BACKTEST GUIDA PRATICA

Ognuno di noi vorrebbe poter costruire il miglior portafoglio con cui gestire le proprie finanze.
Per realizzare questa legittima aspirazione, molto spesso ricorriamo al backtesting

Il backtesting è quell’insieme di azioni che permette di effettuare una serie di simulazioni per valutare come una determinata asset allocation si sarebbe comportata nel corso del passato.
Il principale problema dei backtest è che, quando non correttamente effettuati, forniscono risultati irrealistici che, inevitabilmente, portano a decisioni di investimento errate.

In questo articolo vedremo quali sono gli errori più pericolosi in fase di backtesting e come effettuare backtest realistici.

Backtest: di cosa si tratta e quali siti utilizzare

Il backtest è un processo di valutazione con cui si va a testare l’efficacia di un ipotetico portafoglio di investimento analizzando quali risultati avrebbe ottenuto in un determinato arco temporale del passato.
Esistono siti e software più o meno complessi che consentono di effettuare backtest interattivi. 
In questo articolo ho fornito una lista di siti che permettono di backtestare portafogli gratuitamente.

Ovviamente bisogna sempre considerare che il backtest si riferiscono sempre al passato: l’analisi dei dati passati non serve certo a predire il futuro ma può aiutarci a capire cosa potrà aspettarci nel bene e nel male. 
Per ottenere risultati attendibili è indispensabile  effettuare simulazioni realistiche.
Può sembrare una precisazione banale, ma in realtà non è affatto così.

I 2 errori più pericolosi nel backtesting

Anche i professionisti più esperti possono, inconsapevolmente, fare un utilizzo improprio dei backtest.
Anzi, a dir la verità, maggiore è l’esperienza e maggiore è il rischio di cadere vittima delle insidie che si annidano nell’attività di backtesting.
Vediamo insieme quali sono i 2 errori più pericolosi.

Il sovradattamento: il portafoglio ideale (del passato)

Abbiamo detto che ogni investitore mira a trovare il portafoglio ideale.
Per raggiungere questo scopo si parte da un asset allocation ipotetica, si vede come si è comportata nel passato e poi si procede, per tentativi successivi, ad effettuare una serie di modifiche che massimizzino il rendimento e minimizzino il rischio.
Si riesce, così, a trovare il portafoglio ideale…. del passato!
In modo totalmente inconsapevole acceleriamo l’attività di backtesting facendo prove su prove in modo da arrivare al portafoglio perfetto.
Si tratta di un trucco fuorviante perché porta, appunto, al sovradattamento: sovrappesiamo  e sottopesiamo questa o quella asset class per ottenere il risultato che vogliamo, giungendo a conclusioni sbagliate.

Facciamo un banale esempio su un portafoglio azionario.

Se effettuassi un backtest negli ultimi 10 anni l’azionario statunitense sarebbe sicuramente l’asset class da sovrappesare. Mentre potrei sottopesare drasticamente i Paesi Emergenti:

Le cose sarebbero andate in modo decisamente diverso se avessi preso come riferimento i 10 anni precedenti: 

Si tratta ovviamente di un esempio estremo.
Il messaggio da cogliere è piuttosto chiaro: procedendo per backtest, tentativi e ottimizzazioni successive si arriverà a risultati sorprendenti.
Tuttavia, non sarò in grado di dire con adeguata consapevolezza quanto questi risultati siano frutto di fattori casuali: si finisce per così per confondere la causalità (causa) con la casualità (caso).
Si costruisce, cioè, un portafoglio basato sul caso e non su logiche robuste.

La ricerca spasmodica della perfezione porta all’errore del sovradattamento (cd. overfitting): effettivamente si riesce a realizzare un’ottima asset allocation.
Il problema è che, in questo modo, si trova il miglior portafoglio del passato.

Look ahead bias: so quello che non posso sapere

Già in un recente articolo abbiamo parlato del look ahead bias.
Si tratta dell’utilizzo di informazioni non note nel periodo di tempo preso come riferimento per il backtest.
Ad esempio costruisco un asset allocation basata sui dati statistici degli ultimi 20 anni e poi decido di modificarla in modo che possa reagire meglio a un evento inatteso che si è verificato proprio pochi mesi prima del mio backtest.

Il caso tipico è quello della modifica di portafogli preesistenti in modo che rispondano meglio a situazioni impreviste  accadute  in tempi relativamente recenti.
Ecco che  l’imprevisto è diventato prevedibile perché stiamo lavorando sul passato. 
Questi imprevisti in finanza vengono  classificati come eventi di coda: si tratta di circostanze estreme  a cui è associata una bassissima probabilità di verificarsi (ad esempio un ribasso contemporaneo di oltre il 10% per azioni e obbligazioni).
Visto che col backtesting stiamo lavorando sul passato, possiamo considerare nelle nostre ipotesi anche gli eventi di coda in modo da rendere il nostro portafoglio più solido.
Il problema è che con questo procedimento, inconsciamente, si finisce per dare un’importanza eccessiva ai recenti eventi di coda e si apporta una modifica al portafoglio che sembra ragionevole ma, che in realtà, lo rende più vulnerabile.
Il portafoglio si adatterà meglio a quell’evento raro e imprevedibile per cui l’abbiamo preparato (e che molto difficilmente si ripresenterà)  ma, la modifica, lo renderà molto meno efficiente nei contesti di mercato relativamente normali.
Un po’ come se, dopo essere stati colti da un temporale estivo, pensassimo di trascorrere il resto dell’estate indossando l’impermeabile.

5 regole per effettuare backtest affidabili

Vediamo adesso come limitare (perché, purtroppo, la perfezione non esiste) errori di valutazione nella procedura di backtesting.

Prendere in esame un congruo periodo di tempo

I backtest si basano su serie storiche di dati più o meno lunghe.
Affinchè le conclusioni tratte da un backtest siano affidabili è indispensabile che il periodo preso come riferimento sia sufficientemente lungo.
O meglio, sia sufficientemente rappresentativo di tutto ciò che potrà accadere durante il percorso di investimento.
Il portafoglio dovrà essere testato sia in periodi di crescita dei mercati azionari, sia in periodi di stress finanziario.
Dovranno essere presi in esame periodi di elevata inflazione, recessioni e boom economici.
Soltanto così avrò un’idea media realistica di come potrà comportarsi il mio portafoglio in futuro.

Questo esercizio mi aiuterà a trovare una buona combinazione tra le varie asset class, evitando di sovrappesare quelle che sono andate particolarmente bene nel periodo più recente (a cui si finisce sempre per dare maggior peso).
L’idea di fondo è quella di “uscire dalla scatola” degli ultimi 10, 15, 20 anni e guardare oltre.

Quando facciamo questo esercizio dobbiamo comunque tenere bene a mente che il mondo, inevitabilmente, cambia. E proprio questa continua mutevolezza è una delle questioni più importanti nel lungo periodo.
Ciò significa che non dobbiamo ignorare la storia quando prendiamo pensiamo a come investire i nostri soldi ma c’è un dettaglio importante: più indietro andiamo nella storia e nei backtest, più generali dovranno essere le conclusioni che possiamo trarne.

Concentrare il portafoglio sulle asset class principali

Inseguendo la ricerca del maggior rendimento e della maggior robustezza del portafoglio spesso si finisce per sovrappesare asset class particolari che, in realtà, dovrebbero essere maneggiate con cura.
Dare eccessiva importanza a specifici settori come la tecnologia o l’immobiliare, a determinati fattori di investimento, a strumenti che investono in materie prime o in oro può dare risultati soddisfacenti nei backtest e può, anche, consentire di ottenere rendimenti più elevati della media nel lungo periodo.
Bisogna tuttavia tenere in adeguata considerazione che i portafogli che hanno la capacità di fare molto bene nel lungo periodo, hanno una spiccata attitudine a fare peggio della media nel breve periodo.

Vale sempre la pena domandarsi quanto si è disposti a sottoperformare il mercato (inteso come la media degli investitori, dei nostri amici e conoscenti) in determinate fasi che possono rivelarsi anche prolungate. 

Inoltre l’eccessivo sovrappeso su asset class non tradizionali può diventare una vera e propria scommessa: a volte va bene a volte va male.

Per evitare questo tipo di effetti collaterali è altamente consigliabile costruire il cuore della propria asset allocation utilizzando le asset class principali:

La scelta dell’asset allocation strategica viene prima del backtest

Nei paragrafi precedenti abbiamo parlato di sovradattamento (cd. overfitting).
Per evitare di cadere nell’illusione della perfezione dettata dall’overfitting, un buon suggerimento è quello di pensare a un’asset allocation ideale e solo successivamente procedere con il backtest.
Se i risultati ottenuti non sono soddisfacenti, piuttosto che modificare drasticamente i pesi delle diverse asset class per far quadrare il backtest, meglio ripartire da capo e riformulare una nuova asset allocation.

Inevitabilmente verrà il momento in cui anche il migliore di portafogli non funzionerà come ci si sarebbe aspettato.
Se quello stesso portafoglio è frutto di una serie di metodici calcoli effettuati da un software di backtesting sarà molto più facile cadere nel dubbio.
L’interrogativo “questa volta è diverso molto probabilmente ti spingerà a rivedere la tua asset allocation nel momento più sbagliato.

Viceversa se la scelta dei pesi delle varie asset class è il frutto di un ragionamento accurato e della comprensione dell’effettivo funzionamento di ogni componente, sarà più facile rimanere fedeli al portafoglio anche nelle fasi di turbolenza.
L’idea è quella di trovare un giusto compromesso tra “comprensione” e “statistica”:
ho capito il funzionamento e l’interazione tra le varie asset class è ne ho verificato il comportamento nel tempo.
Solo in questo modo riuscirai a trovare un portafoglio con cui sentirti a tuo agio in ogni contesto di mercato.

contatta David Volpe

Confrontati con chi la pensa diversamente da te

Siamo tutti predisposti a creare convinzioni più o meno forti.
Questa attitudine è particolarmente sviluppata tra gli investitori, con ogni livello di esperienza.
Mano a mano che iniziamo a sviluppare una convinzione andiamo a selezionare informazioni e dati che la supportano ignorando quelli che le  contestano.
Così finiamo per incaponirci nell’utilità di una specifica strategia o asset class fuggendo anche all’evidenza dei fatti.

Stanley Druckenmiller, uno degli investitori moderni più celebri,  afferma che bisogna avere forti convinzioni tenute debolmente.

Piuttosto che ostinarsi nell’attività di backtest per rinforzare le nostre convinzioni (non necessariamente giuste), vale la pena confrontarsi con chi ha un punto di vista diverso dal nostro. 
Questo ci aiuterà a mettere in discussione le nostre tesi e, potenzialmente, a migliorarle.
Il confronto serve per sviluppare il pensiero critico, un’attitudine estremamente utile anche in campo finanziario.

Partire sempre dal perché e mai dal cosa

Quando si tratta di costruire o modificare un portafoglio il pensiero va subito a quale asset class utilizzare:
cosa dovrei inserire nel mio portafoglio per migliorarne il rapporto rischio/rendimento?

In realtà prima di domandarsi cosa utilizzare occorre chiedersi perché è utile ricorrere a un’asset class.
Molti investitori sanno perfettamente cosa sono le azioni, cosa sono le obbligazioni, e tutte le altre attività di investimento.
Non tutti però ne hanno compreso il funzionamento e il ruolo all’interno di un portafoglio: se si copia o si crea un asset allocation tramite un processo di backtesting, saremo sempre pieni di dubbi che, a lungo andare, ci porteranno a commettere degli errori.
Solo comprendendo le dinamiche sottostanti all’utilizzo dei diversi asset investibili riusciremo a padroneggiare la gestione delle nostre finanze.

Conclusioni

Il nemico di un buon piano è il sogno di un piano perfetto

Carl Von Clausewitz

Ogni volta che si pensa di migliorare un portafoglio reale o ipotetico finiamo inevitabilmente per renderlo, nella migliore delle ipotesi, più vulnerabile.

Può essere utile sapere che così come non esistono portafogli perfetti, non esistono neppure backtest perfetti: quando effettuiamo delle simulazioni sul comportamento dei portafogli è praticamente impossibile eliminare completamente i problemi di adattamento o il look-ahead bias.
Saremo sempre portati, inconsciamente, a seguire strategie di ottimizzazione del portafoglio imperfette.
In ogni caso essere consapevoli delle controindicazioni derivanti dalla ricerca della perfezione e attenersi alle regole proposte sono precauzioni estremamente utili per ridurre al minimo il rischio di utilizzo improprio dei backtest.

Inoltre  bisogna che lo strumento del backtesting, per quanto imperfetto, è l’unico a nostra disposizione: l’alternativa è quella di affidarsi alle  previsioni che sono ben più approssimative.

Dopo aver capito i limiti dei backtest occorre comprendere l’importanza di affidarsi a un portafoglio che ci dia un sufficiente livello di sicurezza e di confidenza.
Sicuramente arriverà il momento in cui quello stesso portafoglio non funzionerà come ci saremmo aspettati: reagirà troppo male a un bear market o non coglierà adeguatamente i frutti di un mercato rialzista.
Quanto più avremo compreso le dinamiche sottostanti alla nostra asset allocation, tanto più probabile sarà mantenere la giusta lucidità e evitare scelte di investimento sbagliate dettate dall’emotività.

Infine l’aspetto più importante da tenere in considerazione è che non possiamo fare backtest alle nostre emozioni: guardare un grafico che sale per la maggior parte del tempo su un PC è ben diverso da  vivere con soldi “veri” un mercato ribassista transitorio.
William Bernstein nel suo libro “I 4 Pilastri dell’investimento” afferma che:

Utilizzare i backtest è come esercitarsi per un atterraggio di emergenza con un simulatore di volo: c’è un enorme differenza tra come ti comporterai nel simulatore e come reagirai nella situazione reale”.

Una volta appresi i limiti dei backtest, cerchiamo, quindi, di utilizzare il nostro simulatore di volo nel migliore dei modi.

Per ulteriori approfondimenti accademici sul tema suggerisco la lettura di questi articoli:

Il Look Ahead Bias;

Il problema del sovradattamento (overfitting).

Backtest: la misura della performance di una strategia.

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2 Comments

  1. „Faccio sempre ciò che non so fare, per imparare come va fatto.“ — Vincent Van Gogh

    1. Spero che i lettori del blog arrivino al successo negli investimenti in minor tempo rispetto a quello necessario a Van per raggiungere la sua indiscussa popolarità 😅.
      Questa massima è piena di significato Luca!

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