Molti dicono che investire è come giocare d’azzardo.
Molti dicono anche che il momento migliore per acquistare azioni è solo quando il mercato dà segni evidenti di rialzo, come lo è stato tutto il 2019.
Molti invece consigliano di investire in alternative più sicure rispetto alle azioni, come obbligazioni e titoli di stato. Perché così dormi sonni tranquilli.
Tutti questi “molti”, felici di pensarla come una ipotetica maggioranza, sembrano davvero sicuri delle proprie affermazioni e passano giornate a ripetere frasi che ad un orecchio più informato somigliano molto ai soliti luoghi comuni.
Ma chi di loro ha veramente ragione? Quali voci seguire per la gestione delle proprie finanze?
Il problema è sempre il grado di preparazione tecnica e di competenza di queste masse. Che ripete cose ascoltate da fonti poco attendibili (e sì, mi spiace dirlo, ma molto spesso la televisione è tra quelle!) e che di lavoro fa tutt’altro.
Diffida dalle masse. Sia in momenti di estremo pessimismo che di estrema euforia. Non farti trascinare a meno che tu non abbia capito molto bene lo scenario in cui ti stai muovendo.
Non comprare azioni quando tutti comprano, non fuggire dal mercato quando tutti scappano.
Se, come immagino, ti sta davvero a cuore un’attività, come la gestione delle tue finanze, visto che ti trovo qui, non ti accontentare delle voci che senti in giro. Approfondisci.
Vuoi sapere cosa ne pensa e come risponde il mondo finanziario a tutta questa diffidenza e superficialità?
Oggi ti parlerò di tre acronimi, molto usati in ambito finanziario, che spiegano benissimo sia la situazione economica attuale che i comportamenti autolesionisti delle operazioni di massa.
Non perché voglia convincerti che investire è la cosa migliore che tu possa fare (anche se così è) ma perché tu possa iniziare a dubitare dei luoghi comuni. In tutti gli ambiti importanti della vita, è sempre bene ascoltare e analizzare anche le voci fuori dal coro.
Indice
T.I.N.A. (There Is No Alternative)
Questo termine, utilizzato molto ultimamente nel mondo della finanza, identifica l’attuale contesto finanziario/economico globale secondo il quale non c’è alternativa all’investimento azionario, ma soprattutto mette in luce le due facce della medaglia che questo comporta.
Infatti da una parte abbiamo gli interventi straordinari e prolungati delle maggiori banche centrali di tutto il mondo che hanno letteralmente fatto precipitare i tassi d’interesse a livelli mai visti prima (o quasi..), senza segnali che questa condizione possa essere transitoria (approfondisci leggendo il post dedicato).
Questo comporta una contrazione significativa dei rendimenti obbligazionari tanto da rendere sempre più inutile e a volte deleterio l’investimento in questa asset class.
Ecco dunque che i capitali si spostano irrimediabilmente alla ricerca di rendimento su una delle poche classi di attivi ancora in grado di offrirne: le azioni appunto!
Fin qui niente di male se dall’altra parte non avessimo indicazioni che i mercati azionari sembrano apparire sopravvalutati: considerando la diminuzione degli utili societari nel 2019, i prezzi delle azioni restano sorretti solo dalla mancanza di scelta: si continua a comprare azioni (sostenendone le quotazioni) soltanto perché non ci sono alternative.
F.O.M.O. (Fear Of Missing Out)
Questo termine inglese, preso in prestito dal mondo della psicologia, identifica la paura di essere letteralmente esclusi dalle attività seguite dalla massa: soffrire per l’ansia di essere tagliati fuori. Ecco la spiegazione di molte attività affrontate senza la giusta consapevolezza solo perché lo fanno gli altri.
In questo preciso momento storico sembra esserci una diffusa e affannosa ricerca di rendimento senza molta preoccupazione dei rischi ad essa connessi.
Siamo ancora lontani dall’esuberanza da acquisto compulsivo che ha caratterizzato le più grandi bolle speculative finanziarie, ma i tassi d’interesse negativi potrebbero, senza dubbio, stimolare l’investitore ad assumersi rischi, purtroppo inconsapevolmente.
Ecco perché in finanza non esistono (in nessun momento) occasioni strabilianti o promozioni da cogliere al volo.
In finanza non esistono treni in corsa su cui salire: il processo d’investimento è un’attività seria (inevitabile aggiungo io) che necessita del giusto tempo per comprenderne almeno gli aspetti essenziali.
Oggi più che mai è consigliabile astenersi dal concentrare l’investimento in un unico momento d’ingresso: meglio pianificare la costruzione del proprio portafoglio con gradualità, pena il rischio di esser travolti dal “treno in corsa”.
BBB (BBB Bubble)
Fin qui abbiamo parlato esclusivamente (o quasi) di azioni. E cosa dire a proposito delle più sicure obbligazioni? L’investitore poco ambizioso penserà che accettandone sommessamente i bassi rendimenti possa ritenere di stare alla larga dai rischi.
L’acronimo indica la “bolla” che si sta alimentando sulle obbligazioni contraddistinte dal rating BBB. Tradotto in gergo pratico, quelle ancora in grado di offrire un briciolo di rendimento, ma che sono ad un passo dall’essere classificate come “junk”, spazzatura.
Ed ecco che le tanto sicure obbligazioni così sicure non lo sono più.
Questo perché le società che le hanno emesse, aziende che sebbene “meno meritevoli” di finanziarsi hanno ottenuto comunque condizioni vantaggiose grazie ai bassi tassi di interesse, sono estremamente vulnerabili ad ogni variazione delle condizioni di mercato.
Tale variazione potrebbe essere anche un semplice rallentamento economico che ne determinerebbe una riduzione dei guadagni e una minor capacità di far fronte al pagamento degli interessi mettendo la mole di titoli emessi a serio rischio di insolvenza: se l’economia rallenta, la società riduce le vendite e quindi ha a disposizione meno risorse per pagare i propri debiti (cioè le obbligazioni).
Conclusioni
E allora che si fa?
Ecco il consiglio più sensato che in questo momento storico/economico mi sento di darti:
- Come già analizzato in altri articoli, è praticamente impossibile anticipare con successo il movimento dei mercati nel breve periodo. E’ invece possibile (e auspicabile) costruire portafogli “resilienti” che consentano di raggiungere i propri obiettivi di investimento in un orizzonte di medio termine.
Ecco perché chi ha già correttamente pianificato una strategia di lungo periodo non dovrebbe curarsi troppo delle oscillazioni del breve termine. E’ tuttavia possibile operare piccoli accorgimenti alle proprie impostazioni per meglio adattare il portafoglio ai nuovi scenari (scopri come leggendo il post dedicato) senza esporlo a significative variazioni dettate dalla volubilità momentanea del mercato.
Chi invece è in procinto di pianificare un nuovo investimento farebbe bene a prendere quanto prima confidenza con questi acronimi per comprendere a quali rischi e, ovviamente, a quali opportunità si espone; - Attenzione a farsi contagiare dall’euforia dei mercati. Se da un lato è vero che la prima finalità dell’investimento dovrebbe essere il rendimento, dall’altro è consigliabile considerare che dopo tanta tranquillità sui mercati potrebbe riaccendersi la volatilità (elemento fisiologico per le piazze finanziarie).
Per gestire al meglio il proprio stato d’animo è buona regola dedicare una parte del proprio portafoglio ad attività in grado di fornire un minimo di protezione ed astenersi dall’ incrementare il proprio profilo di rischio in corso d’opera; - E quindi ?
“ balla finchè c’è musica ma fallo vicino all’uscita di sicurezza ” (cit.)
Questa non vuole essere un’esortazione alla fuga ma piuttosto un invito ad una presa di coscienza per gestire al meglio i fisiologici ribassi dei mercati.
Quindi:- Modula l’esposizione azionaria: riducendola con l’obiettivo di preservare i risultati positivi e prevedendo, nel contempo, un graduale incremento per sfruttare al meglio un’eventuale futuro ribasso;
- prevedi investimenti obbligazionari in titoli di stato solidi che storicamente offrono protezione durante le fasi di volatilità;
- prevedi investimenti in titoli legati all’inflazione che seppur così remota, rappresenta un potenziale fattore che potrebbe rovinare la festa sui mercati;
- prediligi, nella costruzione della componente azionaria, stili di investimento value (leggi il post dedicato) che si basano, cioè, sulla ricerca di aziende leader nel rispettivo settore di appartenenza caratterizzate da solidità patrimoniale e da una crescita degli utili costante nel tempo.
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