiva.
La regolamentazione: cosa ne pensano le Banche centrali
Questa è una recente dichiarazione del presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde:
“ E’ un asset speculativo che ha finanziato affari loschi, attività di riciclaggio e attività poco oneste. Deve esserci una regolamentazione a livello globale perché se c’è una via di fuga quella via di fuga sarà utilizzata ”.
Del resto a partire dalla costituzione della prima banca centrale (Bank of England 1694) i governi hanno conquistato il controllo sulla moneta per perseguire la stabilità e la crescita economica.
Quindi è piuttosto improbabile che consentirebbero al Bitcoin di diventare una valuta migliore rispetto a quella prodotta dai governi stessi.
Da questo punto di vista, tanto maggiore sarà la diffusione e lo sviluppo del Bitcoin, tanto più alta sarà la probabilità di regolamentazione da parte delle banche centrali.
Una riforma in questo senso potrebbe avere l’obiettivo di limitarne l’utilizzo o quello di favorirne la diffusione.
In entrambi i casi le conseguenze sul Bitcoin potrebbero essere negative.
Infatti molti dei grandi investitori in Bitcoin, si identificano nei principi critpo-anarchici del suo fondatore. Un’eventuale regolamentazione potrebbe innescare una svendita di Bitcoin e, quindi, un crollo dei prezzi.
Conclusioni
Il Bitcoin è un’opzione di investimento a lungo termine con esito altamente incerto a cui potrei dedicare una somma di denaro consapevole di poter perdere fino all’80%
Ray Dalio
Gli asset finanziari tradizionali per quanto volatili esprimono un valore che cresce nel tempo. In altre parole, chi investe correttamente in azioni e obbligazioni potrà subire i ribassi del breve termine, tuttavia le probabilità di successo aumentano proporzionalmente all’aumentare del tempo.
Per il Bitcoin, invece, il valore a lungo termine è tutt’altro che certo proprio per le motivazioni appena analizzate.
Ritengo sia utile interessarsene comunque. Ad esempio investendo con la strategia del piano di accumulo:
destinare una percentuale tra l’1 e il 2% del proprio portafoglio su un orizzonte di 5 anni tramite un piano di accumulo ritengo possa essere una strategia di buon senso.
Anche se il prezzo dovesse scendere o addirittura azzerarsi, il danno al portafoglio complessivo rispetto alla potenzialità di guadagno sarebbe comunque trascurabile.
Per non sentirsi stupidi tra 5 o 10 anni
F. Marchese
Riprendo letteralmente:” Nel corso degli anni sono state create altre valute digitali e ne continueranno ad arrivare delle nuove…”, da qui rifletto che oltre l’oro esistono altri metalli preziosi, ma il gold è quello che ha un’enfasi universale come il dollaro USA, poliedrico e sempre virile, per richiamare con un termine caro al buon Graham potrei dire che sarebbe eteroclito che non avvenisse anche in questo caso. Vedremo, intanto io direi che utilizzarlo come un costo assicurativo del portafoglio, quindi non come un valore ma bensì come una protezione di valore può essere valutato, in fondo perdere 100% o l’80% di un asset non cambia molto…
Non essendo un esperto di criptovalute nè di geologia 😬cerco di rispondere all’interessante osservazione interpretando il senso dell’analisi di Bridgewater.
Le materie prime ed in particolare i preziosi coesistono da migliaia di anni ed hanno caratterizzato la storia e l’evoluzione dell’uomo.
In questo contesto il trend “protettivo” dell’oro ha valenza ultrapluriennale ed ha, pertanto, un solido livello di affidabilità (quello che piace tanto definire Track Record).
Per le criptovalute la storia è un pò diversa.
Il bitcoin nasce nel 2009 ed al suo avvento hanno fatto seguito altre criptovalute minori. In occasione delle prime “ICO” (2017) significative, il bitcoin ha visto scalfito il proprio primato e, in ogni caso, poco più di 10 anni di esistenza non consentono di fare valutazione affidabili sulla sua efficacia diversificativa.
Quindi, riassumendo, interpreto che l’interessante analisi posta da Bridgewater verta proprio sulla storia relativamente breve del Bitcoin rispetto all’oro (supportato da tendenze millenarie altamente consolidate). E nell’arco di questa storia relativamente breve il bitcoin ha visto periodi di sottoperformance rispetto ad altre nuove criptovalute.
Riguardo all’utilizzo “assicurativo” nel portafoglio, non vedo controindicazioni particolari purché se ne faccia un uso consapevole nei limiti del capitale su cui si è ragionevolmente disposti a tollerare perdite significative (per non dire drammatiche 🤞)
Non essendo un esperto di criptovalute nè di geologia 😬cerco di rispondere all’interessante osservazione interpretando il senso dell’analisi di Bridgewater.
Le materie prime ed in particolare i preziosi coesistono da migliaia di anni ed hanno caratterizzato la storia e l’evoluzione dell’uomo.
In questo contesto il trend “protettivo” dell’oro ha valenza ultrapluriennale ed ha, pertanto, un solido livello di affidabilità (quello che piace tanto definire Track Record).
Per le criptovalute la storia è un pò diversa.
Il bitcoin nasce nel 2009 ed al suo avvento hanno fatto seguito altre criptovalute minori. In occasione delle prime “ICO” (2017) significative, il bitcoin ha visto scalfito il proprio primato e, in ogni caso, poco più di 10 anni di esistenza non consentono di fare valutazione affidabili sulla sua efficacia diversificativa.
Quindi, riassumendo, interpreto che l’interessante analisi posta da Bridgewater verta proprio sulla storia relativamente breve del Bitcoin rispetto all’oro (supportato da tendenze millenarie altamente consolidate). E nell’arco di questa storia relativamente breve il bitcoin ha visto periodi di sottoperformance rispetto ad altre nuove criptovalute.
Riguardo all’utilizzo “assicurativo” nel portafoglio, non vedo controindicazioni particolari purché se ne faccia un uso consapevole nei limiti del capitale su cui si è ragionevolmente disposti a tollerare perdite significative (per non dire drammatiche 🤞)