2022 previsioni finanziarie

Eccoci giunti al primo appuntamento del 2022.
Cosa ci riserverà il nuovo anno? I mercati proseguiranno la loro corsa al rialzo o ci sarà una correzione o, peggio, un bear market? 

Nella legittima (ma poco utile) ricerca della view vincente, finiamo bombardati da informazioni, analisi, e studi previsionali che hanno l’unico effetto di confonderci ulteriormente.

Ho quindi pensato di scrivere questo post non solo per condividere gli studi di alcune delle case di investimento più serie. Nell’articolo troverai anche una lista degli asset da tenere il portafoglio sulla base dell’attuale contesto e delle attuali valutazioni di azioni e obbligazioni.

Cosa dicono i guru

Tutte le maggiori case di investimento, tutti  gli analisti finanziari e i grandi investitori puntualmente si avvalgono di gruppi di esperti che hanno il compito di commentare il passato recente e predisporre analisi di mercato e previsioni per il futuro.
In questo paragrafo trovi la sintesi di tre delle più autorevoli case di investimento..

Jp Morgan

Gli analisti di JP Morgan prevedono una crescita economica vigorosa grazie al maggior reddito disponibile dei consumatori. Questo contribuirà a sostenere la domanda globale e, di conseguenza, gli utili aziendali.

Ovviamente il team di analisti intravede anche alcuni rischi per economia e mercati:
inflazione, banche centrali, il rallentamento della crescita cinese e la crisi del mercato immobiliare asiatico oltre, ovviamente, all’evoluzione dell’emergenza sanitaria.

Tuttavia banche centrali, governi e la ricerca scientifica saranno in grado di gestire efficacemente questi rischi.

Dunque gli analisti di JP morgan suggeriscono di 

  • Sovrappesare l’esposizione azionaria dei paesi sviluppati.
    Le aree più interessanti sono: energie rinnovabili, tecnologia e trasformazione digitale, innovazione sanitaria;
  • Sovrappesare le obbligazioni societarie ad alto rendimento (cd. High Yield);
  • Sottopesare i bond di elevata qualità (governativi e corporate con alto merito creditizio).

Blackrock

Gli esperti di Blackrock parlano di un “nuovo regime nominale”: l’inflazione vedrà una riduzione della sua corsa tuttavia si stabilizzerà su livelli più alti rispetto a quegli dell’ultimo decennio.
Le banche centrali risponderanno rialzando i tassi di interesse (detti, appunto, “tassi nominali”) con la dovuta gradualità per non destabilizzare crescita economica e mercati.

La transizione verso un sistema economico più sostenibile dal punto di vista ambientale, rappresenta un’ulteriore elemento che alimenterà l’inflazione. Il passaggio verso sistemi di produzione meno inquinanti comporterà oneri maggiori per le imprese e, dunque, un’iniziale crescita dei costi di produzione soprattutto per le economie emergenti.

Il rischio principale, secondo gli analisti del più grande asset manager, riguarda proprio la gestione dell’inflazione da parte delle autorità.
Ciononostante, gli esperti confidano nelle capacità delle banche centrali di gestire la situazione.

Le indicazioni di Blackrock sono, quindi:

  • Sovrappeso dell’azionario globale dei Paesi sviluppati.
    Esprimono preferenza per il settore tecnologico, per sostenibilità e finanziari e per le società estrattive (materie prime);
  • Sovrappeso dell’obbligazionario dei Paesi Emergenti, obbligazioni indicizzate all’inflazione, e obbligazioni asiatiche;
  • Sottopeso dei bond di elevata qualità.

Bridgewater

Da tempo l’Hedge Fund più famoso al mondo (fondato dal noto Ray Dalio) esprime perplessità sulle valutazioni dei mercati.
In particolare gli analisti di Bridgewater ammoniscono sui rischi a medio termine provocati dall’eccesso di liquidità (sotto forma di sussidi, piani di sostegno e acquisti di titoli da parte delle banche centrali) immesso nel sistema per fronteggiare l’emergenza sanitaria.

Il recente cambio di atteggiamento in senso più restrittivo da parte delle banche centrali (riduzione degli acquisti di titoli e progressivo rialzo dei tassi) è opportuno perché contribuisce a contrastare la formazione di bolle speculative.
Tuttavia proprio la rimozione degli stimoli potrebbe generare traumi sui mercati finanziari.
In particolare, visto l’elevato livello delle valutazioni, eventuali ribassi potrebbero innescare reazioni a catena (panic selling) provocando pesanti correzioni.

L’hedge fund fornisce un’analisi dettagliata senza dispensare indicazioni di investimento.

contatta David Volpe

Prepararsi per il futuro comprendendo il presente

Nelle analisi degli esperti (non soltanto di quelli citati) ricorre la preoccupazione per alcuni temi comuni: inflazione, varianti del virus e banche centrali.
Questi sono i timori del presente ma domani avremo sicuramente qualche altra motivazione che potrebbe spingere i mercati in ribasso del 5, del 10 o del 20%.

Giunti a questo punto, piuttosto che tirare i dadi con inverosimili previsioni, è più saggio fare il punto su quelle che sono le aspettative degli investitori incorporate nei prezzi attuali.
Gli eventi del 2022 avranno impatti significativi sugli indici soltanto nella misura in cui si discosteranno da queste aspettative:

  1. Inflazione:
    Il mercato continua a credere nella  tesi della transitorietà.
    E’ probabile che colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento globale (cd. “supply chain”) vadano risolvendosi riducendo costi e disponibilità di materie prime;
  2. Banche centrali:
    Per ora il mercato ha reagito al nuovo atteggiamento senza particolari scossoni.
    Le aspettative sono per un’inversione di rotta a metà che vedrà le banche centrali meno accondiscendenti, ma non eccessivamente restrittive per non frenare la crescita;
  3. Utili societari ancora in miglioramento
    Sono attesi risultati ancora brillanti almeno per il primo trimestre del 2022.
    Il timore era che il rialzo dei prezzi delle materie prime potesse erodere i margini delle aziende.
    Così non è stato perché la domanda dei consumatori è rimasta forte grazie a bilanci familiari più solidi per le minori spese sostenute durante i lockdown e per gli aiuti dei governi;
  4. Pandemia
    Dopo l’annuncio dei vaccini, il virus è diventato un problema meno rilevante (almeno per i mercati). Le attese sono ora per un graduale ritorno alla normalità.

Oltre a considerare le aspettative dei mercati, un buon investitore dovrebbe fare anche i conti con le attuali valutazioni per costruire un’efficace asset allocation strategica.

Gli asset su cui puntare nel 2022

Nessun isin vincente, ma concrete indicazioni pratiche per diversificare correttamente il portafoglio e gestire il rischio durante il percorso di investimento.

Azioni – Ovvero Value e Paesi emergenti

Ormai non si contano più le voci delle “cassandre” che ammoniscono sul folle livello delle valutazioni azionarie. Prezzi tanto alti che lasciano presagire l’imminente arrivo di una pesante correzione.

Questo è l’andamento dell’indice CAPE di Shiller, uno degli indicatori più affidabili per valutare l’effettivo livello dei mercati (più alto è il valore, più cari sono i mercati azionari).

Come puoi vedere si attesta sui livelli più alti dal 2000 (bolla delle dot com):

PRICE EARNING SHILLER

Certo i valori assoluti sono decisamente alti. Tuttavia quelli relativi?
Le valutazioni azionarie devono essere sempre rapportate con i rendimenti obbligazionari reali (cioè al netto dell’inflazione).
Il rivale del rischio azionario è, da sempre, il rendimento obbligazionario: se le obbligazioni (poco rischiose) offrono un rendimento decente perché devo investire in azioni (molto rischiose)?

Questo grafico mostra l’andamento dei rendimenti reali dei titoli di stato USA:

TREASURY RENDIMENTO REALE

Prima dello scoppio della bolla tecnologica del 2000, il cape ha raggiunto il picco di 44 ma il rendimento reale dei titoli di stato allora era abbondantemente positivo (intorno al 5%). Oggi gli stessi titoli di stato offrono un rendimento abbondantemente negativo che, quindi, giustifica quotazioni più elevate.

Dunque dobbiamo tener conto delle valutazioni ma senza rincorrere catastrofismi. Sarebbe invece, molto più utile, diversificare l’investimento azionario inserendo anche quei settori e aree geografiche che presentano ancora valutazioni più “ragionevoli”.

All’interno di un’asset class che tratta a prezzi non proprio economici (ma neppure da “bolla”), esistono aree degne di maggior attenzione.
Sono quelle che, essendo cresciute di meno, offrono rendimenti futuri più elevati:

INDICI AZIONARI A CONFRONTO
Fonte: MSCI

Il rimbalzo “post covid” non è stato generoso nello stesso modo per tutti.

Le azioni dei Paesi sviluppati hanno più che raddoppiato le quotazioni.

L’azionario value (che identifica le società con prospettive di crescita più basse ma caratterizzate da un business solido e da utili stabili) ha invece tenuto un passo molto più lento.

Infine i Paesi Emergenti sono la vera promessa mancata del post covid e, soprattutto, del 2021, chiuso in pesante rosso nonostante le rosee previsioni di inizio anno.
Uno dei modi per aumentare i rendimenti futuri è quello di comprare a prezzi (relativamente) bassi.
Questi mercati costituiscono un’ottima integrazione all’esposizione azionaria purché si mantenga la pazienza se non riescono a salire subito dopo averli acquistati. E a volte la pazienza necessaria può essere molta.

Quindi, integrare l’esposizione all’azionario globale con emergenti e value non comprometterà le tue performance nel caso di prosecuzione del trend attuale ma aumenterà i tuoi rendimenti futuri sulla base del principio della “regressione alla media” (gli asset che hanno fatto male in passato tendono a fare bene in futuro e viceversa).

Obbligazioni – ovvero bond a medio termine e Cina

Mentre le azioni si muovono intorno ai massimi storici, le obbligazioni hanno raggiunto i rendimenti più bassi della storia.
Ormai sono molti a sostenere che non abbia più alcun senso investire in bond.

Buy Stocks to Prosper. Buy Bonds to Sleep at Night”. Questo è il titolo di un recente articolo del New York times.
Comprare azioni per prosperare e obbligazioni per dormire la notte”.
Quindi anche un asset class che ha rendimento negativo è indispensabile se ha un ruolo nella diversificazione del portafoglio. Le obbligazioni sono estremamente utili per ciò che conta di più: rimanere investiti!
Restare ancorati ai propri investimenti è facilissimo sui fogli di calcolo, ma estremamente complicato nella vita reale.

Tuttavia non possiamo non considerare che il basso livello dei rendimenti non comporti delle implicazioni anche  nell’efficacia dei bond.
Infatti durante le fasi di stress, i capitali si spostano verso i bond di elevata qualità in cerca di protezione facendone salire il prezzo. Tuttavia questa “migrazione” verso la sicurezza è pressoché certa quando il mercato vede nelle obbligazioni un’opportunità chiara (rendimento senza rischio). Se l’opportunità rappresentata dal rendimento viene meno, può risultare compromessa anche l’efficacia dei bond.

Questo significa che oltre ai bond sarà opportuno inserire in portafoglio anche altri asset per integrarne la funzione di decorrelazione (questione che tratteremo nel paragrafo successivo).

Come abbiamo detto, la funzione dei bond all’interno di un portafoglio diversificato dovrebbe essere quella di ridurre il rischio.
Non tutte le obbligazioni sono in grado di svolgere questo ruolo. Ci sono infatti bond che si comportano in modo molto più simile alle azioni che non a un asset difensivo.

I bond governativi rappresentano, storicamente, una delle principali fonti di protezione dai ribassi del mercato azionario. 
Anche per questo asset non si può non considerare l’attuale contesto: l’eccezionale livello dei tassi di interesse rende poco efficaci i bond a breve termine ma, al tempo stesso, rende vulnerabili al rialzo dei tassi quelli a lungo termine. Quindi è preferibile concentrarsi su scadenze intermedie (tra i 7 e i 15 anni).

All’interno di un universo obbligazionario sempre meno redditizio, il governativo cinese costituisce un interessante strumento di diversificazione: efficace protezione durante i ribassi e rendimenti a scadenza decisamente allettanti.

A prescindere dai timori presenti, la componente obbligazionaria del portafoglio dovrebbe, inoltre, sempre prevedere strumenti indicizzati all’inflazione.
Nel corso degli ultimi tre anni questa tipologia di prodotti ha realizzato rendimenti di oltre il 15%. La corsa al rialzo potrebbe, dunque, essersi già esaurita. Tuttavia l’inflation linked restano un asset strategico.

Beni reali – ovvero Oro e Reit

In un mondo dove i bond potrebbero perdere parte della loro efficacia, diventa ancora più importante l’utilizzo dei beni reali.
L’oro è probabilmente uno dei safe asset ancora a buon mercato: dopo un 2021 decisamente deludente, vale sicuramente la pena contemplare l’utilizzo di questa attività di investimento storicamente così importante.

Discorso diverso per le materie prime: dopo il rally degli ultimi 18 mesi ha riportato le commodities al centro dell’attenzione, la prima cosa da evitare è quella di rincorrere le perfomance passate.
Vale ancora la pena utilizzare materie prime nell’asset allocation.
Basta ricordarsi che si tratta comunque di un asset ben più volatile delle azioni.

Oltre a oro e materie prime, la categoria dei beni reali contempla anche i REIT: si tratta di fondi che investono in azioni di società che gestiscono immobili incassando i canoni di affitto.
I rendimenti storici dei REIT sono paragonabili a quelli del mercato azionario (sono stata una delle asset class migliori dell’ultimo decennio) e possono andare “abbastanza bene” anche quando le azioni vanno in rovina. Purtroppo vale anche il contrario.
Il motivo che dovrebbe spingerti a contemplare i REIT è la ricerca di decorrelazione in un mondo dove, ormai, molte asset class tendono a muoversi nella stessa direzione.

Investimenti alternativi – ovvero Private Equity e Bitcoin

Credo che ci sia molta confusione intorno al mondo degli investimenti alternativi.
La funzione degli alternatives non è quella di sostituire le asset class tradizionali ma, piuttosto, di integrare la classica asset allocation.

Quindi queste soluzioni devono essere contemplate soltanto dopo aver già utilizzato azioni, obbligazioni e beni reali.

Tra gli alternativi, uno strumento che merita sempre più attenzione è il private equity:
bassa correlazione con i mercati azionari e rendimenti a lungo termine a doppia cifra rendono il private equity una valida implementazione all’allocazione classica oggi accessibile anche ai risparmiatori privati.

Parlando sempre di investimenti alternativi, come non trattare le criptovalute e, in particolare, del bitcoin?
Anche in questo caso occorre far chiarezza: non si tratta dell’investimento vincente che ti renderà ricco in pochi anni.
Il mondo del bitcoin è ancora controverso e, per molti aspetti, pericoloso.
Tuttavia presenta una caratteristica che non può essere ignorata: a differenza delle valute tradizionali, non può essere prodotto all’infinito e questo lo rende potenzialmente una formidabile riserva di valore contro inflazione e bassi tassi di interesse (è il concetto dellhalving).
Investire l’1% delle tue disponibilità bitcoin non ti manderà in rovina in caso di  collasso della “criptosfera” ma potrà valorizzare le tue performance in caso di ulteriori rialzi.

Conclusioni

“Non posso dirvi come arricchirvi velocemente; posso solo dirvi come diventare poveri velocemente, ovvero cercando di diventare ricchi velocemente”

André Kostolany

Ripropongo questa edificante massima perché uno dei modi per “impoverirsi” è investire sulla base delle previsioni.

Mentre una delle regole più importanti per il successo è avere aspettative di rendimento ragionevoli:
Con tassi delle obbligazioni così bassi, i rendimenti futuri prodotti dai bond saranno esigui.
Il problema si presenta anche per la parte azionaria.
Infatti per ottenere rendimenti elevati dall’investimento azionario occorre comprare basso e vendere alto.
Purtroppo confondiamo troppo spesso i rendimenti attesi con i rendimenti realizzati. Cioè sbagliamo il futuro con il passato.
Gli elevati rendimenti degli ultimi anni ci hanno portato alle valutazioni “elevate” di oggi. Questo significa che otterremo rendimenti più bassi negli anni a venire. Eppure per qualche motivo oscuro, le azioni diventano sempre più attraenti quando il prezzo è salito.
Capire che i rendimenti dei prossimi anni con elevata probabilità saranno inferiori a quelli del recente passato è un ottimo punto di partenza.

Mentre pensare di guadagnare in fretta seguendo le previsioni non ha nessun senso.
Pensiamo a dove sono arrivati gli indici azionari oggi: nessuno avrebbe potuto anticiparne l’andamento anche se avesse conosciuto con precisione il contesto sanitario e sociale che abbiamo vissuto negli ultimi due anni.
Questo dimostra che prevedere i mercati sulla base di analisi e studi, per quanto accurati, è praticamente impossibile.

Quindi evitiamo di rincorrere l’etf di turno o l’isin del fondo vincente.

Definiamo invece una corretta asset allocation con cui ci sentiamo a nostro agio calibrando ogni  attività di investimento  nel modo opportuno evitando di inserire asset class a casaccio.
Questa strategia, col tempo, ti darà soddisfazioni e rendimenti maggiori di quanto tu possa pensare.

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